Strana
Detroit,
una
citta’ senza odore, se non quello dei barbecue che iniziano timidamente a
comparire, all’uscita del rigido inverno del Michigan, sui backyards della
middle-class rimasta ad abitare nella motown.
I
giorni in cui l’umidita’ ristagna, par di non essersi spostati da Milano
(anche se Detroit e’ molto meno inquinata),
ma
anche nei giorni in cui il vento del Canada sferza potente, temprato e
fortificato da una marcia ininterrotta di migliaia di km da nord,
attraverso la pianura ghiacciata ed i grandi laghi, rendendo luminosa e
tersa la citta’, nessun particolare odore e’ distinguibile all’olfatto.
Strana
Detroit anche per il meteo: capita che nella stessa giornata l’umidita’, che
spesso e’ accompagnata dalla pioggia, venga bruscamente spazzata via
dall’arrivo del vento, che poi’ improvvisamente cessa, per lasciare,
nuovamente, la citta’ nella morsa dell’umidita’ stagnante
A
Detroit vivono a malapena 700mila persone, l’80% afroamericani, nella sua area
urbana piu’ di 4 milioni di persone.
Strana
Detroit: solo una trentina di anni fa’ vi vivevano piu’ di 2 milioni di
persone, con un rapporto bianchi-neri all’esatto contrario di quello
odierno, bianchi 80%, neri 20%.
Nel
2008 la crisi, che ha sferzato pesantemente in tutti gli States, qui e’
arrivata prima, come il vento potente del Canada che non trova ostacoli,
radendo praticamente al suolo intere zone della citta’.
Nel
2013 Detroit diviene la prima città del paese piu’ ricco al mondo, a
dichiarare bancarotta.
Secondo
alcuni dati di pochi anni fa’, si stima che circa il 50% della popolazione sia
analfabeta e che un terzo della citta’ sia in stato di abbondono.
Dall’universita’
dei Gesuiti, la University of Detroit Mercy, una delle 28 universita’ della
compagnia di Gesu’ negli Stati Uniti (compresa la Georgetown, una tra le piu'
prestigiose al Mondo), nella zona nord della citta’ in cui ha la sede il
Pontifical institute for Foreign Missions, da qualche mese ha ripreso a
funzionare il trasporto pubblico verso il downtown.
I
pochi km, meno di una decina, che separano le due zone della citta’, paiono
terra di nessuno: ruins dappertutto, case abbandonate e bruciate come in una
scena post-apocalittica.
Dai
finestrini del bus, le immagini ricordano la Bosnia durante la guerra civile:
porte divelte, finestre frantumate, nei cortili sedie a dondolo arrugginite,
tricicli per bambini ingialliti, elettrodomestici ormai marciti, come segni di
una vita interrotta improvvisamente.
Strana
Detroit: mentre il downtown sta’ tornando a riempirsi di vita- con i suoi
bar ed i ristoranti che riaprono per i turisti che stanno tornando a percorrere
le strade del centro, da cui svettano i grattacieli del Renaissance Center,
sede della General Motors, ed i meravigliosi palazzi in arte deco’, come
il Guardian Building, il Penobscot Building, il Fisher Building ed il
Cadillac Place- la parte esterna della citta’ rimane abbandonata, rifugio
di homeless e di tanti neri costretti a vivere in poverta’ estrema.
Ma
a crescere economicamente e’ soprattutto l’area metropolitana esterna di
Detroit: paesi come Southfield, Pontiac, Toledo, Warren, sono divenuti
agglomerati di nuove strade, di moderni shopping centre e di condomini dove i
bianchi si sono trasferiti da Detroit.
La
strana Detroit a tre strati: il centro, che sta’ tornando a risplendere, grazie
anche a musei come il museum of Art, uno tra i piu’ interessanti degli Stati
Uniti,
la
zona esterna, con nuove e modernissime strade e centri commerciali, e la zona
che sta’ in mezzo alle due, abbandonata a se stessa.
Attraversarla
e’ come attraversare una zona di guerra.
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