giovedì 18 aprile 2024

"L'Etiopia Tenderà Le Sue Mani A Dio"

L'Etiopia per me è "madre" che insegna la vita, e lo fa attraverso i suoi paradossi, tra tutti quello della morte, nel suo continuo aleggiare su questa terra africana. La mia prima esperienza etiope, 15 anni fa, fu in un orfanotrofio di bambini sieropositivi, ne vidi morire alcuni, gonfi per la malnutrizione. Ma fin da quella prima esperienza...in me "entrò" vita, una vita piena che mai avevo sperimentato prima di allora. Morte in abbondanza, vita in abbondanza. L'Etiopia non è facile da vivere, come la vita del resto, nei suoi paradossi, nelle contraddizioni, nelle sue tante storture. D'altro canto siamo noi, umani, dei paradossi. La morte e la vita - qui ti si spiattellano in faccia, senza filtri. O ci stai o scappi, io ho deciso di tornarvi...proprio per la vita, per la morte. Eppoi c'è l'origine, la radice, il "tutto" che è l'essenziale "invisibile agli occhi". Origine dell'umanità (e lo sento di essere in un grembo, soprattutto quando sono nella Rift Valley), una origine religiosa/spirituale. L'Etiopia è semitica, cioè è nella radice delle tre religioni abramitiche, che qui si sono diffuse sin dai loro albori (quello di Aksum è il primo regno cristiano della storia, i falascia o beta israel sono tra i primi ebrei, la cittadina di Harar è la quarta città santa per l'Islam, che fin da subito, attraversando il mar Rosso dalla penisola arabica, si è diffuso in questa area di mondo). L' amarico, lingua del paese, è lingua semitica come lo sono l'arabo e l'ebraico. Ma per me c'è soprattutto l'esperienza dell'impregnarmi di umanità, di un'autentica, ferita, povera, odorosa e puzzolente, meravigliosa umanità. Un'esperienza senza filtri, anche per l'olfatto. È quando si è immersi profondamente nel pieno dell'umanità - la propria e quella di chi sta intorno - che allora l'esperienza non può che essere spirituale. La piena umanità, esservi dentro coi piedi ben radicati per terra, chiede e consente lo slancio verso l'alto, "l'Etiopia tenderà le sue mani a Dio" è nel salmo biblico 68. La tensione verso l'alto, spirituale, è conseguenza di un cammino con piedi ben radicati nella terra. Gli etiopi sempre camminano! Su questa terra ci sono radici, c'è spirito. Ci sono aria, terra, acqua, fuoco, i quattro elementi che compongono e ricompongono la vita, una vita che qui non è certo facile, ma è essenziale, spartana, autentica (come il cibo etiopico del resto), rischiosa anche. Il paese è quasi in default, le povertà aumentano, le contraddizioni anche, e con queste aumenta la violenza, non solo tra gruppi etnici. Cammino anch'io, in questo tempo, su questa terra misteriosa dell'origine, misteriosa come lo è la vita, come lo è la morte, le due faccie opposte della stessa luna; cammino impregnandomi di odori e di sensazioni forti, impregnandomi di vita, perdendo- guadagnandone in bene e tonicità- qualche chilo che porto da "goffo" occidentale, soprattutto cammino anch'io tendendo le mani verso Dio...

mercoledì 17 aprile 2024

E' Un "Altro Mondo"

È un altro mondo: come al solito, è un vero e proprio "impatto" per me tornare in Etiopia. Una "prova" di corpo, di mente, di animo, di spirito. Non mi ci abituo - non mi pare ci si possa abituare - ad una povertà che rimane uno scandalo. Una povertà che, se non altro, fa "ingegnare" alcuni di quelli che la vivono e subiscono - non solo alla sopravvivenza - ma anche all'essenzialità: come quella di un gruppo di bambini che, in libertà ed autentica allegria, giocano - con scarpe bucate- colpendo una bottiglia di plastica come fosse un pallone di calcio...

martedì 2 aprile 2024

Il Cielo E La Vita (Nomade) In Una Stanza...

Oggi trasloco di stanza, non vado lontano, per ora: stesso edificio, stessa comunità, mi sposto "solo" di un piano. Quanto basta ad "aprire" ricordi e pensieri su quante stanze abbia cambiato nel corso della mia vita, in quante abbia vissuto, di gioie e di dolori, di fatiche e di delusioni, d'entusiasmi e di nuovi ricominciare. Stanze vista città, vista mare o vista lago, vista montagne o colline, vista foreste o slums africani, vista cieli di Midwest americani, stanze con viste precluse da cinici e mortiferi muri (ricordo Gerusalemme Est e Tijuana in Mexico), stanze a vista "aperta" sull' oceano (ricordo Lisbona...ed i suoi pestiferi gabbiani). Stanze più o meno grandi, stanze piccole e senza bagno, stanze su un angolo di mondo chiassoso o silenzioso, stanza in cui udire la pienezza vitale del vociare di una scolaresca africana, stanza in cui udire "solamente" e pienamente il canto di un cuculo o quello notturno di un assiolo. Stanze bollenti (Gibuti è un forno!), stanze in cui patire freddo ed umido (Addis Abeba è collocata a più di 2500 mt di altitudine...ma anche a Nairobi quanto freddo ed umido nella stagione delle pioggie!...in Africa mi pare che in genere il riscaldamento non ci sia, anche se si è in altitudine). Un componimento (quello delle stanze, e non solo, in cui ho vissuto) che è dentro di me, nel qui ed ora di questa "nuova" stanza, in cui udire nuovi, o soliti, rumori, in cui sentire i miei soliti e "pallosi", oppure rinnovati e leggeri, pensieri e movimenti, d'animo e di spirito. Perché è lì, mi pare, nell'animo e nello spirito, che la vita scorre, che la vita la si gioca (o cmq che andrebbe giocata), a quel livello, nel profondo, nel silenzio di una stanza, sia quella apparentemente immutabile di una vita "stabile," vissuta per decenni e decenni nello stesso luogo, oppure quella "nomade" di chi, per scelta o costrizione... è sempre itinerante. In definitiva, credo che ogni stanza, in ogni luogo, in ogni "mondo", sia itinerante, come lo siamo noi del resto, creature viventi- sebbene caduche- sempre itineranti...