lunedì 21 dicembre 2015

Un Mite Uomo Di Dio Benedetto Da Papa Bergoglio.

La Nunziatura e’ a pochi metri dalla casa provinciale dei missionari comboniani e Padre Giuseppe si muove liberamente all’interno del grande comprensorio in cui e’ edificata l’ambasciata della Santa Sede in Uganda, sopra una collina che guarda verso il centro della capitale Kampala,
lui e’ ormai di casa in nunziatura, cosi’ come  il nunzio apostolico, missionario americano dell’ordine dei verbiti, e’ di casa nella struttura adiacente dei comboniani.
Spesso celebra messa per le suore che lavorano in nunziatura, e cosi’ e’ successo anche il 28 di Novembre: Padre Giuseppe si e’ recato con disinvoltura, come fa’ solitamente, verso il chiostro della nunziatura, quando, ecco Papa Francesco: si sono salutati cordialmente e si sono scambiati battute: “Santo Padre, grazie degli esempi che ci dà del Buon Pastore, benedica me e tutte le persone che porto in cuore” gli ha esclamato Padre Giuseppe, “Padre preghi per me perché sono un peccatore!” la risposta di Bergoglio, “no Santo Padre io sono un peccatore più grande di Lei!” la replica finale del comboniano: si sono salutati, entrambi stavano per celebrare messa, Papa Francesco davanti alla folla oceanica di Namugongo, il santuario dei Martiri ugandesi, Padre Giuseppe nell’intimita’ di una cappella della nunziatura, davanti ad un drappello di suore.


Il giorno successivo, di prima mattina, Padre Giuseppe ed alcuni  suoi confratelli verranno ricevuti in udienza privata e benedetti dal Papa.
Lo incontro nel pomeriggio di quello stesso giorno, proprio accanto alla nunziatura, quando il Papa e’ in volo per Bangui, in Repubblica Centrafricana, e luie’ ancora euforico per quei due incontri ravvicinati con il Santo Padre (ma anche stanco perche’ nelle ultime due notti, oltre che dormire a poche decine di metri da dove ha dormito il Santo Padre, ha dovuto sopportare i trambusti della condivisione dello stesso edificio in cui vive, con i gendarmi e gli uomini della sicurezza pontificia).
Padre Giuseppe Clerici, comboniano, nato a Cadorago in provincia di Como, 50 anni di missione in Africa, 50 anni di servizio tra immense gioie e grandi dolori, che lascia trasparire, dai suoi modi miti, solo quando racconta dei suoi diversi confratelli martiri, trucidati da soldati (anche bambini) al soldo di uno dei tanti signori della guerra e dittatori che si sono succeduti nella storia ugandese (l'ultimo di questi Padre Raffaele Di Bari ucciso e bruciato dai ribelli di Joseph Kony nel 2000).
Ordinato sacerdote a Verona nel 1963, l’anno successivo e’ inviato in Uganda, nel nord del Paese: “ I 22 martiri ugandesi bruciati vivi dal re Muanga furono la scintilla che già da piccolo incendiò nel mio cuore un amore grande per questa terra benedetta”
Un Paese dalla storia martoriata, in un’area, quella dei grandi laghi, tra le piu’ martoriate del continente africano, quindi del Mondo.
Padre Giuseppe ha vissuto buona parte di quella storia - dall’Uganda di Obote, primo presidente post-coloniale (il Paese si rese indipendente dagli inglesi nel 1962), che subito si rivelo’ dittatore feroce,                                                                                                                                                         passando per quella di Amin, che con un colpo di stato detronizzo’ Obote, ne prese il posto, creando una dittatura ancora piu’ feroce (negli otto anni in cui fu’ assoluto padrone del Paese dal 1971 al 1979, si contarono almeno 300mila morti, tra oppositori politici, accusati di aver patteggiato e convenuto al regime di Obote, e gente comune) poi’ di Joseph Kony e dei bambini soldato
- all’Uganda di oggi, quella della crescita economica, con previsioni di crescita del PIL pari al 6,7%  (caffe’ e petrolio i settori di traino) e del crescente flusso di turisti occidentali, attratti da una natura primordiale ed incontaminata (dieci parchi nazionali e molte foreste vergini, habitat unico al mondo per diverse specie di animali).


Il comboniano, che l’anno prossimo compira’ 80 anni, di “avventure” ne ha vissute davvero tante,  nel 1976 rischio’ di essere espulso  da Amin, che non gradiva la presenza di missionari nel Paese,
ma anche successivamente, a partire dall’ 80, i missionari furono continuamente esposti alla guerriglia: “fu’ un vero calvario!”; nell’86 diversi furono anche arrestati ed internati come prigionieri di guerra a Gulu nelle baracche dei soldati, lui era tra quelli:”fu’ un esperienza molto pesante che lascio nella mia salute degli strascichi non piccoli. Ma nessun missionario lasciò le missioni, eravamo convinti che il Signore ci voleva coinvolti nella sofferenza fatta di violenza con la nostra gente. Fu’ soprattutto in questo periodo che alcuni di noi furono uccisi. Avrei potuto anch’io essere uno di loro, ma Dio mi voleva in un altro tipo di martirio, quello di stare vicino alla gente fino alla fine”.
Liberato dai campi di prigionia Padre Giuseppe rientro’ in Italia per sei anni, ma il mal d’Africa e quel senso di destino comune con quella terra e con gli uomini che la vivono, lo convinsero’ a “ritornare a casa”: proprio a Gulu (nel Nord del Paese verso il confine con il Sud-Sudan).
Lo scorso anno e’ stato trasferito a Kampala:”passai attraverso una crisi d’identita’,  Kampala non è la mia terra promessa, e il mio popolo è a Gulu! Stavo per cadere in una terribile depressione quando il Signore mi mandò un padre Gesuita con cui nel 2009 avevo fatto gli esercizi di Sant’Ignazio che mi disse di come,  alla mia età di 79 suonati, l’atteggiamento più bello sia quello del “Magnificat” preghiera di gioia e grazie per tutto quello che il Signore ha fatto di te come strumento. Eppoi a Kampala continuo ad incontrare molta gente, anche del nord e questo mi aiuta nella mia avanzata età a scoprire i doni, e sono tanti, che Dio mi ha dato nonostante le mie miserie. Ogni domenica mattina celebro la Messa in una scuola di liceo della Parrocchia di Mbuya. Ci sono più di 900 studenti, ragazzi e ragazze. Sono bravi e mi edificano per la loro fede. Ultimamente mi e’ stata regalata una statua della Madonna della Medaglia miracolosa. E’ stata pitturata molto bene tanto da sembrare viva. E’ alta 2 metri quindi è anche pesante. 10 studenti sono venuti con un camioncino per portarla nella scuola, però pioveva, e quindi sotto la pioggia si sarebbe rovinata. Ho aperto la falegnameria dove c’era la statua e, a mia sorpresa appena l’hanno vista, tutti si sono inginocchiati a pregare. La loro fede mi ha commosso fino al magone. Come è potente la fede! Se tu ce l’hai grande è come una malattia infettiva. I poveri si sentono subito contagiati”.


“Il Natale di quest’anno sarà molto diverso da quello degli altri anni. Poverissimo senza panettone ed altre cose che potevano farmi rivivere il Natale della mia infanzia. La venuta del Papa in Uganda  e i due incontri faccia a faccia che ho potuto avere, in terra d’Africa, mi hanno già riempito il cuore  della presenza del Signore che ho vissuto parlando con questo vero Buon Pastore”
Un uomo mite Padre Giuseppe, un uomo forte e temprato nello spirito, nel pensiero, ed anche nel corpo, a dispetto della sua eta’ che non dimostra affatto, un uomo di Dio.

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