Come se non pagassimo un prezzo: all'incuria, alla mancanza di attenzione e di rispetto, alla mancanza di senso civico, all'incapacità a costruire relazioni sane e che non siano meramente utilitaristiche, come quelle che abbiamo con il mare, buono per rinfrescarci nelle torride giornate estive, e buono perché trasformato in un banchetto di pesci per la nostra insaziabile voracità.
Ed invece Il prezzo c'è, eccome se c'è, ed è altissimo, e non riguarda solo il mare, trasformato in spazio di prelievo disforme di pesci e di risorse, contenitore di plastica e rifiuti, come peraltro lo sono diventate alcune spiagge qui a Palermo dopo le sbornie delle feste d'Agosto, nonostante la necessità della sordina e di evitare gli assembramenti, visto lo stato di emergenza ancora in atto per la diffusione del virus.
Riguarda noi, gli spazi che viviamo, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo: il prezzo e' il degrado nelle strade, le opere pubbliche mai completate, gli ecomostri, l'acqua dei rubinetti non potabile ed a intermittenza.
Il prezzo è ospedali e scuole fatiscenti, tempi di attesa per cure mediche indicibili, buche e voragini nelle strade, rifiuti sui marciapiedi, asfalto divelto.
Eppure basterebbe poco, un poco che costa tanto, ma che converrebbe, perché non ci sono altre vie possibili per il bene.
I sistemi corrotti si reggono sui ricatti, sulla sudditanza, sulla deresponsabilizzazione, la nostra.
Sull'inganno, sull'elevare a riferimenti vincenti modelli aggressivi, violenti, arroganti. Ci facciamo ricattare dai vizi e dalle debolezze, ci facciamo sedurre dal brutto e dai bulli, dalla mediocrità, ci facciamo ingannare dal facile e subito.
Diamo retta alla pancia, in questo circolo vizioso che alimenta ignoranza, sottosviluppo, malapolitica ed oltre, fino alla corruzione ed alla criminalità, anche e soprattutto quella organizzata.
Eppure basterebbe scegliere, l'uomo sceglie sempre.
Certo, per fare scelte il più libere possibile, bisogna faticare, sforzarsi di comprendere, avere consapevolezza, di se stessi in primis, si tratta di non prendere tutto ciò che ci arriva e che ci viene proposto, di discernere cosa è dannoso e cosa chiude nel vizio e nel cortocircuito, si tratta di essere sufficientemente liberi e lucidi, capaci di rifiutare il percorso più facile, quello che inevitabilmente ci riporta sempre al punto di partenza.
A renderci degni e migliori sono la fatica della ricerca, il coraggio di iniziare un cambiamento, il non dare per scontato modelli e comportamenti, anche culturali e persino antropologici, dannosi, per noi e per gli altri, siano essi i nostri vicini più prossimi od i lontani.
Essere consapevoli che tutto è in relazione, che tutto ci riguarda. Globalizzare la responsabilità e la solidarietà, non l'indifferenza.
Allacciare le cinture, arrivare puntuali ad un appuntamento, non buttare cartacce in strada, non lasciare rifiuti in spiaggia.E' provocante, in proposito, vedere bambini e ragazzi, che più di altri dovrebbero già aver sviluppato sensibilità civica ed ecologica, buttare rifiuti mentre giocano al campetto della parrocchia nel quartiere del Borgo Vecchio qui a Palermo, rivendicando persino il gesto, in senso di sfida, forse anche di rabbia, di frustrazione e mancanza di speranza.Eppoi ancora non parcheggiare dove non è consentito, per non essere da ostacolo ai pedoni, ai ciclisti, perché la mancanza di senso civico va inevitabilmente a colpire tutti, specialmente i più deboli, gli anziani, i disabili, i bambini. Non per perfezionismo o senso del dovere ma per amore, rispetto, misericordia, che poi fanno la conversione, o meglio è l'autenticità della conversione a farli. Non solo rispettare e non prevaricare, soprattutto curare: non per legalismo ma per viva sensibilità (spesso pare invece che l'unica autorità riconosciuta sia quella punitiva, in una dinamica molto infantile che crea lo stereotipo del gioco di "guardia e ladro" e che crea una sorta di deterrenza passiva e di facciata, a proposito e ad esempio, il più delle volte per placare i litigi e gli accenni di rissa che puntualmente si creano alla fila per ricevere il pranzo alla mensa Caritas, l'unico richiamo ascoltato e compreso pare sia la minaccia di far intervenire i carabinieri). Non c'è processo virtuoso che non venga dall'uomo e che non ritorni all'uomo, in termini di bene e di crescita. E non c'è percorso autentico di cambiamento delle strutture che non parta da noi, dal nostro quotidiano, da come lo viviamo, dalle sensibilità, cure ed attenzioni da cui ci facciamo abitare, e dalle conseguenti relazioni ed azioni che costruiamo.
Eppoi contemplare il bello e ciò che sa d'infinito, l'orizzonte del mare, un cielo dipinto al tramonto, dipinto nell'oscurità della notte da nitide stelle e da una luminosa luna.
Contemplare ed ascoltare note armoniche: credo che il bene e la rigenerazione partano da lì.
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