venerdì 27 novembre 2015

L'Africa Di Papa Francesco



 Dall'Uganda, attaccato ad un terminale, in un internet point che solo chi conosce l’Africa puo' immaginare,


seguendo un uomo vestito di bianco, nel suo primo, atteso, cammino su questa terra rossa.
Seguendo il successore di Pietro, in mezzo a milioni di africani, tra ugandesi, sudanesi, ruandesi, congolesi, festanti e travolgenti di entusiasmo.
Ne vale la pena, vale la pena affrontare le difficolta’ di estenuanti spostamenti, di continui controlli dei militari ugandesi, impazziti in vani tentativi di mettere un po’ di ordine all’infinita marea di bambini, donne ed uomini, giunti a piedi anche dai luoghi piu' disparati dell'area africana dei grandi laghi.
Un Papa immenso, portatore della speranza del Vangelo, operatore di pace nel suo pellegrinaggio, iniziato da pontefice nell’estremita’ piu’ periferica dell’Europa,
quella che si protende alla vicina Africa , che ne sente gli odori, che ne vede annegare i suoi figli carichi di speranza, in fuga da guerre e poverta’ endemiche, inghiottiti da quel mare che e' diventato un gorgo della storia
A Lampedusa ci chiese: “Dove sei, Adamo?».  Ci spiego’ del disorientamento dell’uomo “perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere”.
Ci disse con intelligenza profetica: “nessuno oggi nel mondo si sente responsabile di questo: abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna;
 la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza, quella che ci ha tolto  la capacità di piangere.”


Immenso in quel suo primo viaggio da Pontefice, immenso in questo suo primo viaggio apostolico qui in Africa, che di Lampedusa diventa proseguimento di una rotta che ridefinisce non solo le periferie ed i centri,  ma soprattutto  ridefinisce  le priorita’ dell’uomo, specie dell’uomo piu’ in crisi di quest’epoca: quello occidentale.
Parla agli occidentali la testimonianza della sua visita a Kangemi, facendosi largo tra le baracche ed i rifiuti in cui sopravvivono centinaia di migliaia di persone, bambini soprattutto, in uno slum di Nairobi dove vivono 30 mila persone(non e' riuscito per questioni di sicurezza ad andare a Kibera e Korogocho, tra le piu' grandi baraccopoli al Mondo, dove vivono centinaia di migliaia di esseri umani),
parla agli occidentali la sua tunica  che da  bianca diventa ocra , sporcata dalla polvere della terra rossa e del fango,
parla agli occidentali il suo essere post-ideologico, il suo rendere corpo il pensiero, rendere corpo lo spirito, perche’ se l’uomo non cerca Dio, se l’uomo esclude Dio, l’uomo si ammala nello spirito, si ammala di nichilismo, pigrizia,  indifferentismo, e si ammala nel fisico, che spesso in occidente si fa' obeso.
L’immagine dei bambini smilzi di Kangemi, che stride con corpi sovrappeso che abbondano nelle nazioni ricche.
Parla agli occidentali quando afferma che salvare i migranti , dare loro opportunita’,creare ponti e non muri, significa salvare la speranza, quella di chi fugge da guerra e poverta’, ma anche quella dimenticata nelle vite di solitudine in occidente, perche’, anche qui l’ha ricordato, “nella società consumista la nuova povertà è la solitudine”.
E parla alle Nazioni Unite di Nairobi con la sua enciclica "Laudato Si", citandola  piu' volte , quando invita a "concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune»,
quando incoraggia «gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi»,
quando sollecita  nuovi stili di vita e culturali "nulla sarà possibile se le soluzioni politiche e tecniche non vengono accompagnate da un processo educativo che promuova nuovi stili di vita. Un nuovo stile culturale".

Ne vale la pena, in un mondo orfano di padri, orfano di leaders autorevoli, accompagnare un Pontefice profeta.
Vale la pena essere qui, da testimone attivo, davanti a questo gesuita arrivato dalla fine del Mondo: perché ovunque andra' la storia,
Francesco la storia la sta' compiendo, e cambiando.

Giuseppe Luca Mantegazza



L'Attesa di Namugongo (Sobborgo poverissimo a Nord Di Kampala dove Papa Francesco celebrera' messa al Santuario Dei martiri Ugandesi )










giovedì 26 novembre 2015

Isola degli Scimpanze': Lago Vittoria











In Uganda

Un Paese dalla storia martoriata, in un’area, quella dei grandi laghi, tra le piu’ martoriate del continente africano, quindi del Mondo.
L’Uganda di Obote, primo presidente post-coloniale (il Paese si rese indipendente dagli inglesi nel 1962), che subito si rivelo’ dittatore feroce,                                                                                                                                                                                              
  l’Uganda di Amin, che con un colpo di stato detronizzo’ Obote, ne prese il posto, creando una dittatura ancora piu’ feroce: negli otto anni in cui fu’ assoluto padrone del Paese (dal 1971 al 1979), si contarono almeno 300mila morti, tra oppositori politici, accusati di aver patteggiato e convenuto al regime di Obote, e gente comune.
L’Uganda dell’"operazione Entebbe”, che rese nota a tutto il Mondo la localita’ posta esattamente sulla linea africana dell'equatore, sede dell’unico aeroporto internazionale del paese , ad una cinquantina di chilometri di distanza dalla capitale Kampala:  tra il 3 luglio ed il 4 luglio 1976 un commando di forze speciali dell’IDF e del Mossad riusci’ a liberare gli ostaggi di un volo Air France proveniente da Tel Aviv, diretto a Parigi, sequestrato da quattro terroristi (due dei quali palestinesi, gli altri due delle brigate rosse tedesche), dirottato sull’aeroporto ugandese, perche’ Amin simpatizzava ed appoggiava il terrorismo palestinese; nel raid israeliano morirono tutti e quattro i sequestratori e decine di militari ugandesi che proteggevano i terroristi, l’unico israeliano a morire fu’ il comandante di terra delle forze israeliane,  Yonatan Netanyahu
, fratello del futuro leader del Likud e primo ministro Benjamin Netanyahu.
L’Uganda di Joseph Kony, autoproclamatosi profeta, a capo dell’ LRA, (Arma di Resistenza del Signore), milizia di fanatici e sedicenti cristiani integralisti, che  dalla fine degli anni 80 lotta contro il Governo, perché intenzionato ad instaurare in Uganda un regime basato sull'applicazione dei 10 biblici comandamenti:
un leader ed un esercito tristemente famosi per gli stupri di massa, l’utilizzo dei bambini soldato, la riduzione in schiavitu’  di bambine, ridotte a schiave sessuali, come “mogli” dei comandanti ribelli, sfruttate per i “lavori domestici” negli accampamenti, spesso anche loro costrette a combattere in prima linea (in realta'  l'LRA famoso lo divenne solo nel 2012, dopo che un' ONG americana fece una proficua , piu’ che altro economicamente, campagna mediatica e sui social per denunciarne lo sfruttamento dei bambini soldato nell'esercito di Koni (https://www.youtube.com/watch?v=Y4MnpzG5Sqc).
Il dipartimento di Stato Usa, sull’onda dell’emotivita’ mediatica scatenata da quella campagna , inseri’ l’LRA nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, invio poche centinaia di marines dell'Africom a dar la caccia a Koni ed ai suoi uomini, senza troppa convinzione, senza grandi successi (una storia che pare copia di quello che avviene oggi con l'isis).
Koni e la sua manovalanza, ormai  ridimensionata,  e' stata pero' dispersa dalle forze governative:  ora è un fuggitivo che ha una banda più piccola, forse in Congo o Repubblica Centrafricana.



Ma anche l'Uganda della crescita economica, con previsioni di crescita del PIL pari al 6,7%  nel periodo 2013-2017 ed un’accelerazione fino al 12,9% negli anni successivi, in considerazione  dell’estrazione petrolifera e di nuovi investimenti del governo in strade, energia e progetti nel settore agricolo (tuttavia il paese - il più grande produttore di caffè con esportazioni per 20 miliardi di dollari - soffre di profonde disparità economiche ed è classificato dalla Banca mondiale come uno degli Stati più poveri al mondo),
e del crescente flusso di turisti occidentali, attratti da una natura primordiale ed incontaminata (dieci parchi nazionali e molte foreste vergini, habitat unico al mondo per diverse specie di animali).
L'Uganda come paradigma dell'Africa: un continente pieno di ferite, ma in continuo dinamismo, e  che sempre guarda al futuro con gioia e speranza.






Da domani Papa Francesco sara' qui, nella sua seconda tappa di questo suo primo viaggio pastorale in Africa: arrivera' all'aeroporto di Entebbe nel pomeriggio, in auto si trasferirà alla State House per la Visita di cortesia al Presidente e per l'Incontro con le Autorità e i membri del Corpo Diplomatico, prima dell'incontro con i vescovi ed i religiosi, previsto in serata.
Ma gli appuntamenti principali di questa visita in Uganda saranno il giorno successivo: Bergoglio e' atteso di prima mattina ai santuari cattolico ed anglicano (i cattolici sono 45 %,  gli anglicani il 35% del Paese,  Il 12% degli ugandesi sono musulmani sunniti)  di Namugongo ,ad una quindicina di km dalla capitale Kampala, per una visita e commemorazione  nel luogo in cui, tra il 1885 ed il 1887, furono uccisi dal loro re Mwanga II , per essersi convertiti al cristianesimo, decine di sudditi del regno di Buganda (il più grande dei regni tradizionali, ancora in vita, riconosciuto come monarchia costituzionale all'interno dell'Uganda).
Il Papa celebrera'  Messa nell'area di Namugongo, mentre nel pomeriggio e' atteso da centinaia di migliaia di giovani africani a Kololo Air Strip (ex pista aerea militare) a Kampala.
Oltre il 60% della popolazione africana ha meno di 25 anni ,e ciò è così anche in Uganda, che attende con trepidazione, piu' di vent'anni dopo l'ultima visita papale (di  Papa wojtyla nel 93), il primo Papa a non provenire dall'Europa, ma dal Sud del Mondo.

domenica 22 novembre 2015

L'Africa che Guarda Al Futuro (Ed A Bergoglio), Tra Ferite E Speranze.

Non c’e’ altro continente, piu’ dell’Africa, ad incarnare le sofferenze e le speranze dell’intero pianeta: guerre “dimenticate”, poverta’ e malattie endemiche, sfruttamento,
ma anche speranza, energia, l’idea, piu’ che altrove, di un cammino perpetuo, che proprio in Africa ha mosso i suoi primi passi, come paradigma dell’umanita’.
In Burundi si sta’ combattendo una guerra civile, con il rischio che si ripeta un genocidio simile a quello avvenuto nel vicino Rwanda nel 1994,
il Sud Sudan, il piu’ giovane paese al Mondo (e’ indipendente dal 2011), continua ad essere instabile ed in continua tensione con il suo vicino Sudan,
il Corno d’Africa rimane una delle aree piu’ povere in assoluto al Mondo : in Etiopia, anche oggi, sono a rischio 4 milioni di persone per la carestia dovuta alla siccita’ che ha colpito il nord-est del paese,
l’ Eritrea e’ uno dei paesi piu’ chiusi al mondo, con un regime militare sempre piu’ dispotico ed autoritario, guidato dal suo paranoico presidente Isaias Afewerki, che ha condotto allo stremo il suo popolo,
in Somalia i progressi di stabilita’- in un contesto in cui gli jihadisti di Al-Shabab continuano con attentati e violenze (anche nel vicino Kenya)- paiono minimi.
Sul lato opposto del continente altri gruppi jihadisti, ma della stessa matrice wahabita e probabilmente dagli stessi mandanti e finanziatori, continuano lo stragismo del terrore, come avviene quasi quotidianamente in Nigeria per mano di Boko Haram, e come avvenuto a Bamako, in Mali, pochi giorni fa’.
Eppoi’ il nord-Africa, che a pochi anni dalle speranze suscitate dalle primavere arabe, si ritrova in un caos difficilmente districabile.
Esattamente un anno fa’ la comunita’ globale viveva la paura dell’ epidemia di ebola, in una continua schizofrenia allarmistica, che anche allora fece aizzare chiusure e pregiudizi nel vecchio continente.
I paesi piu’ colpiti da quell’emergenza, Sierra Leone, Liberia e Guinea,  hanno da poco dichiarato lo stato di paesi “ebola-free”.



Ma l’Africa e’ soprattutto altro: e’ il continente con la popolazione piu’ giovane sul globo, (il 60% ha meno di 25 anni), e con la piu’ alta crescita demografica (secondo le stime delle nazioni unite nel 2050 la popolazione africana sara’ raddoppiata, passando dagli attuali poco piu’ di un miliardo, ai 2 miliardi di abitanti, che raddoppieranno nel 2100, quando in Africa, secondo la stessa previsione, vivranno ben 4 miliardi di persone, piu’ del totale degli abitanti di tutta l’Asia, mentre il continente europeo continuera’  il suo  profondo decremento demografico, tanto che, alla fine di questo secolo, gli europei saranno “quasi scomparsi”, venendo a rappresentare nemmeno il 10% della popolazione mondiale).
Previsioni forse esagerate, ma certamente inquietanti, se sovrapposte ai dati sui cambiamenti climatici, secondo cui sara’ soprattutto l’Africa a subirne gli effetti piu’ drammatici, con ampie zone colpite da  desertificazione e conseguente distruzione dell’agricoltura: a quel punto discorrere di migrazioni sarebbe eufemismo, sarebbe piuttosto un’ esodo, con  milioni di persone in marcia, senza più niente alle spalle, verso paesi piu’ ricchi, come quelli europei.
E’ soprattutto il continente serbatoio di materie prime, oggetto di continuo sfruttamento, non solo dei paesi occidentali, ma anche della Cina, che deve il suo sviluppo economico, continuo da almeno una decina di anni, al sistematico sfruttamento delle risorse energetiche di materie prime, e della stessa terra, oggetto di land-grabbing.



Bergoglio tocchera’, per la sua prima volta assoluta, la terra africana mercoledi’ pomeriggio: sara’ prima in Kenya, poi’ in Uganda, ed infine, se le condizioni di sicurezza lo permetteranno, a Bangui, la capitale del Centrafrica, dove dal 2013 e’ in corso una guerra civile interreligiosa tra musulmani Seleka e cristiani anti-Balaka, che in due anni ha causato migliaia di morti e oltre un milione di profughi. 
Il Papa, se il programma verra’ rispettato, aprira’ la porta Santa proprio a Bangui, inaugurando, per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, il Giubileo in periferia, lontano dall’Europa, lontano da Roma, centro della Cristianita’.
Parlera’ alle nazioni unite a Nairobi, incontrera’ governanti e clero locali, soprattutto incontrera’ popoli, con la sua determinata rotta (autenticamente evangelica)preferenziale: quella di vicinanza agli ultimi, ai poveri, ai giovani.
E’ atteso, dopo che parlera’ nelle sale ovattate del potere, in una baraccopoli a Nairobi, ed a Kampala, dove incontrera’ centinaia di migliaia di giovani, provenienti da diversi paesi africani.
 Un viaggio difficile, importante,  e che piu’ di altri tocchera’ le ferite, ma soprattutto le speranze, che profeticamente il Papa ha centrato e mostrato nell’enciclica Laudato Si, vero e proprio manifesto di questo pontificato: ecologia integrale, poverta’,  sperequazioni sociali, ecumenismo, stili di vita piu’ armoniosi, cura dell’uomo e della madre terra.

Il Papa venuto dalla fine del Mondo sa’ bene che il “continente nero”, oltre che nel passato dell’umanita’ (piu’ di centomila anni fa, dalla rift-valley l’uomo ha mosso i suoi primi passi) , e’ nel nostro futuro: entro la fine di questo secolo, la maggior parte delle donne e degli uomini che popolano il pianeta proverranno da qui.
Sa’ bene che il destino dell’Africa, piu’ di altri destini, incrocia quello dell’uomo.