mercoledì 12 giugno 2024

Gioia di Vita

Un caro saluto di pace, Selam in amarico.
Questa foto l'ho scattata su uno dei mezzi di trasporto locali, sempre ricchi di umanità, di vita, di sorrisi, nonostante le condizioni di povertà e disagi... I sorrisi, tanti se ne vedono, ovunque, in strada, sui mezzi pubblici scassati, di un paese "scassato", tanto povero, in perenne sofferenza (la guerra, prima nel Tigray, ora non più solo al nord, in Ethiopia prosegue a "pezzi"), dove c'è chi soffre persino la fame, e si muore -tanto- per malattie correlate all' estrema povertà. Migliaia e migliaia quelli che vivono in strada ad Addis Abeba, soprattutto giovani, bambini. Si soffre, soffrono le persone, soffrono gli animali vicini alle persone (tanti i cani stremati che vivono, e muoiono, in strada)... Si soffre tanto se non si appartiene al potere, alle ristrette cerchie del potere, corrotto ovviamente, altrimenti non sarebbe così. Eppure l'approccio alla vita che qui in molti hanno "appreso", e l'affidamento che ne consegue, che forse non è mero fatalismo che fa da protezione-barriera in un contesto così precario e povero - a me pare che vengano dal profondo, e che vadano all'essenza. La vita, in sé, di per sé, vale un sorriso, vale il sorriso. Ciò che è intrinseco alla vita, ha a che fare con il tutto, con tanto ineludibile dolore certo, ma soprattutto ha a che fare con la gioia... Personalmente sto abbastanza bene, abbastanza si, forse, perché in effetti da ormai diverse settimane il mio respiro "arranca" un po', visto la sinusite acuta, e prima ancora una bronchite, da cui faccio fatica a "uscire" (niente febbre, "solo" un fastidioso e continuo muco)...Credo siano il camminare in altitudine - Addis Abeba è ad almeno 2500 mt (a scuola di amarico vado e torno a piedi...A/R almeno 6 km, di cui una parte in salita) - le (non poche) scomodità della vita in Africa - tra cui gli spostamenti sui mezzi pubblici locali - e soprattutto l'inquinamento nella capitale etiopica, città con punte di traffico che definirlo molto elevato è un eufemismo- traffico composto prevalentemente da macchine, bus e mezzi di trasporto in genere, tutt'altro che ecologici, avendo almeno 30 anni ed oltre. Una citta' ormai di almeno 10 milioni di abitanti, divenuta negli ultimi anni, sempre più progressivamente, un cantiere in cui si demoliscono luoghi storici, che peraltro erano pieni di vita e di piccole attività commerciali con cui sopravvivevano migliaia di persone ("piassa", ovvero la storica piazza centrale fondata dagli italiani durante gli anni di occupazione, è stata una delle zone più colpite da queste demolizioni), per costruire palazzi e malls per pochi, ricchi, locali, ed investitori stranieri. Insomma, una città avvolta da una coltre di polvere. Il Governo, come alcuni reportage di giornalismo indipendente (che conosce dall'interno ma scrive dall'esterno del paese) hanno riportato, vorrebbe fare di Addis, almeno di una parte di essa, una sorta di Dubai nel cuore dell'Africa Orientale, in questo sostenuto da investimenti cinesi (non è raro, muovendosi in città, vedere tecnici cinesi che seguono e supervisionano i lavori di demolizione e costruzione di strade ed edifici, lavori a carico della potenzialmente "infinita", e sfruttata, manodopera locale), e da quelli di alcune petrolmonarchie, UAE in testa. Spuntano edifici moderni, come il centro dell' Unione africana, costruito anch'esso dai cinesi diversi anni fa, in una città dove però, nella maggioranza delle case, ci sono black out frequenti dell'energia elettrica, e dove spesso manca l'acqua corrente. Per intenderci, nella missione in cui mi trovo, che non è in un sobborgo od in una periferia della città, da Venerdì sera manca l'acqua. Ad Addis non mi ero mai, in passato, fermato così tanto...ma sto frequentando scuola di lingua amarica (dall'inglese), da Lunedì a Venerdì mattina, in un centro di formazione della Chiesa cattolica ad Addis Ababa. Sono in classe con 3 Suore, 2 delle quali di madre Teresa, che appartengono ad una storica - la prima in Ethiopia, ed anche la prima fuori dall'India- comunità fondata e voluta dalla stessa Madre Teresa, che visitò il paese in più occasioni, rimanendone particolarmente colpita, non solo dall'estrema povertà, e quindi del rispondere, come gocce in un oceano, ai bisogni di così tanti poveri e malati, ma anche affascinata dalla profonda spiritualità ed umiltà di un popolo in cammino, che pare in attesa di un qualcosa di migliore che arriverà: redenzione, giustizia, guarigione, pace. Una comunità che serve e cura giornalmente centinaia di malati e moribondi, persone in stato di estrema povertà, realtà in cui purtroppo muoiono diverse persone ogni giorno (solo ieri 3 giovani sui vent'anni, sono spirati rapidamente per una malattia che colpisce soprattutto chi, come loro, vive in strada, in condizioni di estrema povertà). Nel pomeriggio studio e/o faccio servizio volontario in un orfanotrofio gestito da suore. Certo non mancano le difficoltà ed i disagi, ed i rischi anche (non hanno mai sequestrato persone in questo paese...ora in certe aree del paese i sequestri di persone a fini di riscatto, sono purtroppo una realtà sempre più frequente). A me pare, questo paese, stremato, sempre più impoverito, senza più turismo, dove uno stipendio medio non arriva all'equivalente di 100 € mensili...con un costo della vita, nelle città soprattutto, e l'inflazione, che continuano a salire (l'Etiopia è in un boom demografico, più di 120 milioni di abitanti, ogni anno 3/4 milioni in più, 70% degli abitanti con meno di 30 anni)...un paese frammentato sempre più negli ultimi anni, a rischio "implosione", guerra civile. Dove tanti giovani sognano di "scappare", in Europa e Nord America in particolare. Paradossi della storia: solo pochi anni fa, nel 2019, l'attuale premier fu insignito del Nobel per la pace, per un accordo che sancì la fine delle ostilità con la confinante, a nord, Eritrea, ma già l'anno successivo iniziò una guerra interna al paese, nel nord, proprio sul confine con l'Eritrea, nella regione del Tigray: durò due anni, secondo diverse stime di organizzazioni internazionali, fece più di mezzo milione di morti, molti dei quali civili. Con le truppe federali - cioè l'esercito etiope che risponde al Governo- che pare (stanno uscendo reports ed inchieste autorevoli internazionali a confermarlo) si sia macchiato di crimini di guerra, stupri di massa, violazione dei trattati internazionali sui diritti umani e delle convenzioni di Ginevra. Chissà, forse il premier davvero ci credeva, credeva di "sistemare" almeno un po', un paese storicamente tra i più poveri al mondo, ma tanto ricco di storia, di tante storie, un paese-crogiolo di tante identità, culture, lingue (più di un centinaio le lingue parlate, tra tutte quella amarica, che è quella ufficiale del paese, una lingua semitica come l'arabo e l'ebraico), religioni (le tre monoteiste- abramitiche qui sono arrivate e sono attecchite fin dai loro albori), paese di tante origini (pare che "Lucy", o meglio "Dinqinesh" che significa "sei meravigliosa" in amarico, l' ominide australopiteco i cui resti sono stati ritrovati proprio qui in Etiopia, sia la nostra antenata da cui, come umanità, discendiamo); ma come spesso accade, quando l'idea, magari anche l'ideale, non parte dalla realtà, ma anzi, quella realtà vorrebbe modificarla, ed anche cancellarla, a partire proprio da quell'idea, allora iniziano i problemi. Perché non è facile cambiare le realtà, che sono complesse, a volte "incancrenite", ed allora è facile irrigidirsi, e pretendere, ed ottenere anche, a volte, i pieni poteri, e passare alle dittature. In Africa poi è particolarmente facile (quanti dittatori, mi viene in mente Amin Dada in Uganda, tanto per citarne uno, erano partiti con grandi, smisurate idee, anche ideali, e poi si sono rivelati sanguinari despoti?). l'Etiopia è un paese che amo, di gente che amo, e nonostante la situazione che vive, e le difficoltà nello starci, rimane, per me, un luogo ed un tempo di Kairos, in cui soprattutto sperimento misericordia per questa ferita, moribonda, ma ancora viva, speranzosa, ed il più delle volte gioiosa, umanità. Ricevo tanto, ovvio: è perché mi impregno di vita, e di ciò che la compone, fede, speranza, carità, e mi impregno, ci credo, di Dio. Ogni bene a voi, buon cammino

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