giovedì 28 dicembre 2023

Ultimo Dì Di Tirocinio Ospedaliero E La Scommessa Su Dio.

Concluso oggi tirocinio in ospedale Valduce di Como: e' stata, non lo nascondo, un'esperienza faticosa, in un ambiente non poco affaticato. Il contesto sanitario soffre ovunque, di una sofferenza strutturale, in cui a "pesare" sono soprattutto i tagli economici e di bilancio, con il conseguente sottodimensionamento del personale, che nelle zone di confine con la Svizzera - paese che garantisce anche tripli salari per chi oltrepassa la frontiera per lavorare in ambienti sanitari come infermiere/ operatore sanitario- costituisce vera e propria emergenza. E Como, oltre ad esserlo - città di confine italo/elvetico -mi pare porti già con sé fatiche profonde, credo anche antropologiche, storiche, che ne fanno, a mio sentire, un luogo non facile alle relazioni, anche diffidente. Sarà la morfologia di un territorio-conca, tra lago e montagne, che si "separa" da ciò che ne è fuori, sarà una certa storica separazione/ opposizione, di potere, militare, religiosa (intendendo per quest' ultima l'appartenenza ad una sua diocesi, che ha anche combattuto con quella ambrosiana nella guerra decennale di fine 1100) dalla vicina (ed aperta) Milano, che peraltro ha sempre cercato di "inglobarla", sarà l'essere luogo di transito su una via verso una frontiera, vicina quella geografica - amministrativa (Ponte Chiasso-Chiasso), un po' più a nord quella culturale-linguistica (al di là del Passo del San Gottardo, ad Andermatt, canton Uri, la lingua ufficiale è quella tedesca), ad averla forgiata in questo modo. D'altronde l'ambiente forgia l'animo, l'ambiente (antropologico/storico/culturale/ familiare) consegna bellezze, carismi, ma anche ferite profonde, che a volte neanche si vedono o che si vogliono vedere. Lo concludo oggi, il servizio al Valduce, accompagnando una salma di un uomo di mezza età, dal sesto piano, reparto cardiologia- il luogo dove ho trascorso una buona parte del tempo negli ultimi due mesi, in cui quell'uomo stamattina alle 5 è "passato via da questa vita " - al seminterrato, in cui giacciono le salme (quattro nella giornata di oggi) in attesa delle pompe funebri. Le grida di disperazione dei parenti - compresa la madre- del defunto, sono per me echi che compongono ciò che sento essere nel mio cammino, una scommessa su Dio, come nella celebre "scommessa" di Pascal, vale a dire quel puntare su Dio, sulla vita eterna che è nel suo amore, puntare sullo spirito, perché la carne, oltre che debole, si consuma velocemente, passa, finisce, scompare. Polvere siamo, polvere ritorniamo: "Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris" dal lat."Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai". Siamo polvere, terra, argilla, ma se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio diventiamo una meraviglia, "Siamo polvere nell’universo. Ma siamo polvere amata da Dio" come ricorda Papa Francesco; ricordando, ricordandoci, di vivere in pienezza, ossia nell'apertura a relazioni sane e di cura, nella consapevolezza, nella generosità e disponibilità al prossimo, nella gratitudine, nell'amore in definitiva, in ogni istante che ci è concesso (se esiste l'amore allora esiste Dio" citando ancora Pascal). Ps: Non ho mai rivendicato, non avrebbe senso per me, il mio essere nato e cresciuto a Milano, città che ho sempre trovato un pò claustrofobica, così com'e' cementificata, però ringrazio Milano per la sua apertura di cui mi sono impregnato, e che porto con me, ovunque andrò. Ps 2: un raffronto che forse non ha senso, oppure chissà, la Diocesi Di Milano ha avuto come guida piu' longeva quella del Cardinal Martini, profeta della Chiesa e dell'universalità della Chiesa, mentre quella di Como ha avuto come guida, tra le più longeve, quella del Vescovo Maggiolini, più e meno vicino, se non anche ispiratore, di movimenti identitari, di rivendicazione localistica e separatistica, che ci sia una relazione? Un caro saluto. Giuseppe Mantegazza
Alessandro Maggiolini il 19 marzo 1990 è insediato a Vescovo di Como. Rimase alla guida della diocesi lariana per quasi 18 anni, fino al 2006 Carlo Maria Martini, Gesuita, è insediato all' Arcidiocesi di Milano il 6 Gennaio 1980. Rimase in carico fino al 2002

sabato 23 dicembre 2023

Miracolo Di Natale, Buona Nascita.

Per secoli l'affresco di Piero Della Francesca "Madonna del parto" (foto in allegato) e' stato cosiderato un'immagine scomoda e inadeguata del miracolo di Natale. Invece non conosco immagine piu' toccante dove l'apprensione, il coraggio e la dignita' della partoriente sono rappresentati meglio. Genna in amarico (lingua semitica della cara ed amata Etiopia) significa Natale, ma anche "non ancora" . Il mondo e' ancora pieno di dolore e distruzione, ma c'e' una speranza dopo ogni travaglio...buon cammino Giuseppe

domenica 17 dicembre 2023

Vita Piena, Buon Compleanno Papa Francesco

Un Papa profetico, che denunciò di guerra mondiale combattuta a pezzi sin dall'inizio del suo Pontificato; un Papa umano, capace di umanizzare. Che poi, umanizzare è curare, è portare, testimoniandolo, uno sguardo di bene profondo ed illuminato - spontaneo ma cercato e voluto come una carezza - sulla vita, su ciò che vi/ci accade, negli eventi, nelle relazioni soprattutto. Ed allora un augurio di vita ancora piena a Bergoglio, ed a noi, se capaci, coi nostri limiti, di seguirlo, di seguire ciò che lui indica, il desiderio (nostalgia delle stelle) di Dio. L'augurio di portare e trasmettere il bene, quel bene che illumina, che "scompiglia", che cambia, cura ed umanizza, e che ha un prezzo: quello della libertà- la via maestra per cambiare e liberare i cuori, liberare il mondo. Allora, cari cari auguri al Papa Francesco💓, uomo libero, illuminato, in cammino con noi verso le stelle, verso Dio... PS la foto la scattai in Vaticano pochi mesi dopo la sua elezione, era il 2013. Lo vidi poi in altre occasioni, in Africa(a Nairobi ed in Uganda), a Sarajevo...quanto entusiasmo e quanto affetto x lui!

venerdì 24 novembre 2023

Femminicidi, Rabbia Che Esplode E Società Sfilacciata

Rabbia che esplode, battaglie ideologiche da una parte e dell'altra, ed il solito "piove Governo ladro": il rischio è che la Società- rispetto a casi drammatici di cronaca trasformati in "casus belli" - si sfilacci ancora di più. E che si polarizzino le vedute tra chi - da una parte, vorrebbe “rompere” e “far crollare” un sistema, anche patriarcale, che ha tenuto (in tante parti del mondo lo fa ancora) insieme le società - e chi dall’altra, a fronte di un nuovo che nella prassi non è chiaro, si richiude ancor di più al cambiamento, rigettandolo, non solo non affrancandosi da “vecchi paradigmi”, ma rivendicandoli come gli unici- anche se spesso nell’ipocrisia, nella superficialità, nell’imposizione dei ruoli “patriarcali”- a dare sicurezza in un mondo così incerto e liquido. Succede anche nella Chiesa: quante resistenze e chiusure al nuovo corso “liberatorio” avviato da Papa Francesco. “Cambia il mondo se cambio personalmente”: giusto chiederli, sapendo però che i cambiamenti, personali in primis, sono processi che richiedono tempi lunghi, che saranno sempre un pò incompiuti, e che si generano non solo in movimenti culturali e sociali di liberazione ed emancipazione, ma anche in dinamiche antropologiche. Vedo e sento tanta rabbia in giro, frustrazioni, incapacità a guardarsi dentro per edificare se stessi, edificando così relazioni sane e di crescita: donne arrabbiate con uomini che loro stesse hanno "scelto"...uomini arrabbiati con donne. Ed allora si preferiscono i gatti, i cani, i conigli, accudendoli come fossero bambini. Quante separazioni, quante divisioni, quanti illusori rifugi! In noi stessi prima di tutto. Il rischio, rispetto all’ultimo caso di cronaca di “femminicidio”, è sempre lo stesso, e cioè che si parli per onde emotive, che si cerchino capri espiatori, che si facciano battaglie preconcettuali ed ideologiche, in cui in realtà si nascondono frustrazioni e rabbie più intime e personali. Ma che si facciano queste battaglie culturali e sociali, e politiche di conseguenza! Però che partano e che arrivino nel profondo dell'essere umano e della sua aspirazione al bene: la donna e l'uomo sono spirito oltre che corpo...e sono diversi, complementari credo. Una società senza padri muore, perde “orizzonte”, perde lo sguardo verso la “frontiera”: se manca un padre tutto è difficile, in salita, come peraltro se manca la madre, ma per altri aspetti. Le esperienze personali vissute in Africa, nella loro semplicità (l’Africa è semplice, e proprio per questo anche diretta nel rimandare alla sostanza delle vicende umane e dell’animo umano) mi hanno dato l’opportunità di cogliere alcune dinamiche, che non assolutizzo, ma che mi pare siano "radicate", antropologiche: quando entro in un orfanotrofio i bambini mi assalgono perchè mi vedono e sentono subito come figura di padre (proprio perché gli manca quella figura, più di quella femminile con cui hanno a che fare, attraverso suore ed operatrici). Sempre in Africa, un'amica, cooperante spagnola, che ha adottato come single una bimba etiope (per la legge spagnola è consentito ai singoli ed alle coppie omosessuali di adottare bambini), ebbene tutte le volte in cui andavo a trovarla, la bambina non faceva che abbracciarmi e cercarmi, alla ricerca di una figura maschile, di padre. Viva il cambiamento, un po ' meno gli “strappi” , soprattutto in società già piuttosto affaticate. Giuseppe

domenica 19 novembre 2023

Esperienza Ospedaliera: Cura E Cultura Della Cura.

Dopo una decina di giorni di servizio all'ospedale Valduce di Como, reparto Cardiologia, mi sento di sintetizzare e di condividere qualche impressione, e, senza alcuna pretesa, qualche piccola riflessione. I ricoverati, per quanto vi riesca, nei momenti in cui è possibile, li "curo" soprattutto ascoltando le loro storie, che si "aprono" a me: e non è tanto il dolore che ne viene fuori (qualcuna- sono soprattutto donne, anche se poche- riesce a raccontarsi), quanto piuttosto - lo colgo velocemente- il loro rimando a vite vissute non pienamente, le loro, di tanti rimpianti e, spesso, di "vere" e proprie morti dentro, come epilogo di ferite non integrate, di poca consapevolezza, di attaccamenti a ruoli che ovviamente cadono come bolle di sapone, di relazioni vissute superficialmente. Una donna, A., malata terminale di tumore, ricoverata da una decina di giorni per scompenso cardiaco, che quando mi vede gli occhi le sorridono, mi raccontava dei suoi 50 anni di un matrimonio mortifero, una tomba - è lei che lo ha definito così, una “tomba” che rimane dentro di lei, da cui non si è liberata. Del matrimonio, o meglio del marito, visto la dipartita di quest’ultimo anni fa, si è invece liberata. Nel mio reparto era ricoverato anche un turista americano del Connecticut, vicino NY, lì in ospedale per un infarto che lo ha colpito a Como una settimana fa, ieri è stato dimesso. Gli sono stato "vicino", c’è stata subito empatia verso di lui, visto anche il mio trascorso negli States, rompendo un po' della sua paura e dell'isolamento che naturalmente proverebbe un ospedalizzato in un contesto “alieno”, per cultura, stile di vita, lingua, procedure mediche ed ospedaliere; T. è Cattolico, di avi italiani transitati da Ellis Island (piansi non poco quando la visitai anni fa, “l’isola delle Lacrime” di fronte a Manhattan, dove transitarono, tra fine ottocento e la metà del 900, almeno 12 milioni di migranti provenienti dall’Europa, tra questi non pochi italiani). Quando la figlia è arrivata a trovarlo in ospedale, venendo direttamente ed appositamente dagli Stati Uniti, ha lasciato mance: 20 euro al personale sanitario che incontrava in reparto. Ieri, alle 14, quando uscivo di reparto e lui, lo statunitense, stava per essere dismesso, voleva darmi, ho rifiutato, dieci volte tanto quanto la figlia aveva dato ad altri del personale, come mancia. In cardiologia, tra gli altri, vi è ricoverato un anziano che arriva dalla Valle Intelvi, uomo taciturno, visto poi che fatica ad esprimersi in italiano, che però, da quando ho iniziato a parlare con lui in un ottimo dialetto (che è il mio mother tongue, cioè quella lingua della madre - che è memoria “affettiva” che non si dimentica), ha cominciato a sorridermi, e - per come può- a condividermi un pò della sua storia, le sue paure soprattutto. In ogni caso, tutte narrazioni di un'umanità, oltre che dolorante, spesso incapace di leggere, e quindi di scrivere la propria storia. E se non si legge non si scrive la propria storia ( prima si impara a leggere poi a scrivere), ed allora è come se non si fosse esistiti: un peccato davvero, perché peccato vero è una vita non vissuta in pienezza e profondità. Peccato vero è non aver scritto, quindi vissuto, la propria storia. Ci furono, prima della “Soluzione Finale” tentata dai nazisti, non pochi "olocausti" nella storia umana, tentativi di genocidi: non pochi furono dimenticati (tra tutti quello subito dagli armeni per opera dell’impero ottomano), mentre la Shoah, appunto, rimane nella storia collettiva come sfregio estremo all'umanità tutta, rimane come storia - personale (ne sappiamo molte, cito Anna Frank, Primo Levi, Oskar Schindler) - e collettiva, che va oltre quella dello stesso popolo ebraico che l'ha subita direttamente. Fu possibile scriverne, ed esporle- non solo come letteratura, ma anche come arte, musica, cinema- andandoci dentro, attraversandole quelle storie, quella storia, attraverso riflessioni, studi, impegno e lavoro di tipo umanistico, teologico, culturale, psicologico, religioso. La Memoria, come l’acqua, è vita. (“la Memoria dell’acqua”). La storia, anche la nostra storia, la si scrive se ci “accompagnano”, se vi entriamo in profondità, se la attraversiamo, soprattutto se attraversiamo le ferite profonde che ci definiscono, a volte che ci precedono (quelle che ereditiamo dal contesto storico/sociale/familiare), ferite che- se integrate- liberano energia positiva e di vita, ci fanno risorgere da morte a vita nuova. Scrivere e raccontarsi, attraversando anche valli oscure, proprio come fa il fiume, è portare gocce d’acqua (siamo noi queste gocce) nel mare dell'eternità. È diventare eterni. La Bibbia è storia eterna. Lo sono la storia della Torah e quella del Corano, lo sono Il Tao Te Ching (libro sacro del taoismo) ed Il Tripiṭaka (libro Sacro buddista), lo sono altre opere religiose e non, - letterarie e non- divenute immortali nelle culture occidentali ed orientali, asiatiche, americane, africane. Vorrei concludere tornando alla cura, visto il tema ospedaliero, o meglio alla “cultura della cura” piu’ volte esortata e sollecitata da Papa Francesco entro un concetto ampio, vero, olistico, di dignità fisica, ma anche d’integralità nella sua fondamentale componente psico -relazionale e spirituale che è nell’essere umano: “cura” che corre il rischio di “ridursi” sempre più, in occidente soprattutto, a dei “meri” paradigmi tecnici-sanitari-farmacologici- che in diversi contesti sono già diventati ideologia, che, come tale, inganna e “delude” il cuore dell’uomo, che è invece- nel suo più recondito sacrario- alla ricerca di verità, di un amore autentico ed unico, il solo a donare l’eternità.

A Me, A Te, Al Vento...

A me, a te, intrepido navigatore, solitario camminatore, instancabile pedalatore, che cerchi risposte nell'inquieto vento. Il tuo inquieto cuore risposte non troverà, ma il vento, ne sono certo, le mie domande accogliera'. Accogliera' il mio grido, la mia rabbia, il mio dolore, il mio amore, e di rimando questo mi dirà: che salvi te stesso solo se salvi il mondo, e che salvi il mondo solo se salvi te stesso. E ti salvi, e lo salvi il mondo, se al vento le domande le porrai, se a lui rimarrai aperto, accogliente, gentile, se non rimarrai chiuso in piccole e soffocanti circolarità; e ti salverai, e salverai, se a lui chiederai verità, e delle mezze verità- quelle di un ipocrita benessere, di una ottusa autosufficienza- non ti accontenterai. Oggi ho salvato il mondo, oggi ho salvato me stesso, ho accarezzato l'umanità, la mia, quella del mondo, ed il vento, inquieto e ribelle, non è che lieta armonia al mio cuore. ( foto da Brunate)

lunedì 4 settembre 2023

Rimane Solo L'Amore

Rimane solo l'amore, l'umanità di piccoli - eterni - gesti: carezze, abbracci, sorrisi, parole sussurrate, pensieri (e sguardi) benevoli, che diventano Speranza, oltre le distanze, oltre i confini, oltre i muri -i mei interni- quelli esterni. Ricordare è portare al cuore: Il mio cuore vacilla, ma è ancora lì, che batte, per questa vita, per questa ferita - disgraziata- meravigliosa umanità.
Giuseppe

L’Africa Non Esiste...

L’Africa non esiste...esiste un'emozione che è preghiera: di vita eterna, di silenzi infiniti; di "Sia la luce" che viene all'alba, di tramonti in cui, se si rimane in ascolto, credo ci è concesso di comprendere qualcosa in più sul mistero della vita, sul mistero di Dio. Sul mistero del cielo, della luna e delle stelle, che qui sono più vicine, più nitide, brillano di più.

Una suora anziana, un orfanotrofio, e la Chiesa che fa la Chiesa.

Una suora anziana, un orfanotrofio, e la Chiesa che fa la Chiesa.

"Che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuirvi con un tuo verso" Walt Whitman

" Cosa c’è di buono in tutto questo, oh me, oh vita? Che tu sei qui – che la vita esiste, Che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuirvi con un tuo verso" Walt Whitman

Un Granello Di Polvere Nell'Universo, Amato Da Dio...

Sono un granello di polvere nell'universo, però amato da Dio...
Buona Domenica da Zway, Rift Valley etiopica, la culla dell'umanità. Qui accolto da una terra madre da cui mi sento nutrito, da un missionario che è x me padre e fratello, da un'umanita' viva e che mi dà vita! "L'Africa" celebra perennemente vita, e' energia perenne di vita! C'e' una povertà estrema, a cui non mi ci abituo, anche estrema violenza (non è raro che le persone letteralmente qui si scannino, convinte di riportare giustizia... un pò come la folla che era pronta a lapidare l'adultera, ma adultera di chi? Dov'era l'uomo? Gesù, presente, fermò la prima pietra...). Il governo centrale, da Addis Ababa, sta inviando militari a Sud, anche qui in Oromia, una delle tante regioni- polveriere d'Africa... dove le violenze etniche si stanno ravvivando, ma estremi sono soprattutto i sorrisi e la Speranza (foto). E' esperienza rigenerativa per me, di gioia ed amore, e c'è profonda armonia, qui, in me: è la meravigliosa esperienza dell'entrare nel mistero della vita, "la sottile linea"... La sottile linea, tra l'accettare, o meno, una povertà- pugno allo stomaco- di donne, uomini, bambini, e di cani che sbranano carcasse di cani per non morire di fame. La sottile linea tra l'indifferenza ed il cambiamento, il mio, che è difficile, ma ci credo ancora! La sottile linea tra ciò che è un dono -che porto- ed il donarmi; la sottile linea tra ciò che brucia me, e ciò che arde in me, tra l'amare- male al modo mio- ed il lasciarmi amare, cioè l'aprirmi alla grazia: qui sento di aprirmici. La sottile linea tra l'urtare e l'accarezzare, tra lo stuprare (la mondanità è "regolata" da relazioni di stupro), ed il fare e praticare l'amore. La sottile linea tra la mia zizzania ed il mio grano, tra l'essere ferito- ed accettarlo- ed il ferire, la sottile linea tra la terra, in cui sono qui impantanato, ed il cielo, a cui aspiro. La sottile linea tra l'essere nell'oscurità, od un puntino luminoso nell'oscurità. La sottile linea tra la morte e la vita, tra ciò che è vita o morte in me, con me, e che porto, nel mondo. Sono contraddizione, sono paradosso, sono vita,qui in abbondanza, sono io quella "sottile linea", Giuseppe. Buona vita, soprattutto siate presenti alla vita!

martedì 22 agosto 2023

Nuova Alba, Da Dove Il Cammino E' Iniziato

" In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.  Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo" Genesi, 1, 1-5 (La Creazione) Nuova Alba, Da Dove È Iniziato "Il Cammino". Arba Minch all'alba: colpì non poco lo scrittore polacco Ryszard kapuscinski, che in "Viaggio con Erodoto", uno dei suoi libri più celebri, dalla veranda del Bekele Molla Hotel (dove mi trovo adesso), scrisse che "un uomo qui si sente il re dell'universo". Chissa', in effetti lo sento anch'io, non di essere un re, ma di essere nella pienezza dell'universo, nella pienezza della vita e del suo mistero, nella pienezza di un tempo che qui sembra non esistere, tanto è lento, dilatato, legato al movimento del cielo, del sole, della luna, dell'acqua. Il resto - alla vista, all'udito, al pensiero, non al cuore - in me è immobile, quando lo sguardo inevitabilmente va oltre il verde delle foreste collinari, oltre l'istmo (chiamato, non a caso, "il ponte di Dio") che separa i due laghi su cui "poggia" Arba Minch, i laghi Chamo e l'Abaya, nella Rift Valley etiopica, la culla dell'umanità. A "rompere" il silenzio dell'eternità, solo il fischiettio degli uccelli, tra cui diverse specie di rapaci, nel loro suggestivo planare nel vento. Arba Minch è certamente parte dell'origine, parte meravigliosa della culla dell'umanità, parte della creazione, della vita creata dall'acqua. Arba Minch, in amarico, che è lingua semitica come lo sono l'arabo e l'ebraico, significa quaranta sorgenti. Sorgenti di vita. Questo "luogo" di estrema periferia geografica, distante quasi 500 km a sud dalla capitale etiope, immerso in una natura selvaggia ed incontrastata, lo conobbi perché suggeritomi da due avventurieri incontrati in una missione. Quando vi arrivai la prima volta, mi stupii di vedere diversi americani aggirarsi per il "villaggio": erano contractors e militari della US Air Force, impegnati nella base di droni - che il Pentagono aveva voluto per colpire gli Shabab in Somalia - costruita in un'area dell'aeroporto civile. Go, strike and turn back (in Arba Minch), nella "guerra dei droni" al terrore, voluta dall'amministrazione Obama. La base fu operativa per cinque anni, venne chiusa nel 2016. In cuor mio sapevo che quei droni, visti più volte decollare e volare verso i targets designati, ed il loro ronzio, sarebbero stati disturbi temporanei, insignificanti, rispetto a questo angolo di mondo eterno, fuori - o dentro pienamente nella sua eternita'- dal tempo, angolo di mondo in una periferia estrema, ma che è centro, origine, utero. "Cosa volete che siano" l'eternità della vita, e la sua perenne creazione, in confronto ad aerei senza pilota, pur sofisticati (e costosi), progettati da uomini per uccidere altre persone: la vita è, e rimane, eterna, la morte- accompagnata spesso da perversi e sofisticati sistemi- solo una temporanea brevita'. Qui ad Arba Minch, tutte le volte in cui sono stato in Etiopia (una decina), vi sono sempre ritornato, anche se solo per qualche giorno, più che altro per sedermi su una di quelle poltroncine della veranda del Bekele Molla, forse, chissà, la stessa su cui si sedette Kapuscinski (i Bekele Molla sono una catena di hotel, i primi nel paese, risalenti ai tempi del Negus, l'imperatore Haile Selassie, e praticamente sono rimasti intatti, ora fatiscenti e praticamente senza manutenzione, da oltre 60 anni), e seduto lì, in veranda, a scrutare verso quell'orizzonte dell'eternità, sentirlo, farne esperienza sensoriale, di cuore, spirituale. Viscerale: "l'Africa", nella sua essenza, non ha a che fare con l'intelletto od il raziocinio, ma è istintiva, primordiale, viscerale. Veniamo dalle sue viscere, un grembo, che è radice- la radice- anche se lontana nel tempo. E dalla veranda del Bekele Molla di Arba Minch, guardando verso la vallata dei due laghi e dell'istmo, verso l'orizzonte, sento eccome di appartenervi, a questo grembo, a questa radice primordiale. Fu proprio qui, insieme alle esperienze di volontario nelle missioni, attraverso la vicinanza agli ultimi della terra ed a quella con qualche intrepido missionario, ormai quasi quindici anni fa, che mi innamorai di questi luoghi, delle sensazioni che queste esperienze donano, o forse m'innamorai di un'idea, e su quella iniziai un cammino, a rincorrerle quelle sensazioni, anche corporee, di pienezza, armonia, liberazione. Ma dopotutto non è il dove, ma è il come le viviamo le situazioni, ed e' ciò che percepiamo, ciò che è dentro di noi, non fuori, a fare la differenza. E le idee, per quanto autentiche, il più delle volte non tengono conto dei limiti: quelli umani, i nostri, quelli delle strutture umane, specie se queste ultime sono "pesanti", lente, a volte proprio schiacciate e schiaccianti per le tante sovrastrutture che le "compongono e regolano", ed anche, per quel che ho sperimentato, dall'essenza conservatrice e rigida, soprattutto perché di potere - che se non è sinodale e basato sul "servizio", rischia di essere particolarmente manipolatorio. Volevo proprio che fosse qui, dove è iniziata, che questa tappa di cammino si concludesse: in questo mio luogo del cuore, un confine del mondo, limes - limite esterno, ma soprattutto interno, il mio limite - che finalmente ho sperimentato - in cui finisce un viaggio, parte di un cammino umano e spirituale. Pronto a ricominciare, in forme ancora non chiare, ma che si schiariranno cammin facendo, perché il cammino si apre camminando... Giuseppe

giovedì 17 agosto 2023

Kaffa, L'origine Del Caffe'

Kaldi era un pastorello, figlio di un uomo anziano e saggio, che viveva nella regione di Kaffa, nell’Etiopia meridionale. Kaldi si alzava tutte le mattine prima dell’alba, dava una mano a pulire la casa, e poi al sorgere del sole prendeva le capre di suo padre e le portava al pascolo. Giunto in un prato, si sedeva sotto un albero e si metteva a suonare il flauto, ammirando il panorama, e concedendosi qualche sogno ad occhi aperti. Spesso e volentieri, a dirla tutta, i suoi sogni erano pure ad occhi chiusi, dato che si alzava sempre molto presto e finiva per avere sonno durante la giornata. Un bel giorno, Kaldi riaprì gli occhi dopo uno dei soliti pisolini, e vide una delle capre saltellare e danzare. “Forse sto ancora sognando”, pensò tra sé, e si stropicciò gli occhi. Ma la capra continuava a saltellare piena di energia, un comportamento inspiegabile. Il pastorello continuò a pensare alla capra danzante mentre riportava il gregge giù al villaggio. Si ripromise quindi di tenere d’occhio quella capra l’indomani, per capire la ragione di quella strana euforia. Il giorno dopo, Kaldi si alzò ancora prima del solito, quando intorno era ancora tutto buio, sbrigò le faccende di casa, radunò le capre e si diresse verso i pascoli. Per tutto il giorno continuò ad osservare quella capra, che però si comportava in modo normale. Come al solito aveva molto sonno, e se non fosse stato per quella gran curiosità, Kaldi si sarebbe sdraiato sotto un albero per concedersi un po’ di meritato riposo. Sbadigliando, continuava a seguire la famosa capra, sino a quando non la vide dirigersi verso un cespuglio di bacche rosse. La capra iniziò a mangiare quelle bacche, e poco dopo prese nuovamente a saltellare e a danzare come il giorno prima. Altre capre la imitarono, e anche loro furono come contagiate dalla stessa energia. Kaldi capì che c’era qualcosa di strano in quelle bacche, e cautamente ne assaggiò una. Il sapore non gli dispiacque affatto, e ne mangiò ancora. Poco dopo, tutta la sua stanchezza era come scomparsa: non solo non sbadigliava più, ma aveva pure lui voglia di correre, saltare e ballare. Richiamò le capre e tornò verso il villaggio. Sulla porta di casa incontrò suo padre, e gli raccontò dell’accaduto, porgendogli anche qualcuna di quelle magiche bacche rosse. L’uomo, dopo averle assaggiate, si sentì addosso un’energia che ormai credeva fosse solo un ricordo del passato. Se non fosse stato un vecchio saggio e molto rispettato, si sarebbe pure messo a ballare! Quella notte padre e figlio non ebbero sonno, e ne approfittarono per parlare a lungo al chiaro di luna. Il giovane Kaldi iniziò a vendere le bacche ai suoi compaesani, che grazie ad esse sentivano di avere molta più energia per affrontare la dura vita dei pastori. In breve tempo, Kaldi riuscì a guadagnare abbastanza da comprare delle capre tutte sue, e finalmente poté permettersi di mettere su famiglia. Nel frattempo, il passaparola fece sì che l’arbusto dalle bacche miracolose si diffondesse dalla regione di Kaffa a quelle vicine, e poi ad altre un po’ più lontane, sino alla penisola arabica e oltre, mentre si inventavano nuovi modi per consumare quello che oggi chiamiamo caffè. Curiosità: In realtà, per quanto fosse davvero originario dell’Etiopia, sino alla fine dell’Ottocento il caffè non era tanto diffuso nel paese, anche perché era proibito dalla Chiesa Ortodossa Etiope. Sembra che il divieto fu cancellato su pressione dell’imperatore Menelik, gran appassionato della bevanda scura. Mentre in italiano la parola “caffè” mantiene una chiara assonanza con la regione di Kaffa (e lo stesso in lingue come inglese, francese, tedesco, turco, arabo), in amarico, la lingua ufficiale in Etiopia, il caffè si chiama “bunna” (termine che apparentemente viene dall’arabo).

giovedì 22 giugno 2023

Misurarci, I Respiri

Dopo anni passati in alcuni, non pochi per la verità, posti- sia all'estero che in Italia - mesi fa sono arrivato a Como, al cui territorio, in parte, appartengo, attraverso radici, da rinsaldare e curare, per quanto possibile. Sin da subito mi sono inserito in significative realtà di periferia esistenziale, "collocandomi" nel mio elemento piu' naturale, quello della vicinanza con gli ultimi, i più esclusi ed abbandonati, senzatetto, migranti, e da poche settimane anche anziani all'epilogo della loro vita in una RSA, provando a "servirli", ad accarezzarli possibilmente, umanizzandomi, umanizzando. Ci siamo detti - al plurale perché c'è una "struttura", Chiesa, che mi segue e che mi accompagna (che continuerò a ringraziare per tutta questa mia vita, per quello
che mi ha dato e mi da) -  di fermarmi, per un tempo. Un tempo in cui respirare, discernere, ascoltarmi, ascoltare.  Ed il fare che provo a compiere, cerca di costruirsi su quel sentire, su quell'ascolto, su quel mio respiro. C'e tanto da fare, dentro e fuori di me, ora qui a Como. Il tempo è sempre fuggevole, ma in definitiva è lui a misurarci, non il contrario. E lo fa misurandoci i respiri, anche e soprattutto la qualità di questi. Perche' tutto passa, rimane solo l'amore. E l'amore è respirare vicino all'altra/o, sostenendosi per "liberare" il respiro, elevandosi insieme. Ieri, nella RSA in cui ero di turno, sentivo gli ultimi respiri di vita di un'anziana morente, sola in una stanza: affannosi, spesi caparbiamente, purtroppo sempre più fievolmente, a cercare altri suoi respiri, a cercare più vita, e credo anche un senso, l'amore, quello che da l'eternità. Cercando Dio, a cui, senz'altro, dinanzi sarà quella donna adesso. Trovare il tempo per fermarsi in questa vita, trovare il tempo di un respiro, che sia libero, liberante. Che se lo è per noi lo è per chi ci sta vicino. Siamo respiro, siamo relazione: respiro sano è relazione sana. Anche a Como, che mi pare cittadina affannosa, di traffico, turismo, rincorse.  Affannosa, mi pare, anche nel contesto del sociale, del volontariato, che è- dovrebbe esserlo- particolarmente sensibile, al respiro, al soffio, allo spirito (stessa radice). Ed allora l'invito esteso, che è prima di tutto spirituale, e' di provare a fermarsi, anche solo per un tempo di un respiro. Sentirlo, aprirlo, sentirci, aprirci, al senso della vita, che non può certo "stare" nell'affanno. L'amore è un respiro armonioso e libero, liberante. Buon respiro, cioè buona vita! "Solo un vuoto corto respirare, a conferma che nel disamore, il fare anche se fai, resta non fatto" ha scritto una celebre poetessa, Mariangela Gualtieri.

giovedì 15 giugno 2023

Un Soffio Nel Vento.

Senza il vento nulla si muove, né foglia, né mare, né cuore. E' Il vento a muovere le mie inquietudini. Ne sono certo: c'era vento quando caddi, quando rischiai, quando m'innamorai. Di quell'amore, ma anche della rabbia, qualcosa e' rimasto lì, è un soffio -lo sono anch'io- un soffio nel vento.

mercoledì 7 giugno 2023

Il cielo Quaggiù...

"Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi invece" diceva Pier Paolo Pasolini. Nelson Mandela affermò:"Se tu permetti alla tua luce di splendere, tu inconsciamente dai agli altri il permesso di fare lo stesso. Così tu sei liberato dalle tue paure, e la tua presenza libera gli altri". Già, Il vero e più grande peccato: non riuscire a "splendere", a portare la propria luce, x illuminare così chi sta intorno, le situazioni che abitiamo. Ed allora l'augurio è di non "sprecare" le nostre vite(peccato significa proprio questo, cioè mancare lo scopo...della propria esistenza), ma di essere gia' oggi "luminosi", per illuminare ciò che arriva, ciò che arriverà domani...“Chi non ha trovato il Cielo quaggiù lo mancherà lassù” Emily Dickinson

Una Grande Anima, Alda Merini...

Le parole di una grande anima, Alda Merini, che il tanto dolore -anche quello che le hanno provocato-e' riuscita a trasformarlo in amore; che poi è la più autentica missione di ogni vita:"risorgere", a vita nuova (e piena) dalle proprie morti..."La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.Non ci esponiamo mai.Perché ci manca il coraggio di essere pienamente umani, quello che ci fa accettare i nostri limiti,che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in fortezza appunto. Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore".

Per Un Solo Infinitesimo, Donami L'Infinito!

Dio, solo per un infinitesimo, guardami, ti prego, t'invoco, ti scongiuro! Sono qui, a terra, infreddolito, rannicchiato. Mi dono, se riesco, ma tu guardarmi, se riesci! Donami un pò della tua luce, un pò del tuo calore, ma no, non voglio approfittarmene, sarebbe ingiusto, forse... e poi la tua logica non è la mia, la tua e' quella paradossale del vero bene, dello svuotarsi per farsi riempire del tuo amore che salva: salvezza ti chiedo per me! Allora, donami di sentire mia tutta la violenza che c'è in me, che c'è su questa terra, di sentirla e di rifiutarla, toglimi la mano ed il sasso con cui vorrei colpire l'adultera, soprattutto donami di riuscire a porgere l'altra guancia, con benevolenza. Assurdo per me, non per te! Donami di sentire tutte le ingiustizie, perché sia io a non essere ingiusto, Donami di essere vittima, abusata, offesa, torturata, ma poi consentimi di rialzarmi, per chiedere perché ai torturatori. Ed il perché a te, m'illuminerai con la tua misericordia. Dio, donami di essere senza tetto, ultimo tra gli ultimi, ma donami anche il coraggio e la pazienza di stare lì, tra loro, a morire con loro se necessario, ma soprattutto ad aiutarli a non morire, a non uccidere. Aiutami a togliere i sassi tra le loro mani! Donami di sentire il mio corpo fragile, di denudarlo, mostrando braccia ossute ed il mio desiderio d'amore, sono un fremito di amore. Dio, donami di sentire la fame e la sete, non per morire, ma per imparare a vivere la sobrietà del cuore. Donami il silenzio, per ascoltare e sentire quella tua legge d'amore che regola l'universo: sentire brillare le stelle e la luna nella notte, sentire l'imbrunire sulle cime innevate, lo scorrere del fiume e dei laghi, il respiro del mare, l' immortale bellezza della vita che si apre nonostante - o proprio per - l'avvicinarsi della fine, la struggente bellezza dei colori dell'autunno- e donami di sentire le fioche luci di un villaggio africano e quelle sfavillanti di Vegas nel deserto. Sentire la caduta di un pettirosso da un nido, sentire il cuore della persona che lo ha salvato, sentire che anch'io vorrei fare altrettanto! E che forse non ho vissuto invano! Donami di amarla questa mia vita, con tutto quello che contiene, ogni mio battito, ogni mio respiro, ogni tuo battito, ogni tuo respiro. Dio, per un solo infinitesimo, donami l'infinito!

martedì 23 maggio 2023

Marcia Della Pace Perugia- Assisi

La pace e' il sogno di Dio...ma non credo sia di questo nostro mondo. Credo però si possano curare un po' di ferite, almeno accarezzarle, le nostre, quelle dell'umanità. Le tante ferite delle guerre, le nostre, quelle del mondo. Nell'attesa di un amore più grande, di una giustizia più grande, che arriveranno certamente...e cmq...Il bene è sempre ostinato! Beati gli operatori di pace e beati gli ultimi! Buona Domenica di Ascensione, in marcia...da Assisi.. non fermeremo la guerra, ma sapere che c'e' così tanto bene in giro, persone x bene, impegnate...questo e' speranza! C'è speranza sulla strada avanti! Bei volti, giovani, meno giovani, anziani, bambini, famiglie, cani, gatti (no, quelli purtroppo no), allodole, tutti innamorati, della vita, di quel sogno di pace, poi chissà... Anche se un po' mi son sentito un nano tra giganti stamattina, percorrendo il primo tratto di marcia, in mezzo a...
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sabato 20 maggio 2023

Romena, Grembo Che Accoglie, Gesta, Partorisce

Romena non fa religione, non fa ideologia, "non inquadra", non "ingabbia", piuttosto spinge in alto (come fa l'amore, che "libera" "elevando" in alto), e lo fa mettendo al centro i vissuti umani, le relazioni, la bellezza, la profondità della poesia, in uno scambio-contrasto continuo, in armonia, tra terra e cielo, tra dolore e speranza, in cui a emergere è la vita, che diviene...(continua)
più umana, più umanizzata ed umanizzante, e che, in questo, di questo, si riempie. In definitiva e' ciò che succede quando si va in profondità di sé stessi, delle situazioni della vita, aiutandosi, facendosi aiutare (il contesto di Romena questo fa), a raccontarsi nell'intimo, a condividere le proprie fragilità, che possono divenire trasformate in bellezze da mettere sul "tavolo" della vita, come pane di cui cibarsi, comprendendo infine -fine che diviene inizio- per chi vuole ed è disponibile- che fragili lo siamo tutti, che siamo certamente limitati e caduci, ma che è proprio per questo che siamo chiamati all'immortalità, alla bellezza dell'amore, se sappiamo prenderne parte, farne parte, contribuirvi. Un po' come fa un'ape nel suo tremolante volo, nel suo istante piu' fragile, quello in cui impollina: si fa immortale. Bellezza struggente, quella dell'ape, quella di Romena, del suo paesaggio di un intenso verde di lievi colline che paiono inghiottirti, quasi fossero onde di un mare verde che si perde all'orizzonte, in cui ci si perde, nell'infinito. La bellezza dell'armonia, l'orizzonte che si protende nell'infinito, l'integrare la propria vita, le proprie vite, a partire dalle fragilità, condividendo. C'e' spirito a Romena, soffia, e forse ci sono le condizioni perchè il vento sia accolto: un territorio ancora, anche dal punto di vista ambientale, "salvaguardato" ed integro, in cui è facile piantarsi (lo slancio spirituale e profetico è possibile se si han radici nella terra), un humus culturale e politico che forse ha accompagnato ed aiutato, piu' che in altre zone d'Italia, a curare un pò di ferite (il nazifascismo proprio in quelle aree, di appennino tosco-emiliano, ha colpito e ferito duramente). Certo è area, quella tosco-umbro- emiliana, che è particolarmente generativa, laboratorio politico, culturale, artistico, anche, appunto, per quella parte di Chiesa che ha messo al centro lo spirito, la profezia (Don Milani, quel Giovanni Vannucci tanto caro a Don Gigi Verdi, il fondatore di Romena, e poi spingendosi in là fino all'immortale S. Francesco di Assisi). Romena non è un'isola ( è un pò scomoda da raggiungere), non crea strutture - isole, come spesso e' nelle organizzazioni ecclesiastiche, ma, al contrario, genera tempi di kairos e spazi luminosi di condivisione, alla pari, in relazioni simmetriche, orizzontali, di autentica fraternità, come del resto è nella vocazione della sua meravigliosa pieve medioevale, che ne è il centro generativo: grembo che accoglie, gesta, partorisce. E guarda oltre, all' avanti, e forse già predice (profezia questo significa nella sua etimologia). Romena, proprio come un'ape che impollina. Giuseppe

martedì 9 maggio 2023

Il «Senso Del Povero», L’essenza Del Cristianesimo...

Sant'Alberto Hurtado, gesuita cileno, scrisse che «Il senso del povero è la capacità di interessarsi al povero, di scoprire nella fede la sua vera identità, vale a dire, che il povero è Cristo, dunque dell'avere una devozione affettuosa per il povero, che implica il rispetto e la cura per la sua dignità”. “Oggi Cristo vaga per le nostre strade nella persona di tanti poveri afflitti, malati, sfollati dal loro misero rifugio. Cristo, rannicchiato sotto i ponti, Cristo nella persona di tanti bambini. Cristo non ha casa! Non vogliamo dargliela noi?”

Benedetti Sono I Cammini Di Liberazione...

Benedetti sono i cammini di liberazione, non chimere ma processi umani- individuali e collettivi- verso maggior consapevolezza, partecipazione, inclusione, "apertura" di mente e di cuore. E' liberazione l'essere riconciliati con la propria storia, l'esservi non "estranei" ma pienamente dentro, pienamente dentro la storia dell'umanità. E' liberazione la creatività, lo sono la cura e la bellezza, quando frutto di ascolto, di relazioni armoniose, di lucida e profonda consapevolezza. E' vera liberazione innaffiare il cuore, là dove vi sono aridità, egoismi, circolarità. In definitiva, liberazione è rimuoverne, del cuore, quegli ostacoli che impediscono all'amore - giardino- di fiorire.

È Resurrezione In Questa Vita

È resurrezione in questa vita: arrivare a vivere con benevolenza il dolore, quello di un' ingiustizia subita, di un imprevisto pugno preso. È arrivare ad esprimere uno sguardo ostinatamente aperto alla vita, nonostante la vita e le sue delusioni. E' resurrezione "sorridere" al mondo, conseguenza di una raggiunta statura da cui è possibile scegliere la follia del farsi ferire piuttosto che del ferire, del porgere l'altra guancia, interrompendo così catene di male e di rabbia che oscurano lo sguardo verso il cielo, verso la bellezza, verso la vita. Resurrezione è la follia del farsi carico della croce e della sua illogicita', amandola, di quell'amore folle, liberatore, l'immagine piu' autentica del Cristo. Giuseppe

martedì 7 marzo 2023

Fraternità Di Romena, Prezioso Porto Di Terra...

Romena è preziosa, un laboratorio di Chiesa...di bellezza, sogni, relazioni, rigenerazione. Un porto di terra x i molti in ricerca che qui approdano: giovani, meno giovani, anziani, feriti dalla vita...in ricerca. Gruppi di scouts, gruppi impegnati, persone "semplici", artisti, religiosi in rotta con rigidità ed il "si è sempre fatto così" di tante strutture ecclesiastiche, intellettuali. Posto "vivo", "aperto", che testimonia resurrezione. Un luogo "intimo", un'esperienza "intima" e fraterna proiettata nel mondo...

sabato 18 febbraio 2023

Solidita' - Ma A Che Prezzo? - In Questo Mondo Liquido.

Ieri sera sono stato ad una celebrazione con parte della comunità - Messa, triduo, adorazione - in un paese sui monti sopra Limone Sul Garda. Come celebrante un corpulento diocesano che ha predicato un'omelia "devozionale", "distaccata", presentata dal pulpito con un volto cupo, severo, che poi, mi pare, e' spesso lo stesso volto del potere: ingombrante e ridondante, distaccato e rigido. Quasi tutti i preti presenti indossavano il talare, ed i fedeli - in gran parte anziani (atei devoti?) - "smisuratamente", secondo una mia sensibilità, riverenti nei confronti dei religiosi. Ma, a suo modo, la liturgia è stata celebrata bene, grazie anche ad un coro efficace, ad una bella "scenografia" (365 candele accese durante la Messa), seguita poi da una cena - il contrario della sobrietà - ben preparata nel locale della contigua parrocchia. Parlavano -  tra forchettate di salumi e di lasagne, tra bicchieri di vino rosso e di spumante - anche di politica alcuni "fedeli", più o meno unanimi negli elogi a Salvini ed alla Meloni. In silenzio, ho pensato che, in definitiva, la Chiesa è soprattutto questa cosa qui: la tradizione, il conservatorismo, un "rifugio" a cui rispondere fondamentalmente al bisogno di sicurezza e di certezze, più che a quello di cambiamento e di trasformazione. Il resistere al mondo, soprattutto se così complicato e "poliedrico", come quello attuale. Resistergli senza troppo pensiero, senza
analisi, senza troppe spiegazioni, senza troppe domande. E poco importa che le stesse certezze, che i "devoti" trovano in gran parte dei contesti ecclesiastici - quelli così strutturati - siano poi, per altri, i motivi da cui fuggirne. O ci si sta o non ci si sta. Il "cambiamento",  figurarsi se strutturale, non è contemplato, almeno in questa logica, che in definitiva a me pare non solo prevalente, ma l'essenza fondante della struttura stessa. E probabilmente è solo un illuso chi pensa "diversamente", chi pensa a strutture "intra", vicine, flessibili, chi pensa ad ospedali da campo: immagini - ossimori. Alla faccia del Concilio Vaticano 2, incompiuto. Contano il potere, la "sicurezza", la graniticita', almeno in apparenza, ormai si sa, per chi vuol sapere. Ma anche il sapere, come la libertà, ha un prezzo, quello della responsabilità. Che è scomoda, come scomode sono la libertà ed il sapere, inteso come consapevolezza,  di sé prima di tutto. Ma, in definitiva, in questo mondo "liquido",  mi viene da pensare che per alcuni, è bene che sia così: un po' di solidità, anche se barcollante, anche se "strutturalmente" ipocrita, è più che mai necessaria. A costo di "accettarne" anche gli scandali continui,  gli abusi, anche questi "strutturali", come ben spiegato da esperti, come ben denunciato dal card. tedesco Marx. In questo senso, non è un caso che l'attuale pontefice, profondamente umano e quindi "illuminato", abbia provocato soprattutto vocazioni religiose a lui in qualche modo contrarie, ad appannaggio di settori, gruppi ed istituti, a lui ostili, tradizionalisti e conservatori (gli unici ormai ad avere ancora un certo numero di vocazioni). Un paradosso, ma non troppo. A proposito, alla celebrazione erano presenti anche tre suore del Burundi, le uniche di una comunità religiosa che per non morire ha aperto le porte alle "vocazioni" africane. Vivono in un eremo non lontano da Limone Sul Garda, eremo che era chiuso da decenni per mancanza di religiose e di "vocazioni", riaperto da poco grazie a loro.  In effetti, l'unico continente che "pullula" ancora di "vocazioni" religiose è l'Africa, il continente più insicuro, economicamente e non solo, più culturalmente tradizionalista e conservatore, dove la Chiesa, in non pochi contesti, è ancora l'unica istituzione a garantire un po' di opportunità e di "sicurezza" appunto, anche economica, in primis naturalmente per chi ne fa parte. Anche questo non è un caso...

venerdì 27 gennaio 2023

Etiopia Nel Mio Cuore...

Sanotte "lascio" l'Africa, l'Etiopia in particolare...terra "magica", che ho nel cuore, dove credo ci vivrei...xché "rompe" ed "interrompe" le mie "analisi"...le mie preoccupazioni, che cadono di fronte all'armonia che provo qui, di fronte a questa misteriosa terra da dove ha avuto inizio il cammino umano ( e mi sembra di provarla questa esperienza di nascita, "uterina"), che cadono ascoltando canti, autentici inni e salmi rivolti all'alto, che cadono incrociando gli sguardi di donne bellissime ( i loro occhi), gli sguardi dei loro bimbi, alla loro purezza, semplicità, tenerezza... Difficile lasciare....ma siamo in cammino, e certamente qui, dove il mistero della vita si sente, soprattutto nella sua gioia, la gioia della vita...beh ci ritornero'... a Dio piacendo

L'Etiopia stenderà le sue mani verso Dio"!

Sara' per le belle ed autentiche relazioni create negli anni qui in Etiopia, sarà per il sano e saporito cibo Italo-etiopico, per la pasta che qui è cucinata bene ed apprezzata dagli etiopi, sarà per la simpatia che mi suscitano alcune parole amariche che arrivarono con l'Italia coloniale, che poi c'e da morire quando le pronunciano i bambini qui, parole come gettoni (che vuol dir calcetto), machina, mastica (cicca), caramela, carcasa e tante altre ancora...sarà per il fascino misterioso di questa terra, per il clima, e sarà forse per il non vivere in un contesto chiuso, come invece ho vissuto a Nairobi, contesto in cui mi sentivo "schiacciato"...fattosta' che qui davvero sento di essere in una dimensione per me giusta e benevola...mi sento di amare e mi sento amato. Come peraltro ho sperimentato negli ultimi anni a Palermo ed in Salento...ma anche lì non per la dimensione comunitaria- religiosa comboniana. Da qui, ancora per poco ormai, mi sento anch'io di essere parte di questo stendersi verso Dio... "L'Etiopia stenderà le sue mani verso Dio".

Nuova Alba, Da Dove Tutto È Cominciato.

Nuova Alba, Da Dove È Cominciato.
Arba Minch all'alba: colpì non poco anche lo scrittore e viaggiatore Ryszard kapuscinski, che in "Viaggio con Erodoto", uno dei suoi libri più conosciuti, dalla veranda del Bekele Molla Hotel (esattamente dove mi trovo adesso), scrisse che "un uomo si sente veramente il re dell'universo". Chissà, certo è che qui Il clima è più che mite e gentile, rigenerante, e l'orizzonte sconfinato apre alla via della natura ed a quella della grazia, ed al mistero dell'ignoto, quando lo sguardo inevitabilmente va oltre il verde delle foreste collinari, oltre l'istmo (chiamato in amarico "il ponte di Dio") che separa due laghi della Rift Valley etiopica, la culla dell'umanità. Fu qui, insieme alle esperienze di volontario nelle missioni, attraverso la vicinanza agli ultimi della terra ed a quella con qualche intrepido missionario, ormai più di 10 anni fa, che mi innamorai dell'Africa, delle sensazioni che dona, o forse di un'idea di Africa, e su quelle iniziai un cammino, a rincorrerle quelle sensazioni, anche corporali, soprattutto di misericordia, armonia e liberazione. Ma dopotutto non è il dove, ma è il come le viviamo le situazioni, ed e' ciò che percepiamo, ciò che è dentro di noi, non fuori, a fare la differenza. E le idee, per quanto autentiche, il più delle volte non tengono conto dei limiti: quelli umani, i nostri, quelli delle strutture umane, specie se sono pesanti, lente, conflittuali, ed anche, per quel che ho sperimentato, dall'essenza conservatrice e rigida. Volevo proprio che fosse qui, dove è iniziata, che questa tappa di cammino si concludesse: in questo mio luogo del cuore, un confine del mondo, limes - limite esterno, ma soprattutto interno, il mio limite - che finalmente ho sperimentato - in cui finisce un viaggio, parte di un cammino umano e spirituale. Pronto a ricominciare, in forme ancora non chiare, ma che si schiariranno cammin facendo, perché il cammino si apre camminando...