venerdì 3 giugno 2016

Le Radici Dell'America: I Padri Pellegrini ed I Gesuiti Nella Indomita Frontiera.


La frontiera: un luogo fisico, un luogo dell'anima.
L'ambiente esterno stimola il pensiero e l'anima, che si plasmano e si modulano in funzione di esso.
Paura dell'ignoto, paura della frontiera, foriere di minacce, di insidie, di pericoli.
Nell'ignoto, nel buio della prateria, della foresta, in quello delle montagne rocciose, nel buio del deserto e dell'oceano si nasconde il pericolo, o peggio il male.
"La frontiera e' da domare!": che sia contenuta in questa espressione l’essenza della radice americana, almeno di quella puritana, quella della “bibbia e della pistola” dei padri pellegrini, i fondatori

dell'America?

Mezzo millennio dopo quell'essenza pare sia ancora li', perche' la frontiera non e’ affatto domata: ne’ quella esterna, tantomeno quella dell'animo umano.
E non basta la conoscenza, non basta neppure la tecnologia sempre piu' sofisticata, e forse non basta nemmeno Dio, che e' benevolo.
Perche' la frontiera fisica e', in molti luoghi, esattamente la stessa di quella che


trovarono i primi coloni: deserto, praterie , cieli infiniti, foreste  grandi come stati europei, laghi immensi come mari, che nelle giornate di tormenta alzano onde di diversi metri, come fa' il Pacifico, altro luogo simbolico della frontiera americana.
Certo, oggi ci sono le strade, le macchine, che devono essere piu' larghe possibili per togliere spazio alla frontiera.
E ci sono le armi, che devono avere il volume di fuoco piu' ampio possibile, per fronteggiare i pericoli della frontiera.
E ci sono i corpi umani che, anche loro, devono essere i piu' larghi possibili, per affrontare le insidie della frontiera.
E le macchine, enormi veicoli che sfrecciano sulle strade, anche in quelle cittadine, perche' la frontiera non da' tregua, perche’ e’ frontiera anche la citta', con le sue
luci, che devono essere piu' potenti possibili: devono spezzare l'oscurita' della frontiera, esorcizzarla;
e sono soprattutto i mezzi di chi detiene il monopolio della forza, ad avere il compito di affrontare la frontiera: ed allora le macchine della polizia sfrecciano veloci nella notte americana con abbaglianti e lampeggianti che fanno piu’ luce di quanta ce n'e' in un intero quartiere di una metropoli africana.                                        
E le autopattuglie pare vadano alla guerra tanto sono carrozzate e blindate: ma forse non e' esatto scrivere pare, perche' alla guerra ci vanno veramente, ci vanno sulla frontiera, per provare a distruggerla,
ed allora forse non e’  esatto neppure scrivere di "domare",  ma piuttosto di annientare la frontiera,  perche' e' l'unico modo per vincere quella paura atavica che essa produce, e per trovare un po' di quiete dell’anima.
“Distruggere la frontiera”: questo forse spiega il passato ed il presente americano, e spiega lo sterminio dei bufali, il genocidio degli indiani, le guerre, la violenza, le armi.
Per gli Stati Uniti profondi sarebbe un tabu’ non avere il pensiero delle armi, dell’attacco e dell’offesa come miglior risposta ad un pericolo, imminente e probabilmente immaginario.                                                                  
C'e' pero’ anche un'altra America: quella dei Gesuiti, che non avevano paura della frontiera, che non volevano distruggerla, che ebbero un’altra visione su di essa, perche’ anche la frontiera e’ frutto dall’amore di Dio, perche’ anche gli indiani che la’ vivevano, erano figli di Dio.
Furono loro, i gesuiti francesi, ad “esplorare” per primi alcune zone del Nord America, come quelle dei grandi laghi, tra Michigan e Wisconsin, e furono loro i primi ad entrare in contatto con le tribu’ indiane degli Ojibway, dei Sioux, degli Irochesi.
Non li combatterono, non si allinearono agli interessi politici della Nuova Francia* ( e questo fu’ uno dei motivi per cui l’ordine fu’ abolito anche in Francia nel 1764), ne studiarono gli usi ed i costumi, ne studiarono le lingue ed i riti.
Evangelizzarono lasciando molti di quei riti e di quelle tradizioni dei nativi, insegnarono loro l’astronomia, le scienze e la medicina, impararono da loro come muoversi e come vivere in quell’ambiente cosi’ ostile.
Come avvenne in Sud America, come avvenne nelle Reducciones.                                                                     

La missione di St Ignace, nel nord del Michigan fu’ una delle prime (è uno dei primi siti dichiarati di interesse storico nazionale negli Stati Uniti),

il suo fondatore, Padre Jacques Marquette, un gesuita esploratore francese, vi arrivo’ nel 1669.

Proveniva da est, cercava un passaggio verso Ovest, credendo che le acque del   Mississippi sfociassero nel Pacifico.              

L’esploratore missionario mori’ a 37 anni, di malattia dovuta alle enormi fatiche del viaggio.

A St Ignace, il cui nome e’ rimasto quello della missione (dedicata al fondatore della Compagnia Di Gesu’), che fu’ il nucleo originario del Paese nel Nord del Michigan, fu’ sepolto padre Marquette.

Nella piccola cittadina c’e’ un monumento che lo ricorda, che ricorda uno dei fondatori dell’America.

Precursore di un pensiero diverso di frontiera, come luogo di opportunita’, di relazioni e di sviluppo, e non come luogo da temere, da distruggere, come invece voleva il manicheismo puritano dei i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra.

Una differenza netta, che ancora oggi lacera l’America, divisa, per esempio, tra chi difende il diritto alle armi libere, e chi ne e’ contrario.

Un’America divisa tra quelli che vorrebbero spostare il dibattito sul concedere, o meno, a due ex detenuti che hanno scontato la pena, il diritto di voto, a quello di acquistare le armi (perche’ una parte politica si pone il problema dell’opportunita’ che questi due ex detenuti possano votare, ma non  si pone la questione di vietare che gli stessi possano liberamente acquistare armi).

Un’America divisa tra un’ipocrisia selvaggia (come quella di chi vorrebbe bloccare i clandestini, ma sa’ benissimo che i dieci milioni di lavoratori irregolari sono manodopera sfruttata ed indispensabile per l’economia del Paese), ed un pensiero piu’ complesso, piu’ profondo, e probabilmente anche piu’ concreto.

Perche’ nell’ipocrisia di una parte americana c’e’ anche il motto degli Stati Uniti D’America, che compare anche sul Dollaro:“in God we Trust”, “In Dio Ci Affidiamo”, perche’, se in Dio ci si affida, che bisogno c’e’ di voler distruggere la frontiera, che e’ luogo fisico e dello spirito, per eccellenza, in cui il mistero di Dio si fa’ piu’ intenso?








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