Ecco
la cronistoria (croniappunto di Missione) dell'ultimo mio viaggio in Africa.
Potete
trovare diverse foto sul sito appuntidimissione.blogspot.it suddivise in:
Un Gesuita
Latinoamericano (divenuto Papa) in Africa: http://appuntidimissione.blogspot.it/2015/12/un-gesuita-latinoamericano-divenuto.html
Polvere
D’Africa:
http://appuntidimissione.blogspot.it/2015/12/polvere-dafrica.html
Isola Degli
Scimpanze’ Lago Vittoria: http://appuntidimissione.blogspot.it/2015/12/isola-degli-scimpanze-lago-vittoria.html
Vi
auguro un sereno (e di riflessione) Natale!
A
presto,
Giuseppe
23 Novembre 2015
Si
va' (a Dio piacendo)...
24 Novembre 2015
Sono
stato qui non molti mesi fa', ma e' come se, da quell' ultima volta in cui ho
camminato su questa terra, il mio tempo si fosse fermato, oggi riprende qui:
con
un benvenuto di odori forti, di spezie, di urina, di olio bruciato dalle
friggitrici di poveri ambulanti che provan la sopravvivenza in agglomerati non
definiti,
Mi
danno il benvenuto il sole caldo e deciso, la terra con i suoi fiori ed i suoi
frutti che sbocciano in continuazione, in un ritmo perpetuo,
mi
danno il benvenuto, con canti instancabili, specie singolari di uccelli dalla
coda e dal pennacchio colorato,
e
cosi', all'unisono, cantano il prete copto ed il mueddin.
Mi
danno il benvenuto i bimbi sorridenti che sbucano da ogni anfratto di strade
polverose e senza nome,
Mi
da' il benvenuto il flusso incessante di donne e uomini che camminano verso il
futuro,
Mi
da' il benvenuto una tavola imbandita di injera con lenticchie e e melanzane
naturali,
di
mango succoso, di un vigoroso e sano caffe'.
Mi
da' il benvenuto la grazia e la verita' che Madre Terra mostra in queste terre
d'Africa, a cui, indissolubilmente , fino alla fine del mio tempo, saro'
legato..
L'Africa che
Guarda Al Futuro (Ed A Bergoglio), Tra Ferite E Speranze.
Non
c’e’ altro continente, piu’ dell’Africa, ad incarnare le sofferenze e le
speranze dell’intero pianeta: guerre “dimenticate”, poverta’ e malattie
endemiche, sfruttamento,
ma
anche speranza, energia, l’idea, piu’ che altrove, di un cammino perpetuo, che
proprio in Africa ha mosso i suoi primi passi, come paradigma dell’umanita’.
In
Burundi si sta’ combattendo una guerra civile, con il rischio che si ripeta un
genocidio simile a quello avvenuto nel vicino Rwanda nel 1994,
il
Sud Sudan, il piu’ giovane paese al Mondo (e’ indipendente dal 2011), continua
ad essere instabile ed in continua tensione con il suo vicino Sudan,
il
Corno d’Africa rimane una delle aree piu’ povere in assoluto al Mondo : in
Etiopia, anche oggi, sono a rischio 4 milioni di persone per la carestia dovuta
alla siccita’ che ha colpito il nord-est del paese,
l’
Eritrea e’ uno dei paesi piu’ chiusi al mondo, con un regime militare sempre
piu’ dispotico ed autoritario, guidato dal suo paranoico presidente Isaias
Afewerki, che ha condotto allo stremo il suo popolo,
in
Somalia i progressi di stabilita’- in un contesto in cui gli jihadisti di
Al-Shabab continuano con attentati e violenze (anche nel vicino Kenya)- paiono
minimi.
Sul
lato opposto del continente altri gruppi jihadisti, ma della stessa matrice
wahabita e probabilmente dagli stessi mandanti e finanziatori, continuano lo
stragismo del terrore, come avviene quasi quotidianamente in Nigeria per mano
di Boko Haram, e come avvenuto a Bamako, in Mali, pochi giorni fa’.
Eppoi’
il nord-Africa, che a pochi anni dalle speranze suscitate dalle primavere
arabe, si ritrova in un caos difficilmente districabile.
Esattamente
un anno fa’ la comunita’ globale viveva la paura dell’ epidemia di ebola, in
una continua schizofrenia allarmistica, che anche allora fece aizzare chiusure
e pregiudizi nel vecchio continente.
I
paesi piu’ colpiti da quell’emergenza, Sierra Leone, Liberia e Guinea, hanno da poco dichiarato lo stato di paesi
“ebola-free”.
Ma
l’Africa e’ soprattutto altro: e’ il continente con la popolazione piu’ giovane
sul globo, (il 60% ha meno di 25 anni), e con la piu’ alta crescita demografica
(secondo le stime delle nazioni unite nel 2050 la popolazione africana sara’
raddoppiata, passando dagli attuali poco piu’ di un miliardo, ai 2 miliardi di
abitanti, che raddoppieranno nel 2100, quando in Africa, secondo la stessa
previsione, vivranno ben 4 miliardi di persone, piu’ del totale degli abitanti
di tutta l’Asia, mentre il continente europeo continuera’ il suo
profondo decremento demografico, tanto che, alla fine di questo secolo,
gli europei saranno “quasi scomparsi”, venendo a rappresentare nemmeno il 10%
della popolazione mondiale).
Previsioni
forse esagerate, ma certamente inquietanti, se sovrapposte ai dati sui
cambiamenti climatici, secondo cui sara’ soprattutto l’Africa a subirne gli
effetti piu’ drammatici, con ampie zone colpite da desertificazione e conseguente distruzione
dell’agricoltura: a quel punto discorrere di migrazioni sarebbe eufemismo,
sarebbe piuttosto un’ esodo, con milioni
di persone in marcia, senza più niente alle spalle, verso paesi piu’ ricchi,
come quelli europei.
E’
soprattutto il continente serbatoio di materie prime, oggetto di continuo
sfruttamento, non solo dei paesi occidentali, ma anche della Cina, che deve il
suo sviluppo economico, continuo da almeno una decina di anni, al sistematico
sfruttamento delle risorse energetiche di materie prime, e della stessa terra,
oggetto di land-grabbing.
Bergoglio
tocchera’, per la sua prima volta assoluta, la terra africana mercoledi’
pomeriggio: sara’ prima in Kenya, poi’ in Uganda, ed infine, se le condizioni
di sicurezza lo permetteranno, a Bangui, la capitale del Centrafrica, dove dal
2013 e’ in corso una guerra civile interreligiosa tra musulmani Seleka e
cristiani anti-Balaka, che in due anni ha causato migliaia di morti e oltre un
milione di profughi.
Il
Papa, se il programma verra’ rispettato, aprira’ la porta Santa proprio a
Bangui, inaugurando, per la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, il
Giubileo in periferia, lontano dall’Europa, lontano da Roma, centro della
Cristianita’.
Parlera’
alle nazioni unite a Nairobi, incontrera’ governanti e clero locali,
soprattutto incontrera’ popoli, con la sua determinata rotta (autenticamente
evangelica)preferenziale: quella di vicinanza agli ultimi, ai poveri, ai
giovani.
E’
atteso, dopo che parlera’ nelle sale ovattate del potere, in una baraccopoli a
Nairobi, ed a Kampala, dove incontrera’ centinaia di migliaia di giovani,
provenienti da diversi paesi africani.
Un
viaggio difficile, importante, e che
piu’ di altri tocchera’ le ferite, ma soprattutto le speranze, che
profeticamente il Papa ha centrato e mostrato nell’enciclica Laudato Si, vero e
proprio manifesto di questo pontificato: ecologia integrale, poverta’, sperequazioni sociali, ecumenismo, stili di
vita piu’ armoniosi, cura dell’uomo e della madre terra.
Il
Papa venuto dalla fine del Mondo sa’ bene che il “continente nero”, oltre che
nel passato dell’umanita’ (piu’ di centomila anni fa, dalla rift-valley l’uomo
ha mosso i suoi primi passi) , e’ nel nostro futuro: entro la fine di questo
secolo, la maggior parte delle donne e degli uomini che popolano il pianeta
proverranno da qui.
Sa’
bene che il destino dell’Africa, piu’ di altri destini, incrocia quello
dell’uomo.
25 Novembre 2015
Ah
l' Africa! Vorrei capirla, provar a definirla, ma non ci sara' immagine, non ci
sara' narrazione o pensiero tanto profondo da intuirla...
Posso
solo descrivere di una festa perpetua, a cui partecipano uomini ed animali,
tutt'insieme a celebrar la vita...e posso solo scrivere di un armonia con madre
terra, cosi' maestosa, gioisa e veritiera, nel suo mostrarsi nuda ed autentica:
nei
colori del tramonto equatoriale, in un lago che pare un mare, di cui cogli
l'infinito, ma non lo scorgi, non l'afferri...
Africa,
sei la terra piu' prossima allo spirito ed al mistero della vita..
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Luna
(immensa) equatoriale... che veglia sulle nostre piccole grandi vicende
umane...
26 Novembre 2015
In Uganda
Un
Paese dalla storia martoriata, in un’area, quella dei grandi laghi, tra le piu’
martoriate del continente africano, quindi del Mondo.
L’Uganda
di Obote, primo presidente post-coloniale (il Paese si rese indipendente dagli
inglesi nel 1962), che subito si rivelo’ dittatore feroce,
l’Uganda di Amin, che con un colpo di stato
detronizzo’ Obote, ne prese il posto, creando una dittatura ancora piu’ feroce:
negli otto anni in cui fu’ assoluto padrone del Paese (dal 1971 al 1979), si
contarono almeno 300mila morti, tra oppositori politici, accusati di aver
patteggiato e convenuto al regime di Obote, e gente comune.
L’Uganda
dell’"operazione Entebbe”, che rese nota a tutto il Mondo la localita’
posta esattamente sulla linea africana dell'equatore, sede dell’unico aeroporto
internazionale del paese , ad una cinquantina di chilometri di distanza dalla
capitale Kampala: tra il 3 luglio ed il
4 luglio 1976 un commando di forze speciali dell’IDF e del Mossad riusci’ a
liberare gli ostaggi di un volo Air France proveniente da Tel Aviv, diretto a
Parigi, sequestrato da quattro terroristi (due dei quali palestinesi, gli altri
due delle brigate rosse tedesche), dirottato sull’aeroporto ugandese, perche’
Amin simpatizzava ed appoggiava il terrorismo palestinese; nel raid israeliano
morirono tutti e quattro i sequestratori e decine di militari ugandesi che
proteggevano i terroristi, l’unico israeliano a morire fu’ il comandante di
terra delle forze israeliane, Yonatan
Netanyahu
,
fratello del futuro leader del Likud e primo ministro Benjamin Netanyahu.
L’Uganda
di Joseph Kony, autoproclamatosi profeta, a capo dell’ LRA, (Arma di Resistenza
del Signore), milizia di fanatici e sedicenti cristiani integralisti, che dalla fine degli anni 80 lotta contro il
Governo, perché intenzionato ad instaurare in Uganda un regime basato
sull'applicazione dei 10 biblici comandamenti:
un
leader ed un esercito tristemente famosi per gli stupri di massa, l’utilizzo
dei bambini soldato, la riduzione in schiavitu’
di bambine, ridotte a schiave sessuali, come “mogli” dei comandanti
ribelli, sfruttate per i “lavori domestici” negli accampamenti, spesso anche
loro costrette a combattere in prima linea (in realta' l'LRA famoso lo divenne solo nel 2012, dopo
che un' ONG americana fece una proficua , piu’ che altro economicamente,
campagna mediatica e sui social per denunciarne lo sfruttamento dei bambini
soldato nell'esercito di Koni (https://www.youtube.com/watch?v=Y4MnpzG5Sqc).
Il
dipartimento di Stato Usa, sull’onda dell’emotivita’ mediatica scatenata da
quella campagna , inseri’ l’LRA nell’elenco delle organizzazioni terroristiche,
invio poche centinaia di marines dell'Africom a dar la caccia a Koni ed ai suoi
uomini, senza troppa convinzione, senza grandi successi (una storia che pare
copia di quello che avviene oggi con l'isis).
Koni
e la sua manovalanza, ormai
ridimensionata, e' stata pero'
dispersa dalle forze governative: ora è
un fuggitivo che ha una banda più piccola, forse in Congo o Repubblica
Centrafricana.
Ma
anche l'Uganda della crescita economica, con previsioni di crescita del PIL
pari al 6,7% nel periodo 2013-2017 ed
un’accelerazione fino al 12,9% negli anni successivi, in considerazione dell’estrazione petrolifera e di nuovi
investimenti del governo in strade, energia e progetti nel settore agricolo
(tuttavia il paese - il più grande produttore di caffè con esportazioni per 20
miliardi di dollari - soffre di profonde disparità economiche ed è classificato
dalla Banca mondiale come uno degli Stati più poveri al mondo),
e
del crescente flusso di turisti occidentali, attratti da una natura primordiale
ed incontaminata (dieci parchi nazionali e molte foreste vergini, habitat unico
al mondo per diverse specie di animali).
L'Uganda
come paradigma dell'Africa: un continente pieno di ferite, ma in continuo
dinamismo, e che sempre guarda al futuro
con gioia e speranza.
Da
domani Papa Francesco sara' qui, nella sua seconda tappa di questo suo primo
viaggio pastorale in Africa: arrivera' all'aeroporto di Entebbe nel pomeriggio,
in auto si trasferirà alla State House per la Visita di cortesia al Presidente
e per l'Incontro con le Autorità e i membri del Corpo Diplomatico, prima dell'incontro
con i vescovi ed i religiosi, previsto in serata.
Ma
gli appuntamenti principali di questa visita in Uganda saranno il giorno
successivo: Bergoglio e' atteso di prima mattina ai santuari cattolico ed
anglicano (i cattolici sono 45 %, gli
anglicani il 35% del Paese, Il 12% degli
ugandesi sono musulmani sunniti) di
Namugongo ,ad una quindicina di km dalla capitale Kampala, per una visita e
commemorazione nel luogo in cui, tra il
1885 ed il 1887, furono uccisi dal loro re Mwanga II , per essersi convertiti
al cristianesimo, decine di sudditi del regno di Buganda (il più grande dei
regni tradizionali, ancora in vita, riconosciuto come monarchia costituzionale
all'interno dell'Uganda).
Il
Papa celebrera' Messa nell'area di
Namugongo, mentre nel pomeriggio e' atteso da centinaia di migliaia di giovani
africani a Kololo Air Strip (ex pista aerea militare) a Kampala.
Oltre
il 60% della popolazione africana ha meno di 25 anni ,e ciò è così anche in
Uganda, che attende con trepidazione, piu' di vent'anni dopo l'ultima visita
papale (di Papa wojtyla nel 93), il
primo Papa a non provenire dall'Europa, ma dal Sud del Mondo.
27 Novembre
Esperienza
unica: le foto non danno (ovviamente) l'idea della fatica fatta per raggiungere
in barca (2 h di navigazione sul lago Vittoria) ed a piedi la Foresta
dell'isola degli scimpanzé ...dove vivono i nostri vicini piu' prossimi nella
scala evolutiva.
Essere
fissati negli occhi da loro inquieta...forse xche' ci ricordano da dove
veniamo...ma Chi SIAMO?
DA
DOVE VENIAMO? DOVE ANDIAMO?
Mi
sono venute in mente le immagini iniziali del capolavoro di kubrick "2001
odissea nello spazio"... https://www.youtube.com/watch?v=ypEaGQb6dJk
28 Novembre
Ne
vale la pena....vale la pena essere qui...su questa terra rossa che non è solo
un luogo fisico...xche' l'esperienza missionaria in Africa e' autentica
testimonianza (attiva) della presenza del signore, con le sue scandalose ferite
procurategli dall'uomo, ma soprattutto con la sua gioia, xche' in Africa la
vita e la gioia superano dolore e morte
Buona
Domenica!
29 Novembre
Papa
Francesco in Africa.
Dall'Uganda,
attaccato ad un terminale, in un internet point che solo chi conosce l’Africa
puo' immaginare,
seguendo
un uomo vestito di bianco, nel suo primo, atteso, cammino su questa terra
rossa.
Seguendo
il successore di Pietro, in mezzo a milioni di africani, tra ugandesi,
sudanesi, ruandesi, congolesi, festanti e travolgenti di entusiasmo.
Ne
vale la pena, vale la pena affrontare le difficolta’ di estenuanti spostamenti,
di continui controlli dei militari ugandesi, impazziti in vani tentativi di
mettere un po’ di ordine all’infinita marea di bambini, donne ed uomini, giunti
a piedi anche dai luoghi piu' disparati dell'area africana dei grandi laghi.
Un
Papa immenso, portatore della speranza del Vangelo, operatore di pace nel suo
pellegrinaggio, iniziato da pontefice nell’estremita’ piu’ periferica
dell’Europa,
quella
che si protende alla vicina Africa , che ne sente gli odori, che ne vede
annegare i suoi figli carichi di speranza, in fuga da guerre e poverta’
endemiche, inghiottiti da quel mare che e' diventato un gorgo della storia
A
Lampedusa ci chiese: “Dove sei, Adamo?».
Ci spiego’ del disorientamento dell’uomo “perché crede di diventare
potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo
sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il
fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio
benessere”.
Ci
disse con intelligenza profetica: “nessuno oggi nel mondo si sente responsabile
di questo: abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna;
la
cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende
insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono
belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che
porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione
dell’indifferenza, quella che ci ha tolto
la capacità di piangere.”
Immenso
in quel suo primo viaggio da Pontefice, immenso in questo suo primo viaggio
apostolico qui in Africa, che di Lampedusa diventa proseguimento di una rotta
che ridefinisce non solo le periferie ed i centri, ma soprattutto ridefinisce
le priorita’ dell’uomo, specie dell’uomo piu’ in crisi di quest’epoca:
quello occidentale.
Parla
agli occidentali la testimonianza della sua visita a Kangemi, facendosi largo
tra le baracche ed i rifiuti in cui sopravvivono centinaia di migliaia di
persone, bambini soprattutto, in uno slum di Nairobi dove vivono 30 mila
persone(non e' riuscito per questioni di sicurezza ad andare a Kibera e
Korogocho, tra le piu' grandi baraccopoli al Mondo, dove vivono centinaia di
migliaia di esseri umani),
parla
agli occidentali la sua tunica che
da bianca diventa ocra , sporcata dalla
polvere della terra rossa e del fango,
parla
agli occidentali il suo essere post-ideologico, il suo rendere corpo il
pensiero, rendere corpo lo spirito, perche’ se l’uomo non cerca Dio, se l’uomo
esclude Dio, l’uomo si ammala nello spirito, si ammala di nichilismo,
pigrizia, indifferentismo, e si ammala
nel fisico, che spesso in occidente si fa' obeso.
L’immagine
dei bambini smilzi di Kangemi, che stride con corpi sovrappeso che abbondano
nelle nazioni ricche.
Parla
agli occidentali quando afferma che salvare i migranti , dare loro
opportunita’,creare ponti e non muri, significa salvare la speranza, quella di
chi fugge da guerra e poverta’, ma anche quella dimenticata nelle vite di
solitudine in occidente, perche’, anche qui l’ha ricordato, “nella società
consumista la nuova povertà è la solitudine”.
E
parla alle Nazioni Unite di Nairobi con la sua enciclica "Laudato
Si", citandola piu' volte , quando
invita a "concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che
abita una casa comune»,
quando
incoraggia «gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono
anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi»,
quando
sollecita nuovi stili di vita e
culturali "nulla sarà possibile se le soluzioni politiche e tecniche non
vengono accompagnate da un processo educativo che promuova nuovi stili di vita.
Un nuovo stile culturale".
Ne
vale la pena, in un mondo orfano di padri, orfano di leaders autorevoli,
accompagnare un Pontefice profeta.
Vale
la pena essere qui, da testimone attivo, davanti a questo gesuita arrivato
dalla fine del Mondo: perché ovunque andra' la storia,
Francesco
la storia la sta' compiendo, e cambiando.
30 Novembre 2015
La
pienezza di un tramonto all'equatore,
le
acque mosse di un lago immenso come un mare,
e
madre terra che anch'essa gioisce mostrando la sua sublime bellezza ,
e
bimbi, donne, uomini ed animali gioiosi al calar del sole:
nessuno
di loro ha mai visto il mare, nessuno di loro conosce il sapor della salsedine,
nessun
di loro ha mai toccato la neve candida,
ed
i loro occhi non si sono mai specchiati nell'alba che illumina un'orizzonte
tratteggiato da maestose guglie alpine.
Eppur
sorridono con cuori ardenti di vita, eppure gioiscono nella loro semplicita'
armonica.
Dunque
esiste la felicità? Il suo segreto sta' nella semplicita'?
Nell'
autenticita'?
Mamma
Africa,
m'impregni
di colori, odori e sensazioni di pienezza, ma
riusciro'
mai a fare tuo l'insegnamento piu' grande: vivere l'intensità di ogni momento
che la vita ci regala?
2 Dicembre
l'Africa Ha
Sorpreso Anche Papa francesco
C'e'
chi viaggia con il freno tirato da quando risiede alla Casa Bianca,
c'e'
l'oligarca che fa' esclusivamente gli interessi della sua oligarchia,
c'e'
chi parla, parla, parla...e canta la marsigliese come lacrimasse da coccodrillo
nell' europeina-ina-ina-ina ...,
chi
va' in Araba Saudita su ordine di Salini ed Eni, eppoi', come quello di cui
sopra, parla, parla, parla...e canta la marsigliese...
eppoi'
c'e' chi, oltre a combattere per ripulire da ruggine e corruzione l'istituzione
piu' longeva, universale ed influente al Mondo,
su
di un'utiltaria, fa' rotta verso i luoghi dove sbarcano (se arrivano) le
carrette dei disperati,
sulle
bidonville d'Africa,
su
citta' e paesi dove si continua a sparare (tipo Bangui o Ciudad Juarez dove
dovrebbe andare a Febbraio).
La
luce di un gigante che sovrasta i nani...
L'
Africa ha sorpreso anche Papa Francesco, e pare (da fonti vicine al Pontefice)
che questo viaggio sia stato quello piu' riuscito e per lui piu' entusiasmante
(persino piu' dei suoi viaggi nella sua America Latina) fino a questo punto del
suo pontificato.
A
confermarlo e' stato anche Padre Giuseppe Clerici, comboniano, 50 anni di
missione in Africa, 50 anni di servizio tra immense gioie e grandi dolori, che
lascia trasparire, dai suoi modi miti, solo quando racconta dei suoi diversi
confratelli martiri, trucidati da soldati (anche bambini) al soldo di uno dei
tanti signori della guerra e dittatori che si sono succeduti nella storia
ugandese (l'ultimo di questi torturato ed ucciso dai soldati di Joseph Kony nel
2000).
Lui
in almeno due situazioni e' scampato miracolosamente alla morte.
Domenica
mattina, prima che il Papa partisse per il Centrafrica, ha avuto un udienza
privata con i suoi confratelli comboniani, con Papa Francesco, che l'ha
benedetto e che gli ha confidato di essere un peccatore...e di essere rimasto
colpito, come mai prima, dall'Africa e dal lavoro della Chiesa e dei missionari
nel continente.
Padre
Giuseppe, che ha contribuito alla mia permanenza in Uganda,
vive
accanto alla nunziatura a Kampala (ambasciata della Santa Sede): nelle due
notti in cui il Papa ha dormito in Uganda, oltre che dormire a poche decine di
metri da dove ha dormito il Santo Padre, ha dovuto sopportare i trambusti della
condivisione dello stesso edificio in cui vive, con i gendarmi e gli uomini
della sicurezza pontificia...
Ps
prima di salutarci, lui ha benedetto il sottoscritto. .e lo ha
"omaggiato" di un pacco di profumato (e senza alcun dubbio) squisito
caffe' ugandese. .
4 Dicembre
Nella
Rift Valley, dove il cammino umano ha avuto inizio..
8 Dicembre
Mi
riempio di polvere,
mi
bruciano gli occhi,
ma
il cielo qui sopra e' terso,
e
la terra sotto i miei piedi ostinata.
Ogni
mio passo che
attraversa
capanne di terra e sterco, e' radice in questo mondo.
Ogni
odore ,
ogni
suono,
ogni
gemito di madre terra e' radice.
Mi
riempio di polvere,
le
miei mani si sporcano ,
La
pelle del mio viso e' color d' ocra,
non
sento fatica,
non
sento fame e nemmeno sete,
sento
solo la polvere
che
mi riempie la bocca, che si intrufola in ogni mio inspiro d'aria.
Un
solo granello che si deposita in ogni mio anfratto e' spirito e seme di vita:
e' seme di Dio.
E
sento la vita in ogni suo battito,
in
ogni sua forma,
attraverso
gli occhi di un bimbo che scruta da una baracca di lamiera e fango,
attraverso
il sorriso di una donna,
attraverso
un povero storpio che prega la venuta del Messia.
E
sento la vita in ogni volo e canto di uccello, in ogni raglio di mulo e
belato
di capra.
E
mi confondo con la polvere, e divento polvere anch'io....
11 Dicembre
"Anche
quando la vita sembra una lotta contro i mulini a vento, eroe è colui che non
si arrende, che ogni volta si rimette in piedi e prosegue il suo viaggio,
incurante degli ostacoli, incurante della sconfitta. Invincibili sono tutti
coloro che hanno eredito l'ostinazionde di don Chisciotte. Invincibili sono,
per esempio, i migranti, uomini e donne che attraversano il mondo a piedi per
raggiungerci e non si fanno fermare da nessun campo di prigionia, da nessuna
espulsione, da nessuna legge, da nessun annegamento, perché li muove la
disperazione e vanno a piedi." Erri De Luca
16
Dicembre
Abba Dino
Non E' Solo.
“La
fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi
occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere.” Queste le parole di Papa
Francesco, gli occhi invece, vispi,
potrebbero benissimo essere quelli di Padre Dino Viviani.
Si,
perche' Abba Dino, salesiano, e' l'ideatore, il fondatore, il realizzatore ,
del Bosco Children, uno dei piu' grandi progetti in tutta l'Africa per il
recupero dei bambini di strada (ad Addis Abeba).
Un
uomo di Dio, un giusto, un uomo che il male l' ha visto da vicinissimo,
attraverso gli occhi, assenti e stralunati, di bimbi strafatti di khat (un tipo
di droga locale) che il male l' ha toccato, attraverso le piaghe di sigarette,
le ferite di lame, con cui i carcerieri torturano e seviziano i corpi dei
bimbi, che il male l'ha combattuto, e trattenuto: per proteggerci, perche',
comunque, Padre Dino sa' che il bene, alla fine della storia umana, di tutte le
vicende, ha gia' vinto, e poco importa
che siano pochi- rispetto ad un oceano
di bisogno, in un contesto in cui, nella sola capitale etiope, sono piu’ di un
centinaio di migliaia – i bambini di strada che e' riuscito a recuperare in
modo definitivo.
il
Don Bosco Children accoglie oggi piu’ di un centinaio di ex ragazzi di strada.
Il
percorso di recupero inizia con degli incontri per strada, dove volontari
preparati, provano ad entrare in fiducia dei ragazzi, e solo dopo qualche altra
settimana ( metà molla quasi subito) di incontri nelle strade polverose di
Addis Abeba, quelli che non mollano, vengono ospitati giorno e notte nella
struttura salesiana, dove i ragazzi
recuperano la loro vita dopo un lungo e difficile percorso.
All’interno
del centro vi sono laboratori dediti alla produzione di oggetti e complementi
d’arredo di legno, di bambu’ e di cuoio, dove i ragazzi imparano un mestiere,
seguiti da personale preparato, scuole ed oratorio.
Certo,
recuperare un bambino di strada e’ impresa ardua, tanto quanto recuperare un
bambino soldato.
Ho
provato ad immaginare cosa possa provare un bimbo di strada in Africa: terrore,
paura, perdita di sembianze umane, sentirsi come un animale braccato, senza via
di scampo.
Ma
investire, con il noto metodo salesiano della ‘pastorale del cortile’, con gli oratori, la formazione scolastica, la
formazione professionale, specie sui bambini, e’ dare corpo alla speranza,
rendere carne il Vangelo, rendere il Mondo meno deprecabile, rendere e
l’umanita’ piu’ giusta, piu’ tenera.
Abba
Dino non tradisce le sue origini montagnine (e’ nato ad Isolaccia, in alta
Valtellina), dirigendo la missione salesiana (attualmente quella di
Zuai, 200 km a sud di Addis Abeba, nella rift-Valley) con una tempra fuori dal comune, con l’energia ed il
vigore di un comandante militare, con la pazienza e l’amorevolezza di un padre,
con la fine intelligenza di un educatore, che sa’ sempre, a qualsiasi ora del
giorno e della notte, quali buoni consigli dispensare, quali utili ordini
impartire.
Nulla
e’ stato facile al Bosco Children di Addis Abeba (il nuovo direttore ora e’ un
sacerdote etiope, segno, questo, che ben fa’ sperare nel futuro del paese del
Corno D’Africa, e nel futuro della Chiesa Universale, con il suo baricentro sempre piu’ spostato nelle
periferie del Mondo), nulla e’ facile nella missione di Zuai.
Oltretutto
Abba Dino, ovviamente, non se ne sta’ mai con le mani in mano, anche quando
potrebbe concedersi qualche pausa: oltre alle tante attivita’ all’interno della
missione (scuola primaria e secondaria con molte centinaia di alunni, libreria,
oratorio con campi da basket, calcio, persino tennis), due volte a settimana,
con il supporto di educatori e volontari, il sacerdote si reca in una zona
impervia ed arida, a decine di chilometri di distanza da Zuai, dove coinvolge,
in attivita’ educative e ricreative, i giovani di una comunita’ mista, composta
per una consistente parte, da mussulmani.
Una
comunita’ poverissima, in un contesto, quello etiope, gia’ colpito da gravi ed
endemiche poverta’.
Mi
sono chiesto come un uomo come lui, seppur sacerdote missionario, possa reggere
a tutto quello che ha visto in questi anni al fronte, a combattere violenze,
degrado, poverta’ economiche, poverta’ umane, a combattere le tenebre.
Ho
letto il Vangelo, ripensando ad Abba Dino, alla sua andatura veloce, decisa,
guidata, ai suoi passi lievi, che sono carne, che sono prosecuzione stessa del
Vangelo.
Non
e' solo Abba Dino, per questo regge, e lui lo sa’!
20 Dicembre
Un mite uomo
di Dio benedetto da Papa Bergoglio
La
Nunziatura e’ a pochi metri dalla casa provinciale dei missionari comboniani e
Padre Giuseppe si muove liberamente all’interno del grande comprensorio in cui
e’ edificata l’ambasciata della Santa Sede in Uganda, sopra una collina che
guarda verso il centro della capitale Kampala,
lui
e’ ormai di casa in nunziatura, cosi’ come
il nunzio apostolico, missionario americano dell’ordine dei verbiti, e’
di casa nella struttura adiacente dei comboniani.
Spesso
celebra messa per le suore che lavorano in nunziatura, e cosi’ e’ successo
anche il 28 di Novembre: Padre Giuseppe si e’ recato con disinvoltura, come fa’
solitamente, verso il chiostro della nunziatura, quando, ecco Papa Francesco:
si sono salutati cordialmente e si sono scambiati battute: “Santo Padre, grazie
degli esempi che ci dà del Buon Pastore, benedica me e tutte le persone che
porto in cuore” gli ha esclamato Padre Giuseppe, “Padre preghi per me perché
sono un peccatore!” la risposta di Bergoglio, “no Santo Padre io sono un
peccatore più grande di Lei!” la replica finale del comboniano: si sono
salutati, entrambi stavano per celebrare messa, Papa Francesco davanti alla
folla oceanica di Namugongo, il santuario dei Martiri ugandesi, Padre Giuseppe
nell’intimita’ di una cappella della nunziatura, davanti ad un drappello di
suore.
Il
giorno successivo, di prima mattina, Padre Giuseppe ed alcuni suoi confratelli verranno ricevuti in udienza
privata e benedetti dal Papa.
Lo
incontro nel pomeriggio di quello stesso giorno, proprio accanto alla
nunziatura, quando il Papa e’ in volo per Bangui, in Repubblica Centrafricana,
e lui e’ ancora euforico per quei due incontri ravvicinati con il Santo Padre
(ma anche stanco perche’ nelle ultime due notti, oltre che dormire a poche
decine di metri da dove ha dormito il Santo Padre, ha dovuto sopportare i
trambusti della condivisione dello stesso edificio in cui vive, con i gendarmi
e gli uomini della sicurezza pontificia).
Padre
Giuseppe Clerici, comboniano, nato a Cadorago in provincia di Como, 50 anni di
missione in Africa, 50 anni di servizio tra immense gioie e grandi dolori, che
lascia trasparire, dai suoi modi miti, solo quando racconta dei suoi diversi
confratelli martiri, trucidati da soldati (anche bambini) al soldo di uno dei
tanti signori della guerra e dittatori che si sono succeduti nella storia
ugandese (l'ultimo di questi Padre Raffaele Di Bari ucciso e bruciato dai
ribelli di Joseph Kony nel 2000).
Ordinato
sacerdote a Verona nel 1963, l’anno successivo e’ inviato in Uganda, nel nord
del Paese: “ I 22 martiri ugandesi bruciati vivi dal re Muanga furono la
scintilla che già da piccolo incendiò nel mio cuore un amore grande per questa
terra benedetta”
Un
Paese dalla storia martoriata, in un’area, quella dei grandi laghi, tra le piu’
martoriate del continente africano, quindi del Mondo.
Padre
Giuseppe ha vissuto buona parte di quella storia - dall’Uganda di Obote, primo
presidente post-coloniale (il Paese si rese indipendente dagli inglesi nel
1962), che subito si rivelo’ dittatore feroce,
passando per quella di Amin,
che con un colpo di stato detronizzo’ Obote, ne prese il posto, creando una
dittatura ancora piu’ feroce (negli otto ani in cui fu’ assoluto padrone del
Paese dal 1971 al 1979, si contarono almeno 300mila morti, tra oppositori
politici, accusati di aver patteggiato e convenuto al regime di Obote, e gente
comune) poi’ di Joseph Kony e dei bambini soldato
-
all’Uganda di oggi, quella della crescita economica, con previsioni di crescita
del PIL pari al 6,7% (caffe’ e petrolio i
settori di traino) e del crescente flusso di turisti occidentali, attratti da
una natura primordiale ed incontaminata (dieci parchi nazionali e molte foreste
vergini, habitat unico al mondo per diverse specie di animali).
Il
comboniano, che l’anno prossimo compira’ 80 anni, di “avventure” ne ha vissute
davvero tante, nel 1976 rischio’ di
essere espulso da Amin, che non gradiva
la presenza di missionari nel Paese,
ma
anche successivamente, a partire dall’ 80, i missionari furono continuamente
esposti alla guerriglia: “fu’ un vero calvario!”; nell’86 diversi furono anche
arrestati ed internati come prigionieri di guerra a Gulu nelle baracche dei
soldati, lui era tra quelli:”fu’ un esperienza molto pesante che lascio nella
mia salute degli strascichi non piccoli. Ma nessun missionario lasciò le
missioni, eravamo convinti che il Signore ci voleva coinvolti nella sofferenza
fatta di violenza con la nostra gente. Fu’ soprattutto in questo periodo che
alcuni di noi furono uccisi. Avrei potuto anch’io essere uno di loro, ma Dio mi
voleva in un altro tipo di martirio, quello di stare vicino alla gente fino
alla fine”.
Liberato
dai campi di prigionia Padre Giuseppe rientro’ in Italia per sei anni, ma il
mal d’Africa e quel senso di destino comune con quella terra e con gli uomini
che la vivono, lo convinsero’ a “ritornare a casa”: proprio a Gulu (nel Nord
del Paese verso il confine con il Sud-Sudan).
Lo
scorso anno e’ stato trasferito a Kampala:”passai attraverso una crisi
d’identita’, Kampala non è la mia terra
promessa, e il mio popolo è a Gulu! Stavo per cadere in una terribile
depressione quando il Signore mi mandò un padre Gesuita con cui nel 2009 avevo
fatto gli esercizi di Sant’Ignazio che mi disse di come, alla mia età di 79 suonati, l’atteggiamento
più bello sia quello del “Magnificat” preghiera di gioia e grazie per tutto
quello che il Signore ha fatto di te come strumento. Eppoi a Kampala continuo
ad incontrare molta gente, anche del nord e questo mi aiuta nella mia avanzata
età a scoprire i doni, e sono tanti, che Dio mi ha dato nonostante le mie
miserie. Ogni domenica mattina celebro la Messa in una scuola di liceo della
Parrocchia di Mbuya. Ci sono più di 900 studenti, ragazzi e ragazze. Sono bravi
e mi edificano per la loro fede. Ultimamente mi e’ stata regalata una statua
della Madonna della Medaglia miracolosa. E’ stata pitturata molto bene tanto da
sembrare viva. E’ alta 2 metri quindi è anche pesante. 10 studenti sono venuti
con un camioncino per portarla nella scuola, però pioveva, e quindi sotto la
pioggia si sarebbe rovinata. Ho aperto la falegnameria dove c’era la statua e,
a mia sorpresa appena l’hanno vista, tutti si sono inginocchiati a pregare. La
loro fede mi ha commosso fino al magone. Come è potente la fede! Se tu ce l’hai
grande è come una malattia infettiva. I poveri si sentono subito contagiati”.
“Il
Natale di quest’anno sarà molto diverso da quello degli altri anni. Poverissimo
senza panettone ed altre cose che potevano farmi rivivere il Natale della mia
infanzia. La venuta del Papa in Uganda e
i due incontri faccia a faccia che ho potuto avere, in terra d’Africa, mi hanno
già riempito il cuore della presenza del
Signore che ho vissuto parlando con questo vero Buon Pastore”
Un
uomo mite Padre Giuseppe, un uomo forte e temprato nello spirito, nel pensiero,
ed anche nel corpo, a dispetto della sua eta’ che non dimostra affatto, un uomo
di Dio.