Dalla regione dei Grandi Laghi del Nord America alla costa sud Ovest degli Stati Uniti ci sono 3 ore di fuso-orario, almeno 5mila km di distanza, almeno 3 climi differenti.
Sorvolando gli States, da Detroit a Las Vegas, lasciando l'azzurro intenso del lago Michigan, si sovrasta il verde infinito delle praterie e dei granai del midwest, prima di arrivare sulla piana di Las Vegas, citta' che pare spuntare all'improvviso nel bel mezzo di un arido deserto: a Las Vegas, la temperatura in questo periodo e' superiore ai 40 gradi.
Sin City, citta' del peccato, da visitare giusto per qualche ora, perche'- seppure la ricchezza della citta' sia esibita con stile, tanto da non risultare pacchiana in un contesto cosi' eccessivo- il ritmo frenetico e perpetuo della macchina del divertimento risulta prolisso, ripetitivo, monocolore.
Usciti da Las Vegas e' il nulla, deserti e praterie che paiono non aver fine, ma d'altronde gli spazi e le distanze enormi sono gli elementi naturali e distintivi dell'America.
Viaggi lunghi con bus, faticosi, o forse no per uno che ha viaggiato in Africa: gia' L'Africa, ieri mentre rientravo dal Grand Canyon stavo riflettendo su quanto mi sia entrata dentro, tanto da rendere quasi innocui anche viaggi in posti meravigliosi.
Scrivo da San Diego, sul Pacifico, in attesa di ritornare, dopo dieci anni (l'ultima volta fu' nel 2006 in Nicaragua e Costa Rica, mentre l'anno prima visitai proprio il Messico, ma nella zona opposta, a Sud, in Chiapas confine con Guatemala) , nel continente latino americano, che ha dato tanto al Mondo, che ha dato tanto alla Chiesa Cattolica, dalle Reducciones dei Gesuiti, alla Teologia della Liberazione, fino a Papa Francesco.
Citta' tranquilla San Diego, ordinata, pulita, con un clima magnifico, come in tutta la California del resto, ma forse qui ancora meglio, la massima non arriva ai 26 gradi, la minima non va' mai sotto i 15 gradi, neppure in inverno.
Oggi sono stato sul Pacifico, rientrando in dowtown San Diego, sul treno ho scorto solo sguardi di latinos, latinos statunitensi, con uno di questi, mi sedeva di fronte, ho conversato: di origine messicana e' cittadino statunitense da piu' di dieci anni, per gli Stati Uniti ha servito nell'esercito, proprio in Italia, a Vicenza, caserma Ederle.
Cittadina tranquilla San Diego, la migliore che ho visitato fin ora qui negli Stati Uniti, abitata prevalentemente da latinos, come a dire che i muri servono a poco, o forse no.
Perche' se e' vero che qui sembra di essere gia' nel continente latinoamericano per via della popolazione, e' altrettanto vero che qui regnano tranquillita', sicurezza e ordine, mentre a pochi chilometri da qui pare ci sia una situazione fuori controllo per via dell'illegalita' (Tijuana e' considerata una delle citta' piu' pericolose al Mondo), e di vera e propria emergenza umanitaria legata all'immigrazione, come mi hanno scritto dalla missione in cui mi inseriro'.
Attraversero' domani una delle porte principali di comunicazioni tra Sud e Nord del Mondo, dove si incrociano destini di speranza e di fallimenti, di male e di bene,
destini che, inevitabilmente, riguardano anche chi e' lontano dalla frontiera.
Sorvolando gli States, da Detroit a Las Vegas, lasciando l'azzurro intenso del lago Michigan, si sovrasta il verde infinito delle praterie e dei granai del midwest, prima di arrivare sulla piana di Las Vegas, citta' che pare spuntare all'improvviso nel bel mezzo di un arido deserto: a Las Vegas, la temperatura in questo periodo e' superiore ai 40 gradi.
Sin City, citta' del peccato, da visitare giusto per qualche ora, perche'- seppure la ricchezza della citta' sia esibita con stile, tanto da non risultare pacchiana in un contesto cosi' eccessivo- il ritmo frenetico e perpetuo della macchina del divertimento risulta prolisso, ripetitivo, monocolore.
Usciti da Las Vegas e' il nulla, deserti e praterie che paiono non aver fine, ma d'altronde gli spazi e le distanze enormi sono gli elementi naturali e distintivi dell'America.
Viaggi lunghi con bus, faticosi, o forse no per uno che ha viaggiato in Africa: gia' L'Africa, ieri mentre rientravo dal Grand Canyon stavo riflettendo su quanto mi sia entrata dentro, tanto da rendere quasi innocui anche viaggi in posti meravigliosi.
Scrivo da San Diego, sul Pacifico, in attesa di ritornare, dopo dieci anni (l'ultima volta fu' nel 2006 in Nicaragua e Costa Rica, mentre l'anno prima visitai proprio il Messico, ma nella zona opposta, a Sud, in Chiapas confine con Guatemala) , nel continente latino americano, che ha dato tanto al Mondo, che ha dato tanto alla Chiesa Cattolica, dalle Reducciones dei Gesuiti, alla Teologia della Liberazione, fino a Papa Francesco.
Citta' tranquilla San Diego, ordinata, pulita, con un clima magnifico, come in tutta la California del resto, ma forse qui ancora meglio, la massima non arriva ai 26 gradi, la minima non va' mai sotto i 15 gradi, neppure in inverno.
Oggi sono stato sul Pacifico, rientrando in dowtown San Diego, sul treno ho scorto solo sguardi di latinos, latinos statunitensi, con uno di questi, mi sedeva di fronte, ho conversato: di origine messicana e' cittadino statunitense da piu' di dieci anni, per gli Stati Uniti ha servito nell'esercito, proprio in Italia, a Vicenza, caserma Ederle.
Cittadina tranquilla San Diego, la migliore che ho visitato fin ora qui negli Stati Uniti, abitata prevalentemente da latinos, come a dire che i muri servono a poco, o forse no.
Perche' se e' vero che qui sembra di essere gia' nel continente latinoamericano per via della popolazione, e' altrettanto vero che qui regnano tranquillita', sicurezza e ordine, mentre a pochi chilometri da qui pare ci sia una situazione fuori controllo per via dell'illegalita' (Tijuana e' considerata una delle citta' piu' pericolose al Mondo), e di vera e propria emergenza umanitaria legata all'immigrazione, come mi hanno scritto dalla missione in cui mi inseriro'.
Attraversero' domani una delle porte principali di comunicazioni tra Sud e Nord del Mondo, dove si incrociano destini di speranza e di fallimenti, di male e di bene,
destini che, inevitabilmente, riguardano anche chi e' lontano dalla frontiera.
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