sabato 1 novembre 2025
Un Intervento Di Routine, E Ciò Che Scalda O Che Raffredda La Vita.
"Una semplice operazione chirurgica, un intervento di routine", afferma il personale sanitario dell'ospedale di Como città. Ed in effetti, l'intervento lì effettuato sul sottoscritto, risulta breve e veloce, preciso ed efficace, riparando una piccola porzione del mio corpo che si era "lasciata andare" in una posizione insana e potenzialmente pericolosa. Un giorno e mezzo di degenza: l'ingresso in una camera doppia, pulita ed esteticamente ineccepibile, con vista Castello Baradello, poi la misurazione dei parametri vitali, la vestizione, l'ingresso in sala operatoria, l'anestesia locale, l'operazione chirurgica (durata meno di un ora), una quindicina di minuti di "decompressione" in una sala adiacente a quella operatoria, ed infine il rientro in reparto ed il post operatorio. Un intervento di routine dicono, dice il personale sanitario. Eppoi, penso, cosa vuoi che sia: nell'esperienza personale di vita ho visto- non con gli occhi di un paziente lì ricoverato- ospedali nel "sud del mondo", Est Africa in particolare, ospedali pubblici, che se ci entri per una piccola ferita rischi di uscirne più malconcio di come ne sei entrato. Ed allora, pensando alla pulizia ed all'ordine della stanza di degenza in cui ero ricoverato, all'efficienza ed alla velocità dell'operazione meccanica e delle procedure, anch'esse di routine, a cui sono stato sottoposto in questo ospedale di Como, nel Nord d'Italia, a nord del mondo rispetto alla terra africana in cui ritornerò a breve - mi viene da ringraziare, di esserne contento, di sentirmi riconoscente, privilegiato di poter usufruire di un servizio pubblico così rapido ed efficiente. Di routine, anche se la mia pellaccia, pur relativamente ancora giovane ed energica, di buona e veloce ripresa, nei due giorni successivi al ricovero, un poco ha languito. Eppoi sia mai, se mi avessero operato in Africa, altro che operazione di routine e di piccoli fastidi nel post operatorio...chissà...Qui a Como, nel nord, e' routine, ripetono. Una routine- lo scrivo non per sfizio o perché cacciatore di "pelo nell'uovo"- che però mi ha lasciato, oltre ad una fisiologica piccola cicatrice nel corpo, una sensazione di freddezza. Sarà pure routine, tanti contesti e tante situazioni lo diventano, ma cos'è una routine senza un po' di calore, quello delle relazioni umane e di comunicazioni non fredde, che non siano solo formali e tecnicistiche? E non intendo che in ospedale mi aspettassi una carezza, ma almeno una buona parola, una parola di incoraggiamento, ma anche una battuta allegra, od un più diretto "come stai?" sarebbero bastati, credo, a portare un po' di calore, dentro di me, dentro stanze pulite ed efficienti. Nulla di tutto ciò: semmai freddezza, ed anche -uso forse un'iperbole, il sentirmi un po' in un processo efficiente ma deumanizzante. Come un numero. Quegli stessi numeri che peraltro fotografano una realtà impietosa nella sanità pubblica italiana, con sempre più carente personale sanitario a far fronte ad una vera e propria bomba demografica di anziani, ovviamente fragili e bisognosi di cure. A proposito di boom demografici - non per divagare ma perchè tutto è connesso, anche negli opposti - boom non di anziani, ma al contrario di giovani e di nuove nascite: l’Africa di cui ho esperienza e di cui scrivo e' nel pieno di questo boom, che certo non può che influire su ciò che avviene ed avverrà anche in Italia, anche se i due mondi sono così lontani e differenti, con dinamiche persino opposte, ma tutto è relazione, appunto. I numeri sono numeri, sì, ma per quanto veri ed affidabili, non credo bastino ad intuire e forse anche comprendere un po' di realtà. Credo ci sia dell'altro in questa freddezza che ho sentito, che non sta certo, penso, solo negli ospedali, ma anche nelle case, nei luoghi di lavoro, nella società tutta, dominata com'è dall'efficientismo, dalla tecnologizzazione, dall'isolamento e dalla frammentazione, a comporre un quadro, e delle stanze, forse un pò troppo fredde. Rimango con questo miscuglio di sentimenti contrastanti, di gratitudine per l'efficienza del servizio che ho sperimentato, per il buon esito dell'operazione, ma parimenti di freddezza che ho percepito. Consapevole che ognuno di noi può fare qualcosa, la differenza, in ogni luogo di vita, per scaldare, attraverso relazioni sane e di cura, gli ambienti, le stanze, specie quelli in cui più ci sono bisognosi.
Giuseppe Mantegazza
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)

Nessun commento:
Posta un commento