sabato 22 agosto 2020

In Uscita, Anche Se Incidentati(In Bicicletta)

 L'altro ieri, purtroppo, ho avuto una brutta caduta in bicicletta mentre andavo a prestare servizio alla Caritas (sono inserito in progetti contro le povertà, a sostegno dei senzatetto e delle donne vittime di tratta).

L'imprevedibilità della vita, di un sasso sul percorso, l'incuria in cui versano alcuni marciapiedi, una mia distrazione, forse una dose minore di prudenza rispetto ai miei primi spostamenti in bici qui a Palermo: il botto è arrivato improvviso, violento.

Non ho fratture, grazie a Dio, ma davvero l'ho vista brutta, poteva andarmi peggio. Palermo non è una città facile, ma poteva accadere ovunque. 

La caducità della vita.

Ho passato tutta la giornata dell'altro ieri in ospedale: arrivato alle 11 del mattino, sei ore di attesa per essere medicato, quasi otto ore prima di essere sottoposto a tac e radiografia (che hanno escluso fratture o problemi interni), dimesso all'una di notte. 

Tra le altre cose, se non mi fossi tolto personalmente dal braccio la flebo, ben un ora dopo che la boccetta aveva finito di travasare il suo contenuto (antibiotici) in vena, sarei ancora lì, in mezzo al corridoio dell'ospedale, aspettando chissà cosa e chissà chi.

 Tra i ricoverati, ed i loro familiari in attesa, pareva che chi gridasse più forte e con prepotenza guadagnasse maggiori attenzioni, anche tra il personale ospedaliero. Non li biasimo, anche se temo, per esperienza non mi stupirei, che gli stessi che gridano a squarciagola l'indignazione e la rabbia, per le lunghe e provanti attese delle cure, siano poi quelli che sgamano qua e là, che coltivano solo il proprio orticello,  che magari votano per quei pseudo politicanti- affaristi che tagliano i fondi al pubblico e che magari s' intascano pure qualche tangente.

"Vita mia morte tua": la guerra, anche quella tra poveri, o meglio contro i poveri,  alimenta  business. Qualcosa non funziona, c'è un sistema perverso che esclude, che non fa funzionare bene le cose proprio lì dove dovrebbero funzionare bene, perché al servizio di tutti, specie quando piu' deboli, sofferenti e fragili. E, beninteso, non è una questione che riguarda solo il Sud d'Italia (od il Sud del Mondo): la Lombardia ed il Michigan, la mia terra d'origine e lo stato USA in cui ho vissuto nel 2016,  rispettivamente la regione piu' ricca e produttiva d'Italia e lo stato americano tra i più ricchi e produttivi, contano numeri spropositati di morti per virus covid 19, soprattutto tra i più deboli, gli anziani, i malati, i senzatetto, le minoranze che vivono nei ghetti di Detroit.


Sono un po' ammaccato,  ma in quelle ore passate in ospedale ho visto passare casi ben più gravi del mio: anziani stremati e morenti, uomini con traumi gravi da incidenti, eppoi almeno una giovane che, pare, avesse tentato il suicidio. Il mio pensiero è soprattutto per loro, e per gli "ultimi" che servo nelle attività qui a Palermo. Provo sempre grande empatia ed affetto per loro, gli scartati della società. La sofferenza accomuna l'umanità, offre la possibilità di stringerci, di avvicinarci, di  avvicinarci al Dio della pace, della giustizia e della misericordia. Almeno per chi ha il coraggio di aprirsi e di osare la speranza.

E di osare l'inclusione e la solidarietà contro la cultura dello scarto, quella di cui e' ammalato il mondo che viviamo.

Nelle ore di attesa, su quella sedia di un ospedale palermitano, pensavo anche alle guerre, a questo assurdo che provoca ancora piu' danni e ferite, ancora più dolore e distruzione ad un'umanita' che, al contrario, necessita e ha desiderio, nel suo intimo più recondito, di bellezza ed armonia, di rigenerazione e vita: e' di ciò che hanno sete l'uomo ed il creato.

Ma in definitiva, lì in ospedale, l'acqua fresca c'era: rappresentata dal personale ospedaliero che si prodiga oltre le proprie possibilità e nonostante tutto, nonostante un sistema che non funziona come dovrebbe, rappresentata dai tanti gesti di gratuità tra i degenti, dalle struggenti carezze dei figli ad una madre sfinita e stremata, dall'abbraccio d'amore di due giovani fidanzatini, lui con la gamba rotta, lei avvinghiata a lui sul lettino in corsia.

Quanta solidarietà, quante braccia e mani tese in aiuto! 

Quanto bene, si, ma anche quanta necessità che questo bene sia annunciato, conosciuto: l'umanita' chiede più che mai che si parli e che si faccia  testimonianza viva ed incarnata di ponti e di speranza. 

"Meglio una Chiesa incidentata ma in uscita che una Chiesa malata di chiusura" va ripetendo Papa Francesco da inizio pontificato.

C'è bisogno di uscire, in mezzo ai poveri, negli ospedali, sulle strade, anche se sono malmesse e si rischia di cadere. L

L'umanitàe' assetata, in spasmodica ricerca di ristoro di acqua fresca.


Ps. sono in piedi, fiducioso, in attesa di ripartire. Con la consapevolezza sempre più viva e radicata in me che la vita la si assapora e la si vive in pienezza se viene trasformata in dono, regalo, servizio, per noi e per gli altri, per qualcosa di piccolo e vicino (magari l'ultimo tra i senzatetto), e allo stesso tempo per qualcosa di  immenso ed infinito.