Non c’e’
altro continente, piu’ dell’Africa, ad incarnare le sofferenze e le speranze
dell’intero pianeta: guerre “dimenticate”, poverta’ e malattie endemiche,
sfruttamento,
ma anche
speranza, energia, l’idea, piu’ che altrove, di un cammino perpetuo, che
proprio in Africa ha mosso i suoi primi passi, come paradigma dell’umanita’.
In Burundi si
sta’ combattendo una guerra civile, con il rischio che si ripeta un genocidio
simile a quello avvenuto nel vicino Rwanda nel 1994,
il Sud Sudan,
il piu’ giovane paese al Mondo (e’ indipendente dal 2011), continua ad essere
instabile ed in continua tensione con il suo vicino Sudan,
il Corno
d’Africa rimane una delle aree piu’ povere in assoluto al Mondo : in Etiopia,
anche oggi, sono a rischio 4 milioni di persone per la carestia dovuta alla
siccita’ che ha colpito il nord-est del paese,
l’ Eritrea e’
uno dei paesi piu’ chiusi al mondo, con un regime militare sempre piu’
dispotico ed autoritario, guidato dal suo paranoico presidente Isaias Afewerki, che ha condotto
allo stremo il suo popolo,
in Somalia i
progressi di stabilita’- in un contesto in cui gli jihadisti di Al-Shabab
continuano con attentati e violenze (anche nel vicino Kenya)- paiono minimi.
Sul lato
opposto del continente altri gruppi jihadisti, ma della stessa matrice wahabita
e probabilmente dagli stessi mandanti e finanziatori, continuano lo stragismo
del terrore, come avviene quasi quotidianamente in Nigeria per mano di Boko
Haram, e come avvenuto a Bamako, in Mali, pochi giorni fa’.
Eppoi’ il
nord-Africa, che a pochi anni dalle speranze suscitate dalle primavere arabe,
si ritrova in un caos difficilmente districabile.
Esattamente
un anno fa’ la comunita’ globale viveva la paura dell’ epidemia di ebola, in
una continua schizofrenia allarmistica, che anche allora fece aizzare chiusure
e pregiudizi nel vecchio continente.
I paesi piu’
colpiti da quell’emergenza, Sierra Leone, Liberia e Guinea, hanno da poco dichiarato lo stato di paesi
“ebola-free”.
Ma l’Africa
e’ soprattutto altro: e’ il continente con la popolazione piu’ giovane sul
globo, (il 60% ha meno di 25 anni), e con la piu’ alta crescita demografica
(secondo le stime delle nazioni unite nel 2050 la popolazione africana sara’
raddoppiata, passando dagli attuali poco piu’ di un miliardo, ai 2 miliardi di
abitanti, che raddoppieranno nel 2100, quando in Africa, secondo la stessa
previsione, vivranno ben 4 miliardi di persone, piu’ del totale degli abitanti
di tutta l’Asia, mentre il continente europeo continuera’ il suo
profondo decremento demografico, tanto che, alla fine di questo secolo,
gli europei saranno “quasi scomparsi”, venendo a rappresentare nemmeno il 10%
della popolazione mondiale).
Previsioni
forse esagerate, ma certamente inquietanti, se sovrapposte ai dati sui
cambiamenti climatici, secondo cui sara’ soprattutto l’Africa a subirne gli
effetti piu’ drammatici, con ampie zone colpite da desertificazione
e conseguente distruzione dell’agricoltura: a quel punto discorrere di
migrazioni sarebbe eufemismo, sarebbe piuttosto un’ esodo, con milioni di persone in marcia, senza più
niente alle spalle, verso paesi piu’ ricchi, come quelli europei.
E’
soprattutto il continente serbatoio di materie prime, oggetto di continuo
sfruttamento, non solo dei paesi occidentali, ma anche della Cina, che deve il
suo sviluppo economico, continuo da almeno una decina di anni, al sistematico
sfruttamento delle risorse energetiche di materie prime, e della stessa terra,
oggetto di land-grabbing.
Bergoglio
tocchera’, per la sua prima volta assoluta, la terra africana mercoledi’
pomeriggio: sara’ prima in Kenya, poi’ in Uganda, ed infine, se le condizioni
di sicurezza lo permetteranno, a Bangui, la capitale del Centrafrica, dove dal
2013 e’ in corso una guerra civile
interreligiosa tra musulmani Seleka e cristiani anti-Balaka, che in due anni ha
causato migliaia di morti e oltre un milione di profughi.
Il Papa, se il programma
verra’ rispettato, aprira’ la porta Santa proprio a Bangui, inaugurando, per la
prima volta nella storia della Chiesa Cattolica, il Giubileo in periferia,
lontano dall’Europa, lontano da Roma, centro della Cristianita’.
Parlera’ alle
nazioni unite a Nairobi, incontrera’ governanti e clero locali, soprattutto
incontrera’ popoli, con la sua determinata rotta (autenticamente
evangelica)preferenziale: quella di vicinanza agli ultimi, ai poveri, ai
giovani.
E’ atteso,
dopo che parlera’ nelle sale ovattate del potere, in una baraccopoli a Nairobi,
ed a Kampala, dove incontrera’ centinaia di migliaia di giovani,
provenienti da diversi paesi africani.
Un viaggio difficile, importante, e che piu’ di altri tocchera’ le ferite, ma
soprattutto le speranze, che profeticamente il Papa ha centrato e mostrato
nell’enciclica Laudato Si, vero e proprio manifesto di questo pontificato:
ecologia integrale, poverta’,
sperequazioni sociali, ecumenismo, stili di vita piu’ armoniosi, cura
dell’uomo e della madre terra.
Il Papa
venuto dalla fine del Mondo sa’ bene che il “continente nero”, oltre che nel
passato dell’umanita’ (piu’ di centomila anni fa, dalla rift-valley l’uomo ha
mosso i suoi primi passi) , e’ nel nostro futuro: entro la fine di questo
secolo, la maggior parte delle donne e degli uomini che popolano il pianeta
proverranno da qui.
Sa’ bene che il destino dell’Africa, piu’ di
altri destini, incrocia quello dell’uomo.
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