martedì 22 dicembre 2015

Appunti Di Missione-Cronistoria Viaggio In Africa, sulle Rotte di Bergoglio.

Ecco la cronistoria (croniappunto di Missione) dell'ultimo mio viaggio in Africa.
Potete trovare diverse foto sul sito appuntidimissione.blogspot.it  suddivise in:

Vi auguro un sereno (e di riflessione) Natale!
A presto,
Giuseppe


23 Novembre 2015
Si va' (a Dio piacendo)...


24 Novembre 2015
Sono stato qui non molti mesi fa', ma e' come se, da quell' ultima volta in cui ho camminato su questa terra, il mio tempo si fosse fermato, oggi riprende qui:
con un benvenuto di odori forti, di spezie, di urina, di olio bruciato dalle friggitrici di poveri ambulanti che provan la sopravvivenza in agglomerati non definiti,
Mi danno il benvenuto il sole caldo e deciso, la terra con i suoi fiori ed i suoi frutti che sbocciano in continuazione, in un ritmo perpetuo,
mi danno il benvenuto, con canti instancabili, specie singolari di uccelli dalla coda e dal pennacchio colorato,
e cosi', all'unisono, cantano il prete copto ed il mueddin.
Mi danno il benvenuto i bimbi sorridenti che sbucano da ogni anfratto di strade polverose e senza nome,
Mi da' il benvenuto il flusso incessante di donne e uomini che camminano verso il futuro,
Mi da' il benvenuto una tavola imbandita di injera con lenticchie e e melanzane naturali,
di mango succoso, di un vigoroso e sano caffe'.
Mi da' il benvenuto la grazia e la verita' che Madre Terra mostra in queste terre d'Africa, a cui, indissolubilmente , fino alla fine del mio tempo, saro' legato..


L'Africa che Guarda Al Futuro (Ed A Bergoglio), Tra Ferite E Speranze.
Non c’e’ altro continente, piu’ dell’Africa, ad incarnare le sofferenze e le speranze dell’intero pianeta: guerre “dimenticate”, poverta’ e malattie endemiche, sfruttamento,
ma anche speranza, energia, l’idea, piu’ che altrove, di un cammino perpetuo, che proprio in Africa ha mosso i suoi primi passi, come paradigma dell’umanita’.
In Burundi si sta’ combattendo una guerra civile, con il rischio che si ripeta un genocidio simile a quello avvenuto nel vicino Rwanda nel 1994,
il Sud Sudan, il piu’ giovane paese al Mondo (e’ indipendente dal 2011), continua ad essere instabile ed in continua tensione con il suo vicino Sudan,
il Corno d’Africa rimane una delle aree piu’ povere in assoluto al Mondo : in Etiopia, anche oggi, sono a rischio 4 milioni di persone per la carestia dovuta alla siccita’ che ha colpito il nord-est del paese,
l’ Eritrea e’ uno dei paesi piu’ chiusi al mondo, con un regime militare sempre piu’ dispotico ed autoritario, guidato dal suo paranoico presidente Isaias Afewerki, che ha condotto allo stremo il suo popolo,
in Somalia i progressi di stabilita’- in un contesto in cui gli jihadisti di Al-Shabab continuano con attentati e violenze (anche nel vicino Kenya)- paiono minimi.
Sul lato opposto del continente altri gruppi jihadisti, ma della stessa matrice wahabita e probabilmente dagli stessi mandanti e finanziatori, continuano lo stragismo del terrore, come avviene quasi quotidianamente in Nigeria per mano di Boko Haram, e come avvenuto a Bamako, in Mali, pochi giorni fa’.
Eppoi’ il nord-Africa, che a pochi anni dalle speranze suscitate dalle primavere arabe, si ritrova in un caos difficilmente districabile.
Esattamente un anno fa’ la comunita’ globale viveva la paura dell’ epidemia di ebola, in una continua schizofrenia allarmistica, che anche allora fece aizzare chiusure e pregiudizi nel vecchio continente.
I paesi piu’ colpiti da quell’emergenza, Sierra Leone, Liberia e Guinea,  hanno da poco dichiarato lo stato di paesi “ebola-free”.

Ma l’Africa e’ soprattutto altro: e’ il continente con la popolazione piu’ giovane sul globo, (il 60% ha meno di 25 anni), e con la piu’ alta crescita demografica (secondo le stime delle nazioni unite nel 2050 la popolazione africana sara’ raddoppiata, passando dagli attuali poco piu’ di un miliardo, ai 2 miliardi di abitanti, che raddoppieranno nel 2100, quando in Africa, secondo la stessa previsione, vivranno ben 4 miliardi di persone, piu’ del totale degli abitanti di tutta l’Asia, mentre il continente europeo continuera’  il suo  profondo decremento demografico, tanto che, alla fine di questo secolo, gli europei saranno “quasi scomparsi”, venendo a rappresentare nemmeno il 10% della popolazione mondiale).
Previsioni forse esagerate, ma certamente inquietanti, se sovrapposte ai dati sui cambiamenti climatici, secondo cui sara’ soprattutto l’Africa a subirne gli effetti piu’ drammatici, con ampie zone colpite da  desertificazione e conseguente distruzione dell’agricoltura: a quel punto discorrere di migrazioni sarebbe eufemismo, sarebbe piuttosto un’ esodo, con  milioni di persone in marcia, senza più niente alle spalle, verso paesi piu’ ricchi, come quelli europei.
E’ soprattutto il continente serbatoio di materie prime, oggetto di continuo sfruttamento, non solo dei paesi occidentali, ma anche della Cina, che deve il suo sviluppo economico, continuo da almeno una decina di anni, al sistematico sfruttamento delle risorse energetiche di materie prime, e della stessa terra, oggetto di land-grabbing.

Bergoglio tocchera’, per la sua prima volta assoluta, la terra africana mercoledi’ pomeriggio: sara’ prima in Kenya, poi’ in Uganda, ed infine, se le condizioni di sicurezza lo permetteranno, a Bangui, la capitale del Centrafrica, dove dal 2013 e’ in corso una guerra civile interreligiosa tra musulmani Seleka e cristiani anti-Balaka, che in due anni ha causato migliaia di morti e oltre un milione di profughi.
Il Papa, se il programma verra’ rispettato, aprira’ la porta Santa proprio a Bangui, inaugurando, per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, il Giubileo in periferia, lontano dall’Europa, lontano da Roma, centro della Cristianita’.
Parlera’ alle nazioni unite a Nairobi, incontrera’ governanti e clero locali, soprattutto incontrera’ popoli, con la sua determinata rotta (autenticamente evangelica)preferenziale: quella di vicinanza agli ultimi, ai poveri, ai giovani.
E’ atteso, dopo che parlera’ nelle sale ovattate del potere, in una baraccopoli a Nairobi, ed a Kampala, dove incontrera’ centinaia di migliaia di giovani, provenienti da diversi paesi africani.
Un viaggio difficile, importante,  e che piu’ di altri tocchera’ le ferite, ma soprattutto le speranze, che profeticamente il Papa ha centrato e mostrato nell’enciclica Laudato Si, vero e proprio manifesto di questo pontificato: ecologia integrale, poverta’,  sperequazioni sociali, ecumenismo, stili di vita piu’ armoniosi, cura dell’uomo e della madre terra.

Il Papa venuto dalla fine del Mondo sa’ bene che il “continente nero”, oltre che nel passato dell’umanita’ (piu’ di centomila anni fa, dalla rift-valley l’uomo ha mosso i suoi primi passi) , e’ nel nostro futuro: entro la fine di questo secolo, la maggior parte delle donne e degli uomini che popolano il pianeta proverranno da qui.
Sa’ bene che il destino dell’Africa, piu’ di altri destini, incrocia quello dell’uomo.






25 Novembre 2015
Ah l' Africa! Vorrei capirla, provar a definirla, ma non ci sara' immagine, non ci sara' narrazione o pensiero tanto profondo da intuirla...
Posso solo descrivere di una festa perpetua, a cui partecipano uomini ed animali, tutt'insieme a celebrar la vita...e posso solo scrivere di un armonia con madre terra, cosi' maestosa, gioisa e veritiera, nel suo mostrarsi nuda ed autentica:
nei colori del tramonto equatoriale, in un lago che pare un mare, di cui cogli l'infinito, ma non lo scorgi, non l'afferri...
Africa, sei la terra piu' prossima allo spirito ed al mistero della vita..
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Luna (immensa) equatoriale... che veglia sulle nostre piccole grandi vicende umane...


26 Novembre 2015
In Uganda
Un Paese dalla storia martoriata, in un’area, quella dei grandi laghi, tra le piu’ martoriate del continente africano, quindi del Mondo.
L’Uganda di Obote, primo presidente post-coloniale (il Paese si rese indipendente dagli inglesi nel 1962), che subito si rivelo’ dittatore feroce,
  l’Uganda di Amin, che con un colpo di stato detronizzo’ Obote, ne prese il posto, creando una dittatura ancora piu’ feroce: negli otto anni in cui fu’ assoluto padrone del Paese (dal 1971 al 1979), si contarono almeno 300mila morti, tra oppositori politici, accusati di aver patteggiato e convenuto al regime di Obote, e gente comune.
L’Uganda dell’"operazione Entebbe”, che rese nota a tutto il Mondo la localita’ posta esattamente sulla linea africana dell'equatore, sede dell’unico aeroporto internazionale del paese , ad una cinquantina di chilometri di distanza dalla capitale Kampala:  tra il 3 luglio ed il 4 luglio 1976 un commando di forze speciali dell’IDF e del Mossad riusci’ a liberare gli ostaggi di un volo Air France proveniente da Tel Aviv, diretto a Parigi, sequestrato da quattro terroristi (due dei quali palestinesi, gli altri due delle brigate rosse tedesche), dirottato sull’aeroporto ugandese, perche’ Amin simpatizzava ed appoggiava il terrorismo palestinese; nel raid israeliano morirono tutti e quattro i sequestratori e decine di militari ugandesi che proteggevano i terroristi, l’unico israeliano a morire fu’ il comandante di terra delle forze israeliane,  Yonatan Netanyahu
, fratello del futuro leader del Likud e primo ministro Benjamin Netanyahu.
L’Uganda di Joseph Kony, autoproclamatosi profeta, a capo dell’ LRA, (Arma di Resistenza del Signore), milizia di fanatici e sedicenti cristiani integralisti, che  dalla fine degli anni 80 lotta contro il Governo, perché intenzionato ad instaurare in Uganda un regime basato sull'applicazione dei 10 biblici comandamenti:
un leader ed un esercito tristemente famosi per gli stupri di massa, l’utilizzo dei bambini soldato, la riduzione in schiavitu’  di bambine, ridotte a schiave sessuali, come “mogli” dei comandanti ribelli, sfruttate per i “lavori domestici” negli accampamenti, spesso anche loro costrette a combattere in prima linea (in realta'  l'LRA famoso lo divenne solo nel 2012, dopo che un' ONG americana fece una proficua , piu’ che altro economicamente, campagna mediatica e sui social per denunciarne lo sfruttamento dei bambini soldato nell'esercito di Koni (https://www.youtube.com/watch?v=Y4MnpzG5Sqc).
Il dipartimento di Stato Usa, sull’onda dell’emotivita’ mediatica scatenata da quella campagna , inseri’ l’LRA nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, invio poche centinaia di marines dell'Africom a dar la caccia a Koni ed ai suoi uomini, senza troppa convinzione, senza grandi successi (una storia che pare copia di quello che avviene oggi con l'isis).
Koni e la sua manovalanza, ormai  ridimensionata,  e' stata pero' dispersa dalle forze governative:  ora è un fuggitivo che ha una banda più piccola, forse in Congo o Repubblica Centrafricana.

Ma anche l'Uganda della crescita economica, con previsioni di crescita del PIL pari al 6,7%  nel periodo 2013-2017 ed un’accelerazione fino al 12,9% negli anni successivi, in considerazione  dell’estrazione petrolifera e di nuovi investimenti del governo in strade, energia e progetti nel settore agricolo (tuttavia il paese - il più grande produttore di caffè con esportazioni per 20 miliardi di dollari - soffre di profonde disparità economiche ed è classificato dalla Banca mondiale come uno degli Stati più poveri al mondo),
e del crescente flusso di turisti occidentali, attratti da una natura primordiale ed incontaminata (dieci parchi nazionali e molte foreste vergini, habitat unico al mondo per diverse specie di animali).
L'Uganda come paradigma dell'Africa: un continente pieno di ferite, ma in continuo dinamismo, e  che sempre guarda al futuro con gioia e speranza.

Da domani Papa Francesco sara' qui, nella sua seconda tappa di questo suo primo viaggio pastorale in Africa: arrivera' all'aeroporto di Entebbe nel pomeriggio, in auto si trasferirà alla State House per la Visita di cortesia al Presidente e per l'Incontro con le Autorità e i membri del Corpo Diplomatico, prima dell'incontro con i vescovi ed i religiosi, previsto in serata.
Ma gli appuntamenti principali di questa visita in Uganda saranno il giorno successivo: Bergoglio e' atteso di prima mattina ai santuari cattolico ed anglicano (i cattolici sono 45 %,  gli anglicani il 35% del Paese,  Il 12% degli ugandesi sono musulmani sunniti)  di Namugongo ,ad una quindicina di km dalla capitale Kampala, per una visita e commemorazione  nel luogo in cui, tra il 1885 ed il 1887, furono uccisi dal loro re Mwanga II , per essersi convertiti al cristianesimo, decine di sudditi del regno di Buganda (il più grande dei regni tradizionali, ancora in vita, riconosciuto come monarchia costituzionale all'interno dell'Uganda).
Il Papa celebrera'  Messa nell'area di Namugongo, mentre nel pomeriggio e' atteso da centinaia di migliaia di giovani africani a Kololo Air Strip (ex pista aerea militare) a Kampala.
Oltre il 60% della popolazione africana ha meno di 25 anni ,e ciò è così anche in Uganda, che attende con trepidazione, piu' di vent'anni dopo l'ultima visita papale (di  Papa wojtyla nel 93), il primo Papa a non provenire dall'Europa, ma dal Sud del Mondo.






27 Novembre
Esperienza unica: le foto non danno (ovviamente) l'idea della fatica fatta per raggiungere in barca (2 h di navigazione sul lago Vittoria) ed a piedi la Foresta dell'isola degli scimpanzé ...dove vivono i nostri vicini piu' prossimi nella scala evolutiva.
Essere fissati negli occhi da loro inquieta...forse xche' ci ricordano da dove veniamo...ma Chi SIAMO?
DA DOVE VENIAMO? DOVE ANDIAMO?
Mi sono venute in mente le immagini iniziali del capolavoro di kubrick "2001 odissea nello spazio"... https://www.youtube.com/watch?v=ypEaGQb6dJk




28 Novembre
Ne vale la pena....vale la pena essere qui...su questa terra rossa che non è solo un luogo fisico...xche' l'esperienza missionaria in Africa e' autentica testimonianza (attiva) della presenza del signore, con le sue scandalose ferite procurategli dall'uomo, ma soprattutto con la sua gioia, xche' in Africa la vita e la gioia superano dolore e morte
Buona Domenica!


29 Novembre

Papa Francesco in Africa.

Dall'Uganda, attaccato ad un terminale, in un internet point che solo chi conosce l’Africa puo' immaginare,

seguendo un uomo vestito di bianco, nel suo primo, atteso, cammino su questa terra rossa.
Seguendo il successore di Pietro, in mezzo a milioni di africani, tra ugandesi, sudanesi, ruandesi, congolesi, festanti e travolgenti di entusiasmo.
Ne vale la pena, vale la pena affrontare le difficolta’ di estenuanti spostamenti, di continui controlli dei militari ugandesi, impazziti in vani tentativi di mettere un po’ di ordine all’infinita marea di bambini, donne ed uomini, giunti a piedi anche dai luoghi piu' disparati dell'area africana dei grandi laghi.
Un Papa immenso, portatore della speranza del Vangelo, operatore di pace nel suo pellegrinaggio, iniziato da pontefice nell’estremita’ piu’ periferica dell’Europa,
quella che si protende alla vicina Africa , che ne sente gli odori, che ne vede annegare i suoi figli carichi di speranza, in fuga da guerre e poverta’ endemiche, inghiottiti da quel mare che e' diventato un gorgo della storia
A Lampedusa ci chiese: “Dove sei, Adamo?».  Ci spiego’ del disorientamento dell’uomo “perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere”.
Ci disse con intelligenza profetica: “nessuno oggi nel mondo si sente responsabile di questo: abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna;
la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza, quella che ci ha tolto  la capacità di piangere.”

Immenso in quel suo primo viaggio da Pontefice, immenso in questo suo primo viaggio apostolico qui in Africa, che di Lampedusa diventa proseguimento di una rotta che ridefinisce non solo le periferie ed i centri,  ma soprattutto  ridefinisce  le priorita’ dell’uomo, specie dell’uomo piu’ in crisi di quest’epoca: quello occidentale.
Parla agli occidentali la testimonianza della sua visita a Kangemi, facendosi largo tra le baracche ed i rifiuti in cui sopravvivono centinaia di migliaia di persone, bambini soprattutto, in uno slum di Nairobi dove vivono 30 mila persone(non e' riuscito per questioni di sicurezza ad andare a Kibera e Korogocho, tra le piu' grandi baraccopoli al Mondo, dove vivono centinaia di migliaia di esseri umani),
parla agli occidentali la sua tunica  che da  bianca diventa ocra , sporcata dalla polvere della terra rossa e del fango,
parla agli occidentali il suo essere post-ideologico, il suo rendere corpo il pensiero, rendere corpo lo spirito, perche’ se l’uomo non cerca Dio, se l’uomo esclude Dio, l’uomo si ammala nello spirito, si ammala di nichilismo, pigrizia,  indifferentismo, e si ammala nel fisico, che spesso in occidente si fa' obeso.
L’immagine dei bambini smilzi di Kangemi, che stride con corpi sovrappeso che abbondano nelle nazioni ricche.
Parla agli occidentali quando afferma che salvare i migranti , dare loro opportunita’,creare ponti e non muri, significa salvare la speranza, quella di chi fugge da guerra e poverta’, ma anche quella dimenticata nelle vite di solitudine in occidente, perche’, anche qui l’ha ricordato, “nella società consumista la nuova povertà è la solitudine”.
E parla alle Nazioni Unite di Nairobi con la sua enciclica "Laudato Si", citandola  piu' volte , quando invita a "concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune»,
quando incoraggia «gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi»,
quando sollecita  nuovi stili di vita e culturali "nulla sarà possibile se le soluzioni politiche e tecniche non vengono accompagnate da un processo educativo che promuova nuovi stili di vita. Un nuovo stile culturale".

Ne vale la pena, in un mondo orfano di padri, orfano di leaders autorevoli, accompagnare un Pontefice profeta.
Vale la pena essere qui, da testimone attivo, davanti a questo gesuita arrivato dalla fine del Mondo: perché ovunque andra' la storia,
Francesco la storia la sta' compiendo, e cambiando.


30 Novembre 2015
La pienezza di un tramonto all'equatore,
le acque mosse di un lago immenso come un mare,
e madre terra che anch'essa gioisce mostrando la sua sublime bellezza ,
e bimbi, donne, uomini ed animali gioiosi al calar del sole:
nessuno di loro ha mai visto il mare, nessuno di loro conosce il sapor della salsedine,
nessun di loro ha mai toccato la neve candida,
ed i loro occhi non si sono mai specchiati nell'alba che illumina un'orizzonte tratteggiato da maestose guglie alpine.
Eppur sorridono con cuori ardenti di vita, eppure gioiscono nella loro semplicita' armonica.
Dunque esiste la felicità? Il suo segreto sta' nella semplicita'?
Nell' autenticita'?
Mamma Africa,
m'impregni di colori, odori e sensazioni di pienezza, ma
riusciro' mai a fare tuo l'insegnamento piu' grande: vivere l'intensità di ogni momento che la vita ci regala?


2 Dicembre
l'Africa Ha Sorpreso Anche Papa francesco

C'e' chi viaggia con il freno tirato da quando risiede alla Casa Bianca,

c'e' l'oligarca che fa' esclusivamente gli interessi della sua oligarchia,

c'e' chi parla, parla, parla...e canta la marsigliese come lacrimasse da coccodrillo nell' europeina-ina-ina-ina ...,

chi va' in Araba Saudita su ordine di Salini ed Eni, eppoi', come quello di cui sopra, parla, parla, parla...e canta la marsigliese...

eppoi' c'e' chi, oltre a combattere per ripulire da ruggine e corruzione l'istituzione piu' longeva, universale ed influente al Mondo,

su di un'utiltaria, fa' rotta verso i luoghi dove sbarcano (se arrivano) le carrette dei disperati,

sulle bidonville d'Africa,

su citta' e paesi dove si continua a sparare (tipo Bangui o Ciudad Juarez dove dovrebbe andare a Febbraio).

La luce di un gigante che sovrasta i nani...


L' Africa ha sorpreso anche Papa Francesco, e pare (da fonti vicine al Pontefice) che questo viaggio sia stato quello piu' riuscito e per lui piu' entusiasmante (persino piu' dei suoi viaggi nella sua America Latina) fino a questo punto del suo pontificato.

A confermarlo e' stato anche Padre Giuseppe Clerici, comboniano, 50 anni di missione in Africa, 50 anni di servizio tra immense gioie e grandi dolori, che lascia trasparire, dai suoi modi miti, solo quando racconta dei suoi diversi confratelli martiri, trucidati da soldati (anche bambini) al soldo di uno dei tanti signori della guerra e dittatori che si sono succeduti nella storia ugandese (l'ultimo di questi torturato ed ucciso dai soldati di Joseph Kony nel 2000).

Lui in almeno due situazioni e' scampato miracolosamente alla morte.

Domenica mattina, prima che il Papa partisse per il Centrafrica, ha avuto un udienza privata con i suoi confratelli comboniani, con Papa Francesco, che l'ha benedetto e che gli ha confidato di essere un peccatore...e di essere rimasto colpito, come mai prima, dall'Africa e dal lavoro della Chiesa e dei missionari nel continente.

Padre Giuseppe, che ha contribuito alla mia permanenza in Uganda,

vive accanto alla nunziatura a Kampala (ambasciata della Santa Sede): nelle due notti in cui il Papa ha dormito in Uganda, oltre che dormire a poche decine di metri da dove ha dormito il Santo Padre, ha dovuto sopportare i trambusti della condivisione dello stesso edificio in cui vive, con i gendarmi e gli uomini della sicurezza pontificia...

Ps prima di salutarci, lui ha benedetto il sottoscritto. .e lo ha "omaggiato" di un pacco di profumato (e senza alcun dubbio) squisito caffe' ugandese. .



4 Dicembre
Nella Rift Valley, dove il cammino umano ha avuto inizio..


8 Dicembre

Mi riempio di polvere,
mi bruciano gli occhi,
ma il cielo qui sopra e' terso,
e la terra sotto i miei piedi ostinata.
Ogni mio passo che
attraversa capanne di terra e sterco, e' radice in questo mondo.
Ogni odore ,
ogni suono,
ogni gemito di madre terra e' radice.
Mi riempio di polvere,
le miei mani si sporcano ,
La pelle del mio viso e' color d' ocra,
non sento fatica,
non sento fame e nemmeno sete,
sento solo la polvere
che mi riempie la bocca, che si intrufola in ogni mio inspiro d'aria.
Un solo granello che si deposita in ogni mio anfratto e' spirito e seme di vita: e' seme di Dio.
E sento la vita in ogni suo battito,
in ogni sua forma,
attraverso gli occhi di un bimbo che scruta da una baracca di lamiera e fango,
attraverso il sorriso di una donna,
attraverso un povero storpio che prega la venuta del Messia.
E sento la vita in ogni volo e canto di uccello, in ogni raglio di mulo e
belato di capra.
E mi confondo con la polvere, e divento polvere anch'io....


11 Dicembre

"Anche quando la vita sembra una lotta contro i mulini a vento, eroe è colui che non si arrende, che ogni volta si rimette in piedi e prosegue il suo viaggio, incurante degli ostacoli, incurante della sconfitta. Invincibili sono tutti coloro che hanno eredito l'ostinazionde di don Chisciotte. Invincibili sono, per esempio, i migranti, uomini e donne che attraversano il mondo a piedi per raggiungerci e non si fanno fermare da nessun campo di prigionia, da nessuna espulsione, da nessuna legge, da nessun annegamento, perché li muove la disperazione e vanno a piedi." Erri De Luca


16 Dicembre

Abba Dino Non E' Solo.

“La fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere.” Queste le parole di Papa Francesco, gli  occhi invece, vispi, potrebbero benissimo essere quelli di Padre Dino Viviani.
Si, perche' Abba Dino, salesiano, e' l'ideatore, il fondatore, il realizzatore , del Bosco Children, uno dei piu' grandi progetti in tutta l'Africa per il recupero dei bambini di strada (ad Addis Abeba).
Un uomo di Dio, un giusto, un uomo che il male l' ha visto da vicinissimo, attraverso gli occhi, assenti e stralunati, di bimbi strafatti di khat (un tipo di droga locale) che il male l' ha toccato, attraverso le piaghe di sigarette, le ferite di lame, con cui i carcerieri torturano e seviziano i corpi dei bimbi, che il male l'ha combattuto, e trattenuto: per proteggerci, perche', comunque, Padre Dino sa' che il bene, alla fine della storia umana, di tutte le vicende,  ha gia' vinto, e poco importa che siano pochi-  rispetto ad un oceano di bisogno, in un contesto in cui, nella sola capitale etiope, sono piu’ di un centinaio di migliaia – i bambini di strada che e' riuscito a recuperare in modo definitivo.
il Don Bosco Children accoglie oggi piu’ di un centinaio di ex ragazzi di strada.
Il percorso di recupero inizia con degli incontri per strada, dove volontari preparati, provano ad entrare in fiducia dei ragazzi, e solo dopo qualche altra settimana ( metà molla quasi subito) di incontri nelle strade polverose di Addis Abeba, quelli che non mollano, vengono ospitati giorno e notte nella struttura salesiana, dove  i ragazzi recuperano la loro vita dopo un lungo e difficile percorso.
All’interno del centro vi sono laboratori dediti alla produzione di oggetti e complementi d’arredo di legno, di bambu’ e di cuoio, dove i ragazzi imparano un mestiere, seguiti da personale preparato, scuole ed oratorio.
Certo, recuperare un bambino di strada e’ impresa ardua, tanto quanto recuperare un bambino soldato.
Ho provato ad immaginare cosa possa provare un bimbo di strada in Africa: terrore, paura, perdita di sembianze umane, sentirsi come un animale braccato, senza via di scampo.
Ma investire, con il noto metodo salesiano della ‘pastorale del cortile’, con  gli oratori, la formazione scolastica, la formazione professionale, specie sui bambini, e’ dare corpo alla speranza, rendere carne il Vangelo, rendere il Mondo meno deprecabile, rendere e l’umanita’ piu’ giusta, piu’ tenera.

Abba Dino non tradisce le sue origini montagnine (e’ nato ad Isolaccia, in alta Valtellina),  dirigendo  la missione salesiana (attualmente quella di Zuai, 200 km a sud di Addis Abeba, nella rift-Valley) con una  tempra fuori dal comune, con l’energia ed il vigore di un comandante militare, con la pazienza e l’amorevolezza di un padre, con la fine intelligenza di un educatore, che sa’ sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte, quali buoni consigli dispensare, quali utili ordini impartire.
Nulla e’ stato facile al Bosco Children di Addis Abeba (il nuovo direttore ora e’ un sacerdote etiope, segno, questo, che ben fa’ sperare nel futuro del paese del Corno D’Africa, e nel futuro della Chiesa Universale, con  il suo baricentro sempre piu’ spostato nelle periferie del Mondo), nulla e’ facile nella missione di Zuai.
Oltretutto Abba Dino, ovviamente, non se ne sta’ mai con le mani in mano, anche quando potrebbe concedersi qualche pausa: oltre alle tante attivita’ all’interno della missione (scuola primaria e secondaria con molte centinaia di alunni, libreria, oratorio con campi da basket, calcio, persino tennis), due volte a settimana, con il supporto di educatori e volontari, il sacerdote si reca in una zona impervia ed arida, a decine di chilometri di distanza da Zuai, dove coinvolge, in attivita’ educative e ricreative, i giovani di una comunita’ mista, composta per una consistente parte, da mussulmani.
Una comunita’ poverissima, in un contesto, quello etiope, gia’ colpito da gravi ed endemiche poverta’.
Mi sono chiesto come un uomo come lui, seppur sacerdote missionario, possa reggere a tutto quello che ha visto in questi anni al fronte, a combattere violenze, degrado, poverta’ economiche, poverta’ umane, a combattere le tenebre.
Ho letto il Vangelo, ripensando ad Abba Dino, alla sua andatura veloce, decisa, guidata, ai suoi passi lievi, che sono carne, che sono prosecuzione stessa del Vangelo.
Non e' solo Abba Dino, per questo regge, e lui lo sa’!




20 Dicembre
Un mite uomo di Dio benedetto da Papa Bergoglio

La Nunziatura e’ a pochi metri dalla casa provinciale dei missionari comboniani e Padre Giuseppe si muove liberamente all’interno del grande comprensorio in cui e’ edificata l’ambasciata della Santa Sede in Uganda, sopra una collina che guarda verso il centro della capitale Kampala,
lui e’ ormai di casa in nunziatura, cosi’ come  il nunzio apostolico, missionario americano dell’ordine dei verbiti, e’ di casa nella struttura adiacente dei comboniani.
Spesso celebra messa per le suore che lavorano in nunziatura, e cosi’ e’ successo anche il 28 di Novembre: Padre Giuseppe si e’ recato con disinvoltura, come fa’ solitamente, verso il chiostro della nunziatura, quando, ecco Papa Francesco: si sono salutati cordialmente e si sono scambiati battute: “Santo Padre, grazie degli esempi che ci dà del Buon Pastore, benedica me e tutte le persone che porto in cuore” gli ha esclamato Padre Giuseppe, “Padre preghi per me perché sono un peccatore!” la risposta di Bergoglio, “no Santo Padre io sono un peccatore più grande di Lei!” la replica finale del comboniano: si sono salutati, entrambi stavano per celebrare messa, Papa Francesco davanti alla folla oceanica di Namugongo, il santuario dei Martiri ugandesi, Padre Giuseppe nell’intimita’ di una cappella della nunziatura, davanti ad un drappello di suore.
Il giorno successivo, di prima mattina, Padre Giuseppe ed alcuni  suoi confratelli verranno ricevuti in udienza privata e benedetti dal Papa.
Lo incontro nel pomeriggio di quello stesso giorno, proprio accanto alla nunziatura, quando il Papa e’ in volo per Bangui, in Repubblica Centrafricana, e lui e’ ancora euforico per quei due incontri ravvicinati con il Santo Padre (ma anche stanco perche’ nelle ultime due notti, oltre che dormire a poche decine di metri da dove ha dormito il Santo Padre, ha dovuto sopportare i trambusti della condivisione dello stesso edificio in cui vive, con i gendarmi e gli uomini della sicurezza pontificia).
Padre Giuseppe Clerici, comboniano, nato a Cadorago in provincia di Como, 50 anni di missione in Africa, 50 anni di servizio tra immense gioie e grandi dolori, che lascia trasparire, dai suoi modi miti, solo quando racconta dei suoi diversi confratelli martiri, trucidati da soldati (anche bambini) al soldo di uno dei tanti signori della guerra e dittatori che si sono succeduti nella storia ugandese (l'ultimo di questi Padre Raffaele Di Bari ucciso e bruciato dai ribelli di Joseph Kony nel 2000).
Ordinato sacerdote a Verona nel 1963, l’anno successivo e’ inviato in Uganda, nel nord del Paese: “ I 22 martiri ugandesi bruciati vivi dal re Muanga furono la scintilla che già da piccolo incendiò nel mio cuore un amore grande per questa terra benedetta”
Un Paese dalla storia martoriata, in un’area, quella dei grandi laghi, tra le piu’ martoriate del continente africano, quindi del Mondo.
Padre Giuseppe ha vissuto buona parte di quella storia - dall’Uganda di Obote, primo presidente post-coloniale (il Paese si rese indipendente dagli inglesi nel 1962), che subito si rivelo’ dittatore feroce,                                                                                                                                                                               passando per quella di Amin, che con un colpo di stato detronizzo’ Obote, ne prese il posto, creando una dittatura ancora piu’ feroce (negli otto ani in cui fu’ assoluto padrone del Paese dal 1971 al 1979, si contarono almeno 300mila morti, tra oppositori politici, accusati di aver patteggiato e convenuto al regime di Obote, e gente comune) poi’ di Joseph Kony e dei bambini soldato
- all’Uganda di oggi, quella della crescita economica, con previsioni di crescita del PIL pari al 6,7%  (caffe’ e petrolio i settori di traino) e del crescente flusso di turisti occidentali, attratti da una natura primordiale ed incontaminata (dieci parchi nazionali e molte foreste vergini, habitat unico al mondo per diverse specie di animali).
Il comboniano, che l’anno prossimo compira’ 80 anni, di “avventure” ne ha vissute davvero tante,  nel 1976 rischio’ di essere espulso  da Amin, che non gradiva la presenza di missionari nel Paese,
ma anche successivamente, a partire dall’ 80, i missionari furono continuamente esposti alla guerriglia: “fu’ un vero calvario!”; nell’86 diversi furono anche arrestati ed internati come prigionieri di guerra a Gulu nelle baracche dei soldati, lui era tra quelli:”fu’ un esperienza molto pesante che lascio nella mia salute degli strascichi non piccoli. Ma nessun missionario lasciò le missioni, eravamo convinti che il Signore ci voleva coinvolti nella sofferenza fatta di violenza con la nostra gente. Fu’ soprattutto in questo periodo che alcuni di noi furono uccisi. Avrei potuto anch’io essere uno di loro, ma Dio mi voleva in un altro tipo di martirio, quello di stare vicino alla gente fino alla fine”.
Liberato dai campi di prigionia Padre Giuseppe rientro’ in Italia per sei anni, ma il mal d’Africa e quel senso di destino comune con quella terra e con gli uomini che la vivono, lo convinsero’ a “ritornare a casa”: proprio a Gulu (nel Nord del Paese verso il confine con il Sud-Sudan).
Lo scorso anno e’ stato trasferito a Kampala:”passai attraverso una crisi d’identita’,  Kampala non è la mia terra promessa, e il mio popolo è a Gulu! Stavo per cadere in una terribile depressione quando il Signore mi mandò un padre Gesuita con cui nel 2009 avevo fatto gli esercizi di Sant’Ignazio che mi disse di come,  alla mia età di 79 suonati, l’atteggiamento più bello sia quello del “Magnificat” preghiera di gioia e grazie per tutto quello che il Signore ha fatto di te come strumento. Eppoi a Kampala continuo ad incontrare molta gente, anche del nord e questo mi aiuta nella mia avanzata età a scoprire i doni, e sono tanti, che Dio mi ha dato nonostante le mie miserie. Ogni domenica mattina celebro la Messa in una scuola di liceo della Parrocchia di Mbuya. Ci sono più di 900 studenti, ragazzi e ragazze. Sono bravi e mi edificano per la loro fede. Ultimamente mi e’ stata regalata una statua della Madonna della Medaglia miracolosa. E’ stata pitturata molto bene tanto da sembrare viva. E’ alta 2 metri quindi è anche pesante. 10 studenti sono venuti con un camioncino per portarla nella scuola, però pioveva, e quindi sotto la pioggia si sarebbe rovinata. Ho aperto la falegnameria dove c’era la statua e, a mia sorpresa appena l’hanno vista, tutti si sono inginocchiati a pregare. La loro fede mi ha commosso fino al magone. Come è potente la fede! Se tu ce l’hai grande è come una malattia infettiva. I poveri si sentono subito contagiati”.
“Il Natale di quest’anno sarà molto diverso da quello degli altri anni. Poverissimo senza panettone ed altre cose che potevano farmi rivivere il Natale della mia infanzia. La venuta del Papa in Uganda  e i due incontri faccia a faccia che ho potuto avere, in terra d’Africa, mi hanno già riempito il cuore  della presenza del Signore che ho vissuto parlando con questo vero Buon Pastore”

Un uomo mite Padre Giuseppe, un uomo forte e temprato nello spirito, nel pensiero, ed anche nel corpo, a dispetto della sua eta’ che non dimostra affatto, un uomo di Dio.

Un Gesuita Latinoamericano (divenuto Papa) in Africa


























Polvere D'Africa