Malcom X
Boulevard , cuore pulsante della New York nera, e’ un tripudio di suoni e
colori.
Qui tutti sono pronti a festeggiare un evento che nessuno,in questo posto, si sarebbe mai immaginato!
I piu’ accesi sono i giovani, in particolare quelli delle Black Panthers, storica organizzazione rivoluzionaria nata alla fine degli anni 60 per lottare contro la discriminazione verso i neri, divenuta poi’ terroristica, oggi quasi del tutto scomparsa.
Anche gli anziani lasciano trasparire espressioni allegre e sorrisi, tra i solchi di visi segnati dal tempo, dalla fatica di lavori umili, spesso umilianti.
Ma lo spettacolo piu’ commovente lo offrono i bambini, tutti con indosso le shirts e le spillette con la faccia di Obama. Chissa’se queste bimbette, questi bimbetti di colore , potranno crescere in un’America piu’ giusta e meno contraddittoria, rispetto a quella che hanno vissuto le generazioni precedenti.
Oggi e’ l’Election Day, siamo ad Harlem,quartiere storico di New York,luogo mitico, culla della cultura afro-americana: qui ogni vetrina di negozio, angolo di strada, mezzo di trasporto , mostra un’immagine di Barack Obama. Qui tutto evoca la storia di questa minoranza nera, vittima di una feroce segregazione razziale durata ben oltre l’emanazione del CIVIL RIGHTS ACT DEL 1964, voluta da JF Kennedy .
Percorro questo quartiere in lungo ed in largo, mi fermo a parlare con tante persone, donne e uomini anziani,con ragazzi che distribuiscono volantini invitando, ovviamente , a votare per il leader democratico, finche’ mi ritrovo in un’assembramento di sola gente di colore; con incoscienza mi ci intrufolo ed inizio a fare domande: "cosa rappresenta per voi Obama? Che significato ha questa giornata per voi, per la vostra gente?" chiedo.
Un responsabile delle black Panthers mi risponde, dicendomi che qui oggi sta avvenendo una rivoluzione democratica: per la prima volta la sua razza (usa orgogliosamente questo termine) , sta andando in massa a votare per eleggere il primo presidente di colore nella storia di questa grande nazione. Mi dice che Obama rappresenta un’opportunita’ di riscatto per loro, per tutti i fratelli neri, da sempre ai margini, da sempre i piu’ poveri della societa’ americana! A malincuore , sono quasi le 8 di sera, lascio Harlem.
Poco piu’ di 3 ore dopo mi ritrovo in Time Square,dove apprendo la notizia della vittoria di Barack Obama: sara’ il 44° presidente degli Stati Uniti D’America.
In mezzo a quasi un milione di giovani, in un delirio collettivo, vedo scorrere le immagini di festa sui tanti videowall di Time Square: le immagini di Chicago, citta’ natale di Obama;e, inaspettatamente, le immagini che provengono in diretta da Harlem, una troupe televisiva sta riprendendo le scene di festa.
E’ solo in quel momento che la mia mente torna al luogo in cui ero stato qualche ora prima: in un’istante rivedo quel quartiere, ripenso a quello che ha vissuto, a quello che ha visto nel corso della sua storia, a Malcom X che proprio li’ ad Harlem nel 1965 veniva ucciso; ripenso alle Black Panthers incontrate nel pomeriggio, a Martin Luther King che 40 anni fa’ veniva ammazzato a Memphis, alle sue parole “Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.
Ho davanti a me un sogno, oggi!”. Ripenso ai tanti bambinetti di Harlem che , sono convinto, vivranno in un’America migliore rispetto a quella dei loro nonni.
Fisso la spilletta di Obama appuntata sulla mia giacca con orgoglio, sfilo l’I-Pod e sulle note di “pride- In the name of Love “ degli U2, canzone dedicata proprio a Martin Luther King , cedo alle emozioni: inizio a piangere come un bambino, di gioia, forse di commozione, pensando a quello che e’ accaduto oggi, non solo per i neri d’America, ma per tutte quelle persone, che credono ancora che le ingiustizie sociali, economiche, razziali, possano essere sconfitte!
Qui tutti sono pronti a festeggiare un evento che nessuno,in questo posto, si sarebbe mai immaginato!
I piu’ accesi sono i giovani, in particolare quelli delle Black Panthers, storica organizzazione rivoluzionaria nata alla fine degli anni 60 per lottare contro la discriminazione verso i neri, divenuta poi’ terroristica, oggi quasi del tutto scomparsa.
Anche gli anziani lasciano trasparire espressioni allegre e sorrisi, tra i solchi di visi segnati dal tempo, dalla fatica di lavori umili, spesso umilianti.
Ma lo spettacolo piu’ commovente lo offrono i bambini, tutti con indosso le shirts e le spillette con la faccia di Obama. Chissa’se queste bimbette, questi bimbetti di colore , potranno crescere in un’America piu’ giusta e meno contraddittoria, rispetto a quella che hanno vissuto le generazioni precedenti.
Oggi e’ l’Election Day, siamo ad Harlem,quartiere storico di New York,luogo mitico, culla della cultura afro-americana: qui ogni vetrina di negozio, angolo di strada, mezzo di trasporto , mostra un’immagine di Barack Obama. Qui tutto evoca la storia di questa minoranza nera, vittima di una feroce segregazione razziale durata ben oltre l’emanazione del CIVIL RIGHTS ACT DEL 1964, voluta da JF Kennedy .
Percorro questo quartiere in lungo ed in largo, mi fermo a parlare con tante persone, donne e uomini anziani,con ragazzi che distribuiscono volantini invitando, ovviamente , a votare per il leader democratico, finche’ mi ritrovo in un’assembramento di sola gente di colore; con incoscienza mi ci intrufolo ed inizio a fare domande: "cosa rappresenta per voi Obama? Che significato ha questa giornata per voi, per la vostra gente?" chiedo.
Un responsabile delle black Panthers mi risponde, dicendomi che qui oggi sta avvenendo una rivoluzione democratica: per la prima volta la sua razza (usa orgogliosamente questo termine) , sta andando in massa a votare per eleggere il primo presidente di colore nella storia di questa grande nazione. Mi dice che Obama rappresenta un’opportunita’ di riscatto per loro, per tutti i fratelli neri, da sempre ai margini, da sempre i piu’ poveri della societa’ americana! A malincuore , sono quasi le 8 di sera, lascio Harlem.
Poco piu’ di 3 ore dopo mi ritrovo in Time Square,dove apprendo la notizia della vittoria di Barack Obama: sara’ il 44° presidente degli Stati Uniti D’America.
In mezzo a quasi un milione di giovani, in un delirio collettivo, vedo scorrere le immagini di festa sui tanti videowall di Time Square: le immagini di Chicago, citta’ natale di Obama;e, inaspettatamente, le immagini che provengono in diretta da Harlem, una troupe televisiva sta riprendendo le scene di festa.
E’ solo in quel momento che la mia mente torna al luogo in cui ero stato qualche ora prima: in un’istante rivedo quel quartiere, ripenso a quello che ha vissuto, a quello che ha visto nel corso della sua storia, a Malcom X che proprio li’ ad Harlem nel 1965 veniva ucciso; ripenso alle Black Panthers incontrate nel pomeriggio, a Martin Luther King che 40 anni fa’ veniva ammazzato a Memphis, alle sue parole “Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.
Ho davanti a me un sogno, oggi!”. Ripenso ai tanti bambinetti di Harlem che , sono convinto, vivranno in un’America migliore rispetto a quella dei loro nonni.
Fisso la spilletta di Obama appuntata sulla mia giacca con orgoglio, sfilo l’I-Pod e sulle note di “pride- In the name of Love “ degli U2, canzone dedicata proprio a Martin Luther King , cedo alle emozioni: inizio a piangere come un bambino, di gioia, forse di commozione, pensando a quello che e’ accaduto oggi, non solo per i neri d’America, ma per tutte quelle persone, che credono ancora che le ingiustizie sociali, economiche, razziali, possano essere sconfitte!
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